4.05 ARTURO MARTINI

(TREVISO 1889-MILANO 1947) Testa di Vittoria 1937-1938 marmo bardiglio; cm 38,5 x 62 x 24,5 Treviso, Musei Civici, inv. AMS 12

alla metà degli anni Trenta Martini, che nel 1933 si è trasferito a Milano aprendo uno studio «grande come una stazione di tramway» (Carrieri 1936) in un capannone alla periferia nord, è il più celebre scultore italiano vivente. All’epoca della rinascita della “grande decorazione” e del massimo sforzo propagandistico del regime, l’artista riceve un gran numero di commissioni pubbliche, dalla Vittoria per il Foro Mussolini a Roma, mai realizzata, al gruppo degli Sforza per l’Ospedale Maggiore di Niguarda. Nel 1937 realizza il gesso della Giustizia corporativa, un monumentale altorilievo per il nuovo Palazzo di Giustizia, seguendone poi la traduzione in marmo a Carrara. Impostato come una narrazione polifonica sulle opere dell’uomo, sottoposte al giudizio della Legge, si articola in cinque blocchi, nei quali l’artista, abolendo la prospettiva classica, adotta una strutturazione policentrica, mutuata dalla spazialità romanica e analoga a quella teorizzata da Sironi nello stesso anno. Tra i vari episodi estrapolati come opere a sé stanti, la Testa di Vittoria è un frammento del gruppo degli Eroi in alto a sinistra - che comprende anche Bellerofonte con la testa di Medusa, Dedalo e Icaro e il corpo senza vita di un soldato trasportato al sacrario - replicato per gli amici Maria Calzavara e Natale Mazzolà, che lo doneranno ai Musei Civici di Treviso in occasione della grande retrospettiva del 1967. Da una lettera che Martini scrive a Mazzolà il 16 luglio 1938, avvertendolo che «la testa che ti è tanto piaciuta per ragioni romantiche per ricordi del sasso, te l’ho fatta in bardiglio e Nicoli te la spedirà in settimana» (Lettere di Arturo Martini 1992, p. 187), si deduce che l’amico avesse visto il particolare alla mostra fotografi ca dei trentuno dettagli della Giustizia, allestita nella milanese galleria del Milione nel maggio-giugno 1937, riscontrando una somiglianza tra il volto della Vittoria e quello del cosiddetto «sasso», un Busto di fanciulla eseguito da Martini nel 1920, regalato ai Mazzolà e poi distrutto.
Mariella Milan

Bibliografia
Arturo Martini 1937; Bacchelli 1937; Bontempelli 1939, pp. 11-12; Perocco 1966, n. 421 (Testa di donna); Arturo Martini 1967, n. 144, fig. 146; Lettere di Arturo Martini 1992, p. 187; Arturo Martini 1993, pp. 107-108, n. 21; Vianello-Stringa-Gian Ferrari 1998, p. 302, n. 454. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.