4.06-4.07-4.08 GINO SEVERINI

4.06-4.07-4.08 GINO SEVERINI (CORTONA 1883-PARIGI 1966)

bozzetto generale dell’intervento sul Viale del Monolite per il Foro Italico (prima versione) 1937 tempera e biacca su cartoncino; cm 118 x 158 ai margini note manoscritte dell’artista Roma, Romana Severini Brunori Atleti e natura morta per il Foro Italico (lato sinistro del Viale del Monolite) 1937 tempera e matita su cartoncino; cm 38 x 56 firmato in basso a destra «G. Severini» con varie note manoscritte dell’artista Roma, Romana Severini Brunori Atleti e cronometro per il Foro Italico (lato destro del Viale del Monolite) 1937 tempera e matita su cartoncino; cm 47,7 x 56 firmato al verso «Gino Severini»; al margine e al verso, note manoscritte dell’artista Roma, Romana Severini Brunori.
Per il Foro Mussolini (ribattezzato nel 1943 Foro Italico), Gino Severini riceve dall’architetto Luigi Moretti l’incarico per due cicli di mosaici: quello della palestra del Duce - «uno specialissimo dono a Mussolini» - e quello del grande viale delle adunate, il piazzale dell’Impero, tra il Monolite e la Sfera. Nella seconda impresa sono coinvolti anche Achille Capizzano, Angelo Canevari e Giulio Rosso: Severini esegue la zona di raccordo con l’anello mosaicato della fontana e i due riquadri terminali disposti simmetricamente. L’artista ha già alle spalle quasi un decennio di prove e di scritti teorici sulla rinascita della pittura murale e del mosaico: a quest’ultimo ha dedicato il capitolo XIII di Ragionamenti sulle arti figurative del 1936, in cui reimposta il discorso sulla tecnica. Nel 1935 è tornato da Parigi a Roma - dove vince il Primo Premio per la pittura alla Seconda Quadriennale - anche per ottenere, grazie all’interessamento di Cipriano Efisio Oppo, pubbliche committenze in patria. Il piazzale viene inaugurato il 16 maggio 1937 - nel primo anniversario della proclamazione dell’impero - alla presenza di Mussolini e dei principali esponenti del partito fascista, da Ciano a Bottai. La bicromia e la scansione figurale dei mosaici riecheggia quella dei lisostrati bianco-neri delle pavimentazioni romane, da mettere in collegamento non solo con la pittura vascolare a figure nere, ma anche con i coevi e celebrati ritrovamenti di Ostia Antica e, più in generale, con la colta conoscenza, da parte dell’artista, della cultura greca e romana. La serie dei disegni preparatori e dei bozzetti, tre dei quali presenti in mostra, risulta fondamentale per ricostruire le varianti dei soggetti proposti e la composizione originaria, oggi perduta (testata orizzontale) o in parte danneggiata (riquadro di sinistra) da incuria e vandalismo. Un bozzetto rappresenta la prima versione generale poi molto modificata dell’intervento complessivo. Il gruppo centrale riprende i temi sviluppati nel mosaico delle Arti per la V Triennale di Milano del 1933, ma con un afflato molto più classicheggiante. Nella versione finale è invece rappresentata, secondo modalità di impronta cubista-sintetica, la personificazione del Fascismo, circondata a raggiera dalle Arti e dai simboli della forza (leone), dell’impero (aquila) e di Roma (lupa). Gli altri due bozzetti rappresentano la versione definitiva dei riquadri sul lato sinistro e destro del viale del Monolite. Rispetto all’astrattezza ritmica dei primi studi, Severini utilizza schemi più narrativi con l’introduzione di cornici a triangolo, a losanga e a fogliame stilizzato che ripartiscono gli episodi e avvicendano scene di atleti in movimento (corsa, salto agli ostacoli, lancio del giavellotto, del disco), o in riposo, a immagini bucoliche tratte dall’iconografia paleocristiana, e a nature morte, mentre un’enorme mano con un cronometro, tra il metafisico e «il ricordo di quella colossale di Costantino», accentua la spaesante sospensione atemporale delle composizioni.
Silvia Bignami

Bibliografia
Bompiani 1937; Sgarbi 1985, pp. 54-55, 133; Greco 1991, pp. 40-43; Gino Severini 1992, pp. 72-83; Pirani 1998, pp. 27-37. 





ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.