Collezione privata Dopo una formazione tra lo studio torinese di Pietro Canonica e i corsi di Wildt all’Accademia di Brera, Melotti avvia una proficua collaborazione con Gio Ponti, che lo chiama a realizzare piccole sculture decorative in ceramica e porcellana a stampo per la Richard-Ginori, con il conterraneo Luciano Baldessari e con gli architetti razionalisti Figini e Pollini; per questi ultimi esegue una fontana in ferro nichelato per il Bar Craja, nuovo punto di ritrovo dell’avanguardia milanese. L’amicizia e la stretta collaborazione con un altro architetto, collezionista e frequentatore del Craja, Alfonso Orombelli, è all’origine di diverse opere di soggetto religioso cui l’artista lavora nei primi anni Trenta: sculture, ma anche olî e pastelli dove figurine panneggiate si muovono su ariosi sfondi paesaggistici. Rimeditando le esperienze di “Valori Plastici” e la lezione del primitivismo di Carrà, Melotti - che nel 1932 tiene un corso di Plastica moderna alla Scuola Professionale del Mobile di Cantù da lui fondata, esponendo i saggi finali in una collettiva nella Galleria del Milione nel giugno 1934 - esegue bassorilievi e un fregio in bronzo per la tomba della famiglia Orombelli al cimitero di Cantù, mentre tra 1933 e 1934 realizza, per il nuovo battistero della basilica milanese di San Babila, progettato dallo stesso Orombelli, il grande bassorilievo in bronzo con la Predicazione del Battista, il fonte battesimale e i piedistalli dei candelabri. La Cena in Emmaus va inquadrata in questo contesto, oltre che nell’ambito dei tentativi di rinnovamento dell’arte sacra fra le due guerre. Primitivista nel trattamento grafi co delle superfici, nella resa dei volti, negli arti tubolari, nel precario equilibrio spaziale e nella prospettiva ribaltata della tavola, il gesso viene esposto nel 1933 alla Mostra d’Arte Moderna curata da Bardi al Dopolavoro del Cotonificio Fratelli dell’Acqua di Legnano, mentre una versione in bronzo viene inviata nello stesso anno alla I Sindacale fiorentina.
Mariella Milan
Bibliografia
Celant 1994, tomo I, p. 11, n. 1933 3; Melotti e la scuola di Cantù 1999, p. 48, n. 33 (bronzo).