nel settembre 1928 Wildt, ricevuta dal conte Pietro Ferretti dell’Aero Club Milano la commissione per un ritratto di Arturo Ferrarin - eroe dell’aria all’apice della popolarità dopo la trasvolata Italia-Brasile - prende il calco in cera del volto dell’aviatore, esponendo per la prima volta l’opera finita nel 1930, al Centenario della Società Amatori e Cultori di Roma. Inseguendo una perfezione fisica corrispondente al nitore purista delle proprie opere più tarde, meno gotiche e “crudeli”, ma anche funzionale all’iconografia fascista dell’eroe, Wildt elimina il dettaglio troppo realistico di una cicatrice, trasformando il Ferrarin in un’effige ieratica dal sapore funerario, memore delle tante copie dall’antico e dal Quattrocento toscano da lui eseguite per la villa-museo del mecenate prussiano Franz Rose: gli occhiali e il casco in rilievo sono appena accennati, mentre gli occhi cavi testimoniano della fascinazione per la profondità fotografica dei chiaroscuri netti e per la dialettica tra pieni e vuoti. Il retro, dorato e sigillato entro la perfezione esoterica di una sagoma ovoidale, raggiunge un picco d’astrazione che risulterà fondamentale per gli allievi della sua Scuola del Marmo, specialmente Fontana e Melotti. Allo scadere degli anni Venti la celebrità dell’artista - il cui Mussolini è diventato un’icona del fascismo - è legata alla perizia tecnica che, per decenni, ne aveva fatto uno dei finitori più ricercati sul mercato milanese e che nel 1921 era stata riversata nel trattato L’arte del marmo, pensato come polemica lezione sull’importanza del mestiere, impartita a tre diplomati di Brera. Nel necrologio del 13 marzo 1931 per il “Popolo d’Italia”, Mario Sironi ricorda dei marmi di Wildt - svuotati fino ad annullare, in un processo di spiritualizzazione, il peso della materia - i «toni pallidi d’alabastro polito», le trasparenze esangui, le «lucidezze perfette di levigature che rinnovavano le opulenze marmoree delle grandi chiese cristiane barocche».
Mariella MilanBibliografia (Wildt 1921); “Il Popolo d’Italia” 1928; “La Sera” 1929; Orsini 1929; Mostra del Centenario 1930, tav. XXXII, p. 27; Adolfo Wildt 1931; D’Amico 1935; Nicodemi 1935, tav. XXXII; Mola 1988, pp. 102, 103; Adolfo Wildt 2000, pp. 114-115, n. 51; Cucciniello 2012, pp. 244-245; Wildt 2012, n. 51.