1.02 ADOLFO WILDT

 (MILANO 1868-1931) Arturo Ferrarin 1929 marmo con dorature; cm 60 x 60 firmato nello spessore della base a sinistra «A. WILDT»
Collezione privata

nel settembre 1928 Wildt, ricevuta dal conte Pietro Ferretti dell’Aero Club Milano la commissione per un ritratto di Arturo Ferrarin - eroe dell’aria all’apice della popolarità dopo la trasvolata Italia-Brasile - prende il calco in cera del volto dell’aviatore, esponendo per la prima volta l’opera finita nel 1930, al Centenario della Società Amatori e Cultori di Roma. Inseguendo una perfezione fisica corrispondente al nitore purista delle proprie opere più tarde, meno gotiche e “crudeli”, ma anche funzionale all’iconografia fascista dell’eroe, Wildt elimina il dettaglio troppo realistico di una cicatrice, trasformando il Ferrarin in un’effige ieratica dal sapore funerario, memore delle tante copie dall’antico e dal Quattrocento toscano da lui eseguite per la villa-museo del mecenate prussiano Franz Rose: gli occhiali e il casco in rilievo sono appena accennati, mentre gli occhi cavi testimoniano della fascinazione per la profondità fotografica dei chiaroscuri netti e per la dialettica tra pieni e vuoti. Il retro, dorato e sigillato entro la perfezione esoterica di una sagoma ovoidale, raggiunge un picco d’astrazione che risulterà fondamentale per gli allievi della sua Scuola del Marmo, specialmente Fontana e Melotti. Allo scadere degli anni Venti la celebrità dell’artista - il cui Mussolini è diventato un’icona del fascismo - è legata alla perizia tecnica che, per decenni, ne aveva fatto uno dei finitori più ricercati sul mercato milanese e che nel 1921 era stata riversata nel trattato L’arte del marmo, pensato come polemica lezione sull’importanza del mestiere, impartita a tre diplomati di Brera. Nel necrologio del 13 marzo 1931 per il “Popolo d’Italia”, Mario Sironi ricorda dei marmi di Wildt - svuotati fino ad annullare, in un processo di spiritualizzazione, il peso della materia - i «toni pallidi d’alabastro polito», le trasparenze esangui, le «lucidezze perfette di levigature che rinnovavano le opulenze marmoree delle grandi chiese cristiane barocche».

Mariella Milan 


Bibliografia (Wildt 1921); “Il Popolo d’Italia” 1928; “La Sera” 1929; Orsini 1929; Mostra del Centenario 1930, tav. XXXII, p. 27; Adolfo Wildt 1931; D’Amico 1935; Nicodemi 1935, tav. XXXII; Mola 1988, pp. 102, 103; Adolfo Wildt 2000, pp. 114-115, n. 51; Cucciniello 2012, pp. 244-245; Wildt 2012, n. 51.







ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.