1.24 marisa mori

(FIRENZE 1900-1985)
Maschere e giocattoli 1935 olio su tela; cm 73 x 63 Zurigo, collezione privata. Courtesy of MDP & Associati, Lugano

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n Maschere e giocattoli, dipinto dalla Mori nel 1935, si può osservare la doppia influenza che anima la pittura dell’artista dopo l’adesione ufficiale al movimento futurista avvenuta nel 1932. Infatti, se il futurismo apporta, com’è evidente nell’opera, un gusto molto più accentuato per il colore e per una materia pastosa e ricchissima, questa nuova libertà espressiva si fonde con l’insegnamento di Casorati, del quale nella composizione viene anche ripreso l’amato soggetto delle maschere. Trasferitasi giovanissima a Torino, la Mori viene accettata come allieva da Casorati nel 1925; attraverso Tullio d’Albisola, però, entra presto in contatto con gli ambienti futuristi, con i quali mantiene rapporti anche dopo il ritorno a Firenze nel 1933 (l’artista abbandonerà il movimento di Marinetti solo in seguito alla promulgazione delle leggi razziali e alla scelta di campo dei futuristi). Nell’orbita dei Gruppi futuristi di iniziative di Antonio Marasco, inizia a dedicarsi anche al teatro, al cinema e all’allestimento di scenografi e. Maschere e giocattoli rivela l’interesse dell’artista per il mondo del teatro, ma mostra anche la ripresa di un soggetto casoratiano, quello delle maschere, che la pittrice continuerà a proporre dagli anni Venti sino al termine della sua carriera. Questo dipinto esemplifica, in particolare, un raggiunto equilibrio fra la misura e la sospensione della dimensione classica di Casorati, sostenuta dal rigore compositivo, e un linguaggio d’avanguardia che trasfigura in chiave intimista, appoggiandosi al vitalistico cromatismo dei giocattoli, il tradizionale dinamismo futurista.

Silvia Vacca
Bibliografi a Mori 2009, n. 39.




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.