1.25 ARTURO NATHAN

(TRIESTE 1891-BIBERACH AN DER RISS 1944) Statua naufragata 1930 olio su tela; cm 64 x 88,5 firmato e datato in basso a destra «A. Nathan / 1930» Trieste, Museo Revoltella,
Galleria d’arte moderna, inv. n. 3767 

d

opo un aggiornamento figurativo passato attraverso riviste come “Valori Plastici” e “La Voce” e la conoscenza della metafisica dechirichiana, Nathan guadagna una certa notorietà con la mostra a tre allestita nel gennaio del 1929 alla Galleria Milano insieme a Leonor Fini e Carlo Sbisà, presentata da Silvio Benco, che definisce i tre triestini «oggettivi [...] e nello stesso tempo fantastici» (Benco 1929, p. 3). Tra 1929 e 1932 Nathan lavora - con uno stile purista e una tecnica lenta e meditata che sovrappone carboncino, tempera e vernice - a grandi marine d’invenzione, composizioni ambientate in litorali deserti, popolati solo da frammenti di sculture antiche, rocchi di colonne, fari, cavalli, vulcani e relitti di velieri, sullo sfondo di cieli cupi e minacciosi. Nel 1954 Sbisà avrebbe ricondotto il lessico figurativo dell’amico - morto nel 1944 nel campo di concentramento di Biberach and der Riss - all’infanzia dell’artista e alle estati passate sulle spiagge dell’Adriatico o tra le scogliere semisommerse della costa istriana (Sbisà 1954), oltre che alla passione paterna per i cavalli. Tuttavia, anche il secondo incontro con de Chirico, avvenuto a Milano nel 1930 e raccontato nel 1945 su “Domenica” dal pictor optimus, ha probabilmente qualche ruolo nella definizione della poetica matura del triestino: per lo stesso de Chirico e per il fratello Savinio, infatti, alla fine degli anni Venti, quella degli oggetti abbandonati sulla spiaggia è una tematica ricorrente. Secondo Manlio Malabotta, giovane cronista d’arte del “Popolo di Trieste”, le opere di Nathan sono «nostalgie classiche di un romantico», la cui tavolozza smorzata e irreale denuncia un’intenzione metafisica (Malabotta 1931a; Malabotta 1931b). Inviata nel 1931 alla I Quadriennale romana e alla V Sindacale giuliana e donata lo stesso anno dall’artista al Museo Revoltella, Statua naufragata è una delle opere più note dell’artista, tra le cinque scelte per la piccola retrospettiva organizzata da Umbro Apollonio alla Biennale del 1948.
Mariella Milan

Bibliografia
Malabotta 1931a; Malabotta 1931b; Quadriennale 1931, sala XXX, p. 144, n. 11; Sindacale Venezia Giulia 1931, p. 25, n. 11; Il Museo Revoltella 1933, p. 167, n. 334; Costantini 1934b, p. 222, 410; Girmounsky 1935, p. 21; Apollonio 1948, p. 39, n. 3; Biennale 1948; Sofi anopulo 1948; Arte moderna in Italia 1967, p. 231, fig. 1233; Nathan 1976, p. 19; Fossati 1988, p. 16; Negri 2000, p. 65; Léonor Fini. L’italienne de Paris 2009; Lucchese 2009, p. 22, tav. p. 223, n. 21.                              




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.