2.04 LUCIO FONTANA

(ROSARIO DE SANTA FÉ 1899-VARESE 1968) Campione olimpico (Atleta in attesa) 1932 gesso colorato; cm 121 x 92 x 70 firma sul retro, incisa «L. Fontana» Bologna, Collezioni d’arte e di storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

tornato a Milano dall’Argentina nel 1927, intorno al 1930 Fontana elabora un primitivismo plastico e materico che, ricorrendo agli allora recenti modelli di sintassi postcubista - Zadkine, Archipenko - si distacca sia dalla lezione wildtiana, sia dalla monumentalità neoquattrocentesca di gusto novecentista. Dopo il dirompente Uomo nero, in gesso ricoperto di catrame, definito da Edoardo Persico «il primo segno della liberazione» (Persico 1936a, p.n.n.), col Campione olimpico, ritratto del fiorettista abruzzese Ciro Verratti - «un “superman”, una specie di mostro fisico», avrebbe scritto Dino Buzzati nel necrologio del 1971 - Fontana abbandona gli accenti più fortemente espressionisti e, procedendo in parallelo con i primi esperimenti astratti, lavora a una scultura pittoricista che, anche sull’onda della frequentazione di Persico, privilegia il modellato sulla costruzione e predilige soluzioni policrome. Nei ritratti eseguiti tra 1931 e 1932, dal gesso dipinto d’azzurro del Campione olimpico all’oro della Signorina seduta, il colore è usato in funzione antinaturalistica e, come annota Persico nella prima monografia su Fontana, «la vivacità dell’espressione è fermata soltanto dalla programmaticità della colorazione: nero e argento, nero e oro» (Persico 1936a, p.n.n.). Esposto alla III Sindacale Lombarda nel febbraio-marzo 1932 e poi inviato a rappresentare la produzione recente di Fontana a una rassegna importante come la II Quadriennale romana, il Campione olimpico svolge un tema, quello dell’atleta a riposo, che aveva interessato l’artista fin dagli esordi, e che negli stessi anni trova realizzazione anche nell’Atleta in attesa o Discobolo. Rimasta per molti anni nella collezione di Ciro Verratti, l’opera è giunta all’attuale collocazione dopo essere stata battuta all’asta nel 2003. Ne esistono tre versioni in bronzo non autografe e non autorizzate, fatte eseguire dallo stesso Verratti, una per ognuno dei suoi tre figli.
Mariella Milan

Bibliografia
Carrà 1932; Sindacale Lombarda 1932, pp. 51, 52, n. 207; Quadriennale 1935, p. 52, n. 27; Persico 1936a; Zocchi 1946, fig. 5; Buzzati 1971; Crispolti 2004, pp. 409-411; Carriera “barocca” di Fontana 2004, pp. 379381; Milano Anni Trenta 2004, p. 294; Crispolti 2006, I, tav. V, 32 SC 8, p. 149. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.