la prima riproduzione fotografica del quadro uscì in “Valori Primordiali” (tavola XIX), nel febbraio 1938, insieme alle opere di Carrà, de Chirico, Ghiringhelli, Radice, Rho, Fontana, esempi dei moderni orientamenti della creazione contemporanea italiana. Successivamente furono ripubblicate, con scioccante capovolgimento di significato, da Telesio Interlandi sulla terza pagina di “Il Tevere” del 24-25 novembre, come prova del carattere degenerato di un’arte «straniera, bolscevizzante e giudaica». Il Caos fu scelta da Interlandi in ragione del titolo e per l’aspetto apertamente espressionista; ma non è da escludere l’allusione, in un passo dell’articolo, ad alcuni artisti di Milano e Torino, sottoposti al giudizio del Tribunale Speciale Fascista e alle vicende processuali di Birolli, incarcerato nell’aprile 1937. Lo scandaloso debutto dell’opera, nel 1938, fu seguito dalla sua pubblicazione nella monografia del 1941, curata da Sandro Bini per le Edizioni di Corrente. L’accoglienza del quadro fu comunque problematica e anche i critici più aggiornati erano disorientati nella lettura di un’opera così complessa ed enigmatica. A una agevole interpretazione e datazione del Caos non aiutano nemmeno le numerose occorrenze del titolo nei Taccuini del pittore. La citazione nel primo, infatti, non è coeva all’esecuzione del quadro, ma appartiene a un periodo successivo di rielaborazione degli scritti. Per l’analisi tematica, una prima considerazione andrebbe svolta prendendo in esame la serie di opere a cui Il Caos è collegato: da L’Età Felice a Eden. Per la cronologia è possibile ipotizzare una datazione parallela all’esecuzione dei disegni di Metamorfosi, usciti nel 1937 per le edizioni di Campo Grafico, però eseguiti nell’autunno-inverno 1936. La serie dei disegni sembra inserirsi in un dialogo serrato con il quadro: la roccia metamorfica da cui cadono i corpi, l’albero spezzato presente in due disegni scartati dall’edizione 1937 e i corpi schiacciati sul terreno ricordano l’immagine demoniaca di una valle in cui dall’alto di torri-montagne dei pipistrelli assistono alle trasmutazioni di uomini in animali. Nel marzo 1937 Birolli aveva scritto all’amico scultore Puglielli a proposito di Metamorfosi: «Sarà una cosa che ricorderà la mia pittura, leggermente acida cioè ma per ciò più attraente» (Archivio Birolli, Gabinetto G.P. Vieusseux , Firenze).
Paolo Rusconi
Bibliografia
“Valori Primordiali“ 1938, tav. XIX; Birolli 1938, [n. 7?]; [Interlandi] 1938, pp. 1, 3; Bini 1941, pp. 25, 107; Biennale 1960, p. 39, n. 6; De Luca 1989, p. 144, n. 22; Somaschini 2009, pp. 136-137.