7.18 ROMANO ROMANELLI

(FIRENZE 1882-1968) Ritratto di Ardengo Soffi ci 1929 bronzo; cm 46,5 x 60 x 26 firmato e datato nella parte posteriore, a destra, in basso «ROMANO ROMANELLI 1929» Milano, Museo del Novecento, inv. 4518

sul finire degli anni Venti, Romanelli esegue un gruppo di ritratti di amici artisti e intellettuali - Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, Ardengo Soffici - «nello stile semplificato, quasi malcerto, dell’arte etrusco-romana» (Campana 2001, p. 25), che Ranuccio Bianchi Bandinelli andava rivalutando sulle pagine di “Dedalo” con singolare varietà di motivazioni, fra le quali spiccava senz’altro la convinzione che, se il mondo ellenico non serbava più «alcuna sorpresa ai nostri spiriti ansiosi di nuova bellezza», la ricerca di «una nuova anima», che sostituisse «una bellezza materiata di sola forma», poteva ritrovare le proprie ragioni nel «ricostruire, rigorosamente, la vita e la storia di tutto un popolo», quello etrusco, che si comprendeva essere all’origine del «regionalismo artistico italiano» (Bianchi Bandinelli 1925, p. 5). Questo impasto di motivazioni etiche, estetiche, e sociali, indice della straordinaria modernità del tema - che attrasse secondo le declinazioni più diverse vari artisti, da Marino Marini ad Arturo Martini, a Romanelli stesso - trovava motivi di confronto e di consonanza con le poetiche di Strapaese e del “Selvaggio”. E proprio sul “Selvaggio” del 1927, Rosai loderà alcune opere di Romanelli per quel «mescolo di dolce e di rude» che era, a suo avviso, «la poesia di quest’anima vera, italiana», accogliendolo a pieno diritto fra i “selvaggi” (Rosai 1927; Campana 1991, p. 64). Dell’arte etrusca, come è stato ben rilevato, l’artista andava fornendo infatti una interpretazione energica e costruttiva, diversa da quella lirica di Marini e Martini, ed invece analoga nel tono, alla posizione fieramente spiritualista dei «cattolici-belva» come Papini e Giuliotti (Campana 2001, p. 26). Oppure, in linea con il linguaggio severo, semplifi cato, e in accordo con la tradizione italiana, che Soffi ci andava affermando nel Periplo dell’arte, e che l’eco del “Bruto” capitolino, da poco riportato da Bianchi Bandinelli nell’ambito etrusco (Bianchi Bandinelli 1927, p. 6), presente nell’impostazione del ritratto di Soffici, sembra arricchire di un ulteriore significativo pensiero.
Susanna Ragionieri

Bibliografia
Biennale 1930, p. 101, n. 24; Costantini 1934, p. 26, fi g. p. 59, copertina; Torriano 1941, p. 13, tav. XX; Campana 1991, p. 66, fi g. 53. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.