5.08 LUCIO FONTANA

(ROSARIO DE SANTA FÉ 1899-VARESE 1968) Scultura astratta 1934 (anni Cinquanta) ferro colorato su base in bronzo; cm 60 x 48 x 7 Torino, GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, S/304

i primi esperimenti non figurativi di Fontana hanno origine, a partire dal 1931, da una serie di tavolette graffi te su cemento colorato, che negli anni successivi si sviluppano in strutture aeree dai contorni variamente articolati. Costruiti in cemento colorato su un’anima di ferro secondo un doppio filone di ricerca formale - organico-fitomorfi co e geometrizzante (Crispolti 2006, p. 48) - tutti hanno in comune la piattezza bifacciale, che li fa apparire come rilievi ritagliati dove grigio, nero e bianco hanno un forte valore coloristico, ribadendo l’orientamento policromo della parallela ricerca figurativa. Ne è un esempio l’opera in mostra, ricostruzione autografa, realizzata negli anni Cinquanta, di un originale (Crispolti 2006, 34 SC 12) andato disperso. Per il Fontana degli anni Trenta, grande sperimentatore lontano da ogni logica di schematica opposizione tra astratto e figurativo e da qualsiasi preoccupazione di esattezza matematica, queste opere, che trasformano la scultura in un disegno nello spazio, rappresentano una possibilità di arricchimento linguistico che il Fontana spazialista riprenderà negli anni successivi. Con esse l’artista si inserisce nel vivo della ricerca plastica europea d’avanguardia, a quell’epoca seguita con estremo interesse da quella milanese Galleria del Milione, dove le sue sculture astratte vengono esposte in una memorabile personale nei primi mesi del 1935. La ricezione, da parte del pubblico e della critica coevi, risulta tuttavia piuttosto problematica: a essere messa in discussione è la stessa possibilità di definire scultura questi «scheletri» - visti come l’opera di un artista «irrequieto» e «sfrenato» - che Leonardo Sinisgalli, in visita allo studio milanese di Fontana in via Lanzone, definiva «un risultato di equilibrio involontario in cui le membrature venivano a pesare nell’insieme con gradi di libertà imprevisti da una legge di semplice armonia» (Sinisgalli 1934).
Mariella Milan

Bibliografia
Lucio Fontana 1935 (versione originale); Apollonio-Argan-Masciotta 1960; Mostra del rinnovamento 1960, p. 49, n. 88; Tapié 1961; Aspetti dell’arte contemporanea 1963, n. 103; Biennale 1966, p. 18, n. 17, fig. 11; Arte moderna in Italia 1967, p. 321, fig. 1577; Ballo 1970, p. 54, fig. 56; Centenario di Fontana 1999, pp. 96, 341, n. I, 38; Crispolti 2006, 34 SC 13.




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.