entrato a far parte del gruppo gravitante intorno alla Galleria del Milione, Melotti s’inserisce nel vivo del dibattito sull’arte astratta. Dopo aver esposto nel marzo 1935 con Bogliardi, De Amicis, D’Errico, Fontana, Ghiringhelli, Licini, Reggiani, Soldati e Veronesi alla Prima collettiva d’arte astratta italiana, ospitata a Torino nello studio di Casorati e Paulucci, il 10 maggio dello stesso anno inaugura la sua prima personale al Milione. Vi presenta diciotto sculture pensate come “disegni nello spazio” e realizzate con materiali trattati in modo allora del tutto inconsueto: aste e fili di ferro nichelato e gesso, tipico della didattica e della sperimentazione ma qui levigato - mettendo a frutto la lezione di Wildt - fino a raggiungere la politezza del marmo. Nel testo in catalogo Melotti dichiara che l’arte si rivolge all’intelletto, non ai sensi, e che il culto della materia, la pennellata in pittura e la modellazione in scultura - «impronte digitali della personalità» - vanno sostituiti con la «modulazione», il canone, l’«occupazione armonica dello spazio», seguendo l’esempio dell’architettura greca, della pittura di Piero della Francesca, della musica di Bach. Le auree geometrie di Melotti che, appassionato di musica, trasferisce in scultura i principi dell’armonia e del contrappunto, sono, per il cugino Carlo Belli, «intollerabili per il Bernini, ma piacciono a Prassitele e all’autore del Partenone» (Belli 1935), mentre per Carrà, come per gran parte della critica italiana, si tratta di una ricerca «intelligente certo, ma non è scultura» (Carrà 1935). Della Scultura n. 11, il cui gesso viene esposto per la prima volta a Torino nel 1935 e poi alla personale al Milione, esistono, oltre a questo bronzo fuso intorno al 1960, tre rifacimenti d’autore eseguiti nel 1968. Il motivo della spirale aggettante sarebbe stato ripreso nella scultura realizzata per il ristorante Campari a Milano, progettato da Figini e Pollini nel 1937 e andato distrutto.
Mariella Milan
Bibliografia
Arte astratta italiana 1935, n. 36 (gesso); Belli 1935, p. 33 (gesso); Fausto Melotti 1935 (gesso); Barilli 1967, p. 278, n. 52; Melotti 1967, tav. IX; 15 maestri dell’astrattismo 1968; Fossati 1971, tav. 57; Celant 1994, p. 20, n. 1934 3; De Sabbata 2010, p. 193.