5.20 ENNIO MORLOTTI

(LECCO 1910-MILANO 1992) Natura morta 1941 olio su tela; cm 48,5 x 68,5 Torino, GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, P/1560

nel 1941, questa Natura morta di Morlotti si aggiudica uno dei dieci premi di secondo grado, corrispondenti a 5.000 lire, alla terza edizione del Premio Bergamo. Presentato dall’artista al concorso insieme ad altre due opere, un nudo e una seconda natura morta, il dipinto arriva a Torino, come acquisto, nel 1957. Giovanni Testori, nel 1952, ne scrive in questi termini: «Vi si leggeva un amore non retorico, per qualcosa che, in quel relitto, malgrado tutto, continuava a persistere, e una spinta (certo non ancora cosciente) a cavar da quella solitudine […] un simbolo». Tale lettura permette di comprendere il carattere particolare dell’adesione di Morlotti al gruppo di Corrente, dato che la sua produzione d’allora si allontana dai modi più marcatamente espressionisti degli altri esponenti del movimento, per avviare invece una riflessione sulle potenzialità espressive dell’oggetto, in questo caso un frammento scultoreo, in chiave si direbbe già quasi esistenzialista. Il dipinto presentato a Bergamo fa parte di una serie di nature morte, realizzate a partire dal 1940, in cui la composizione rivela una chiara ascendenza morandiana e suggestioni metafisiche; ma l’intensa matericità del colore, volutamente mantenuto sobrio e abbassato, rimanda a istanze differenti, soprattutto legate alla riflessione sull’opera di Picasso. In particolare, la Natura morta qui proposta, con la presenza del gesso raffigurante una testa di bue, sembra anticipare l’esito pienamente picassiano della Natura morta con bucranio del 1943. Il dipinto riconduce a un’immagine tragica del reale attraverso la decontestualizzazione di un banale oggetto di studio, un gesso d’accademia, che da silente frammento di realtà diviene simbolo e sorta di estrema testimonianza di una civiltà in pezzi di fronte ai disastri della guerra. 

Silvia Vacca

Bibliografia
“Giornale di Sicilia” 1941; Premio Bergamo 1941, p. 40, n. 70; Testori 1952, p. 21; Rebesco 1986, p. 44, n. 42; Galmozzi 1989, p. 102; Gli anni del Premio Bergamo 1993, p. 187, n. 103; Documenti del Premio Bergamo 1993, p. 264; Tassi-Pirovano 1993, p. 49, tav. 15. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.