lorenzo viani

7.22 LORENZO VIANI (VIAREGGIO 1882-OSTIA 1936) Bovi, marmi e mambrucche 1932 olio su compensato; cm 59,5 x 84,5 firmato e datato, sulla destra «Lorenzo Viani / 1932 / X» Viareggio. Courtesy Società di Belle Arti

7.23 LORENZO VIANI (VIAREGGIO 1882-OSTIA 1936) Processione del Corpus Domini a Fregionaja 1934 tecnica mista (olio, carboncino, carta carbone, tintura di iodio) su compensato marino; cm 74,5 x 91 Collezione privata

l'opera, esposta alla Biennale del 1932, appartiene all’ultima stagione dell’artista, morto per un attacco d’asma quattro anni dopo, mentre si trovava a Ostia, impegnato negli affreschi del Collegio IV Novembre per gli orfani del mare. L’unione del tema della darsena con quello del lavoro, rappresentato dal carro - mambrucche in dialetto viareggino - tirato dai buoi, carico dei blocchi di marmo provenienti dalle vicine cave di Carrara, avvicina questo dipinto allo spirito che anima i due grandi pannelli conclusi nel 1936 per la sala d’attesa della stazione ferroviaria di Viareggio, dedicati alla celebrazione dei lavoratori del marmo e del porto, dei quali sembra anticipare l’impaginazione, dal taglio fortemente ribassato, ed il linguaggio scabro, abbreviato, grandioso, costruito con la volontà di poggiare sui «legamenti essenziali della visione», rintracciati nelle opere dei Primitivi toscani (Viani 2009, p. 142). A distanza di anni dal primo grande omaggio al popolo viareggino, realizzato nelle solenni liturgie marinare de La peste a Lucca, Il volto Santo, La benedizione dei morti del mare, dipinte come grandi ex voto, prima di partire volontario per la prima guerra mondiale, colpisce questo prepotente ritorno di cavatori, marinai, vàgeri, donne in lutto, a protagonisti di un nuovo racconto corale di chiara destinazione pubblica. Come se nei due pannelli della stazione, sintesi finale di una serie di composizioni iniziata con le memorie fattoriane di Georgica, e che nell’epica del lavoro di Bovi, marmi e mambrucche trova una importante chiave di volta, Viani si disponesse a lasciare il proprio appassionato testamento. I cui unici destinatari, dopo il naufragio degli ideali anarchici, e l’isolamento crescente, dovuto ai rapporti sempre più difficili con il fascismo (Sereni 2001a, pp. 8-21), appaiono essere gli umili-superbi, strafottenti, vitali abitanti di quella che fu la Versilia-Eden amata da Shelley, mitici eredi degli «Apuani dalle ali di falco», essi stessi, loro malgrado, esemplari in via d’estinzione di un mondo destinato al tramonto (Sereni 1990, pp. 17-60).
Susanna Ragionieri

Bibliografia
Biennale 1932, p. 75, n. 16; 100 opere 1967, p.n.n., tav. CV; Viale 2009, pp. 92-93, n. 26. 




Nell’ottobre del 1933, forzato dall’asma e dai guai politici che in egual misura gli andavano rendendo irrespirabile l’aria di Viareggio (Sereni 2001b, pp. 55-65), Viani si trasferisce in esilio volontario, per dieci mesi, alle «Ville» di Nozzano, una clinica per malati di mente diretta dal professor Guglielmo Lippi Francesconi con il quale instaura un intenso rapporto di amicizia. Qui, nei momenti di quiete ritrovata per il proprio lavoro, realizzerà numerosissimi disegni degli internati - ritratti e scene di vita comune - che andranno ad illustrare il libro Le chiavi nel pozzo, pubblicato da Vallecchi nel 1935, e, insieme a diversi quadri, saranno presentati a Viareggio, in una personale allestita nell’estate del 1934. In quella mostra dei «folli», o come preferiva chiamarli l’artista, dei «trascurati», che nella Viareggio dei fasti balneari e mondani doveva apparire una ennesima sfida - il professor Lippi Francesconi la definì con tatto, nella presentazione, «una stonatura» volta a richiamare l’attenzione sul tema del dolore umano proprio laddove esso sembrava assente (Sereni 2001b, pp. 64-65) -, si trovava esposta con ogni probabilità anche La processione del Corpus Domini a Fregionaja, quadro fra i più straordinari del periodo, oggi riemerso grazie alla sagacia di Enrico Dei. Su una tavola di compensato marino, senza preparazione se non quella di una stesura non uniforme a carbonella mescolata ad acqua ragia, l’artista trasferisce, come in un doloroso collage della memoria, brani di disegni già eseguiti, riportandoli con la carta carbone rossa a delineare una rarefatta allucinata topografia. Siccome l’olio gli è proibito a causa della malattia, lo usa con parsimonia - qualche tocco allungatissimo - spesso sostituito da tempera o addirittura, in alcune parti, da tintura di iodio. «Credo che non si possa scarnire oltre - avvertiva già Ida Cardellini Signorini - eppure si arriva a delle vibrazioni calcolatissime: la semplicità misteriosa della poesia» (Cardellini Signorini 1978, p. 264, n. 209). Il racconto della processione dei pazzi si trova anche nelle Chiavi: questi uomini «sono mesi e mesi, alcuni sono degli anni, che non respirano l’aria con tutto lo spazio negli occhi [...]. Ma gli sguardi sono di sfuggita, chè tutti stringono nella tremola mano di cera la lunga candela accesa e, con l’altra mano, fanno da ventola chè la fiammella non debba spegnersi. Su tutto quel gelo di toni, la fiammella è come un palpito di viva speranza» (Viani 1935, pp. 341-342).
Susanna Ragionieri

Bibliografia
Mostra Viani 1934, n. 9; 100 opere 1967, p.n.n., tav. CX; Cardellini Signorini 1978, p. 264, n. 211, fi gg. 252-253. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.