5.01 GEORGE GROSZ

(BERLINO 1893-1959) Dopo l’interrogatorio [Nach der Befragung] 1935 acquerello, pennino di bambù e penna su carta; cm 47 x 61,2 New York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy

negli anni della Repubblica di Weimar, Grosz ha rappresentato il proprio tempo, in pittura e nella grafica, sia attraverso complesse visioni d’insieme evocatrici di comportamenti collettivi, sia in prospettive ravvicinate, mirate su individui singoli e fatti specifici nei quali l’orrore di una realtà più generale si condensa e amplifica. Quando realizza questa scena agghiacciante “dopo l’interrogatorio”, riconducibile alla seconda tipologia, la “cultura di Weimar” ha da tempo cominciato a essere aggredita e dispersa dal nazismo: lui stesso è da due anni negli Stati Uniti - dove rimarrà sino al 1959, anno del ritorno a Berlino e della morte - mentre in patria sue opere storiche, esposte in fondamentali “stazioni del moderno” come la Prima Fiera Dada di Berlino (1920) e la mostra della Nuova Oggettività di Mannheim (1925), e acquisite da musei pubblici, sono sequestrate d’imperio, finendo in parte perdute o distrutte. Questo acquarello “americano” rappresenta, senza che si veda alcun essere umano “intero”, una scena del crimine, dove a parlare sono soltanto le cose rimaste: uno sgabello rovesciato, macchie di sangue dappertutto, dei pantaloni strappati, mentre un paio di poliziotti se ne va dopo aver eseguito gli ordini, col manganello ancora in mano. Coerentemente con un filone tematico delineatosi dagli anni della Grande Guerra in avanti, anche qui Grosz mette in scena una condizione umana segnata dall’alterazione assoluta del ragionevole, da una follia - dei singoli e della collettività - che cresce nutrendosi di mostruosità quotidiane. Al suo tipico stile “duro come il coltello” Grosz era arrivato attraverso la contaminazione di modelli nobili (Rubens su tutti) e triviali, come i graffiti popolari, infantili e pornografici. E lo applica, come ancora in questo caso, secondo le modalità narrative della grande illustrazione di tradizione ottocentesca, caratterizzata dalla capacità di cogliere e mettere a fuoco particolari in grado di far scattare il significato della scena rappresentata; e di ampliarlo a una dimensione più generale.
Antonello Negri

Bibliografia
Grosz 2007, p. 198, n. 278. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.