4.03 ACHILLE FUNI

(VIRGILIO SOCRATE FUNI; FERRARA 1890-APPIANO GENTILE 1972)
Il mito di Fetonte 1936 pastelli colorati e carboncino su carta intelata; cm 170 x 151,5 firmato e datato in basso a destra «A. Funi 1936»
Milano, collezione privata Courtesy Studio d’Arte Nicoletta Colombo

t

ra i protagonisti del dibattito sulla rinascita della “grande decorazione” - nel 1933 firma con Sironi, Carrà e Campigli il Manifesto della pittura murale - dal 1930 Funi è impegnato in un gran numero di cantieri, tra cui la IV Triennale a Monza, la V Triennale e il Palazzo di Giustizia a Milano, la chiesa del Cristo Re e la Banca Nazionale del Lavoro a Roma, la chiesa di San Francesco a Tripoli e la sala della Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara. Quest’ultimo ciclo, realizzato tra 1934 e 1937 e considerato il suo capolavoro a fresco, è commissionato nel 1934 dall’amico ferrarese Italo Balbo - nella seconda metà del decennio l’allora neogovernatore della Libia progetta, con la supervisione di Funi, la trasformazione della Tripoli coloniale in una novella Ferrara - e costituisce una vera e propria dichiarazione di poetica. Avviati dopo la pubblicazione, su “La Colonna”, dell’articolo Rientriamo nella Storia, dove l’artista ribadisce l’importanza della pittura murale e dell’esempio dei classici con un «richiamo alla nostra civiltà artistica», gli affreschi rievocano i fasti rinascimentali dell’Officina ferrarese fondendo poesia, religione, mito e storia nel clima eroico di un unico - eclettico e sincronico - programma iconografi co, Il mito di Ferrara, elaborato insieme agli intellettuali del “Corriere Padano” di Nello Quilici. Episodi della Gerusalemme liberata e dell’Orlando furioso - tra i crociati spuntano ritratti dei protagonisti della nuova “rinascenza” fascista ferrarese - convivono con la vicenda di Ugo e Parisina, tratta dalla storia civica quattrocentesca, con la raffigurazione dei segni zodiacali e dei mesi, esplicito omaggio al Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, con donne alla balaustra in abiti moderni, con leggende della cristianità come quella di san Giorgio e il drago e con dèi pagani e figure mitologiche come Fetonte, che Zeus, nel cartone preparatorio qui in mostra, destinato alla parete ovest della sala, scaglia nell’Eridano.
Mariella Milan

Bibliografia
Milano, Finarte, Asta 746 del 12 giugno 1990, n. 312; Prato, Farsetti, Asta 38 del 6 giugno 1992, n. 197; Colombo 1996b, p. 113, n. I.73; Agnellini 1997, p. 99; Pugliese 1997, p. 90; Muri ai pittori 1999, n. 61; Pontiggia 2001b, p. 132, n. 57. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.