7.21 GIACOMO MANZÙ

(GIACOMO MANZONI; BERGAMO 1908-ROMA 1991) David 1938 bronzo; cm 58 x 53 x 48 Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, inv. 5797

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 partire dal dicembre 1932 Manzù collabora regolarmente al “Frontespizio” con disegni di vario soggetto - teste, fiori, figure, erbe di campo - il cui tono assorto, e il segno ora fragile - «con incertezze di pennino, macchie d’inchiostro, graffi di chiaroscuro» - ora elastico, memore come in Marini e in Sassu, del Picasso fi gurativo, sembra restituire in immagine molti aspetti del clima della rivista, dove il riferimento alla cultura cattolica francese di Mauriac e Green si intreccia alla poetica ermetica (Del Bravo 1981, p. 44). Se infatti, come avrebbe affermato l’amico Renato Birolli dalle pagine di “Corrente”, nel ripudio dell’«ideale plastico» e dell’«impianto stereometrico», anzi nell’apparizione «dell’amorfo», era da riconoscersi il vero, profondo elemento di novità dell’artista, ciò che indica la capacità, in lui scultore, di giungere a «un’anatomia d’emozione» (Birolli 1938), è altrettanto evidente che temi come questi, prima del passaggio sulla rivista milanese, erano già presenti e dibattuti dagli intellettuali del ”Frontespizio”, fra i quali spiccava la figura del direttore Piero Bargellini. Per lui, come è stato ben dimostrato, il lavoro di Manzù era stato infatti fin dal suo apparire, qualcosa da seguire con speciale attenzione, per diventare poi dal 1936, anno di pubblicazione del racconto David, illustrato dai disegni dell’artista, una sorta di alter ego etico ed estetico (Pratesi 1987, pp. 39-40). Uno stesso sentimento sembra ispirare i quattro David eseguiti da Manzù dal 1936 al 1938 (Bargellini 1936), e le pagine di Bargellini, dove l’immagine del giovinetto eroe, di memoria rinascimentale, è sistematicamente demolita sulla scorta del monito di Dio a Samuele: «non badare al suo volto o alla sua statura. L’uomo guarda all’apparenza, ma io guardo al cuore». Così, il giovane esile, sgraziato e malinconico, sul cui volto non si legge alcuna predestinazione all’impresa gloriosa, piuttosto vi affiorano i segni di una pena remota, misti al premere di una oscura inconsapevole vitalità, diventa protagonista di una nuova visione dell’uomo, che i tragici sviluppi della guerra avrebbero resa sempre più attuale.

Susanna Ragionieri 
Bibliografia Quadriennale 1939, pp. 107-108; Del Massa 1939, p. 47; De Micheli 1971, p. 6. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.