5.02 OTTO DIX

(UNTERMHAUS 1891-SINGEN 1969) Dedicato ai sadici [Sadisten gewidmet] 1922 acquerello, matita, penna e inchiostro nero su carta; cm 49,8 x 37,5 New York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy

new York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy Nel 1920, in un grande olio di collocazione ignota - di cui esiste però una riproduzione fotografica - Dix si autoritrae come sadico, che fa a pezzi una donna in un’orgia di sangue: lo stile è ancora quello programmaticamente “infantile” e anti-artistico dell’esperienza dadaista. Il tema ritorna in forma altrettanto truculenta in un tremendo Crimine sadico del 1922 - a sua volta conosciuto attraverso una fotografia, ma pure di ignota collocazione - e in una più piccola versione incisa dello stesso soggetto. Allo stesso anno è datato l’acquerello Sogno di una sadica II della romana Galleria Giulia, tendente a un pornografi co grottesco, ed è anche riferibile questo lavoro, dove il tema del sadismo - dichiarato dalla dedica del titolo più che dal soggetto in sé - appare intrecciarsi sia alla coeva iconografia tipicamente dixiana della prostituta sia, per le pose delle due figure, a soggetti legati al mondo del circo, ricorrenti nella sua figurazione proprio nel 1922. Lavori del genere sono esiti degli anni del perfezionamento artistico, per “diventare un vero pittore”, all’Accademia di Dresda (1919-1922), intercalati da esperienze berlinesi - la partecipazione nel 1920 alla Prima Fiera Internazionale Dada - e a Düsseldorf, dove Dix si stabilisce dal 1922 al 1925 e frequenta il circolo di Johanna Ey, la famosa “Mutter Ey”. Costituiscono altresì gli antefatti più liberi e provocatorî di quella maniera che avrebbe fatto collocare l’artista nell’ambito della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività), alla cui mostra fondativa di Mannheim, 1925, partecipò con quadri fortemente suggestionati dallo stile dei maestri del Rinascimento tedesco, lasciando da parte soggetti troppo audaci, anche stilisticamente, come questo acquerello. La crudezza della rappresentazione del corpo femminile, anticlassica e “antigraziosa”, è agli antipodi del classicismo artefatto e di maniera, ben più effettivamente volgare, con il quale la figura della donna sarebbe stata idealizzata nel decennio seguente dalla pittura nazista.
Antonello Negri


Inedito. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.