1.03 ARTURO MARTINI

(TREVISO 1889-MILANO 1947) Donna al sole 1930 terracotta da stampo; cm 44,5 x 148 x 68 firma sul retro della base «Martini» Collezione privata

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el 1931 la I Quadriennale - dove Martini ha a disposizione una sala personale con sette sculture che gli procurerà l’ambito primo premio di centomila lire - rappresenta la prima grande affermazione nazionale per l’artista, già forte di una fama prevalentemente milanese. Alla rassegna romana, una delle opere più commentate è la Donna al sole, realizzata nella seconda metà del 1930 nello studio-forno allestito a Vado Ligure nello stabilimento dell’Ilva Refrattari, dove Martini ha la possibilità di modellare e cuocere terrecotte di grandi dimensioni. La critica ne apprezza la morbida e maliziosa bellezza veneta, interpretata nell’ottica di una sensualità arcadica e settecentesca e di un languido ellenismo. Martini, che nel 1929 aveva esposto alla Seconda mostra del Novecento l’arcaizzante e discusso Figliol prodigo, è già abituato a stupire e disorientare il pubblico con la sua spregiudicata libertà nell’appropriarsi di modelli e stilismi delle epoche più diverse fondendoli in sofisticati pastiche. Se già nel 1922 Oppo lo definisce «l’uomo più assimilatore che si conosca», mentre nel 1929 Longhi traccia il profilo di un artista «spericolato sulle cime della scultura d’ogni tempo e d’ogni paese», qui l’artista sembra attingere a fonti eterogenee: antiche (l’Ermafrodito dormiente) e ottocentesche (Il sonno dell’innocenza di Giosuè Argenti), ma anche recenti, come il Riposo agreste di Giovanni Prini, presentato alla Biennale del 1930. Rendendo più conturbante la posa e aggiungendo un cappellino troppo attuale, Martini dà «una veste stilisticamente lontana a temi moderni e romantici a lui cari» (Fergonzi 2006, p. 74). Della scultura, che negli anni gode di una vasta fortuna critica tanto da diventare, insieme a La Pisana, l’opera più esposta di Martini, esistono, oltre alla versione in mostra, passata dalle prestigiose collezioni fiorentine di Alessandro Contini Bonacossi e Ferruccio Papi, esemplari in terracotta, in pietra di Finale, in gesso e in bronzo.
Mariella Milan

Bibliografia

Pinghelli 1930; Bernardi 1931; Carrà 1931; Maraini 1931, pp. 696, 698; Quadriennale 1931, n. 4; Sarfatti 1931, p. 230; Torriano 1931, p. 46; Vitali 1931, p. 43; Mostra d’arte 1932; Martini e Conti 1932; L’Art italien 1935, n. 191; Franchi 1949, fi g. 12; Arturo Martini 1967, n. 77; Vianello-Stringa-Gian Ferrari 1998, pp. 186-187, n. 277; Arturo Martini 2006, pp. 154-155, n. 40. 





ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.