DUE MOSTRE AUTARCHICHE
Con l’avvio delle mostre celebrative del Decennale nel 1932, il duce promuove, nell’intento di “fascistizzare le masse”, una serie di esposizioni strategiche per la politica del regime: dalla I Mostra Nazionale delle Bonifiche, Roma 1932, alla Mostra dello Sport, Milano 1935; dalla Mostra delle Colonie Estive e dell’Assistenza all’Infanzia a quella del Tessile Nazionale, entrambe a Roma, 1937; dalla Mostra autarchica del Minerale italiano e quella del Lavoro e del Dopolavoro, entrambe a Roma, 1938, alla Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare, Napoli 1940.
Ognuna rappresenta un aspetto della vita pubblica dell’Italia fascista ed è basata su allestimenti spettacolari, aggiornati al più avanzato gusto internazionale nel campo del display, dove prodotti commerciali e industriali dialogano con opere d’arte, documenti, fotografie e fotomontaggi.
Nel 1937 a Roma viene organizzata una mostra dedicata al settore del tessile, che ospita le produzioni di aziende esclusivamente italiane. Nella sala dei coloranti nazionali l’illuminazione, a luce riflessa mediante una grande curva, «è stata studiata con piena consapevolezza decorativa. Le luci colorate che, di notte, mutano ritmicamente il colore e il tono della sala e quindi della sua vasta fronte vetrata, giungono a dare un’aura di leggenda al padiglione e, per essere quello centrale, a tutta la mostra» (Agnoldomenico Pica, Mostra del tessile a Roma, “Casabella” gennaio 1938).
Tra le uscite internazionali, nel 1937 è di particolare rilievo la partecipazione italiana all’Exposition International des Arts et Techniques di Parigi. Vi suscita grande impressione la Vittoria marinara, uno dei quattro gruppi scultorei in gesso colorato (gli altri sono Marinai che salpano, La rotta del sole e La Dea del Mare) commissionati dagli architetti BBPR a Fontana per il Padiglione delle compagnie di navigazione Italia, che viene installato su una zattera di 40 metri di lunghezza, galleggiante sulla Senna, di fronte al Padiglione Italiano progettato da Marcello Piacentini. Pagano è invece il responsabile degli allestimenti e autore del Salone d’Onore, dove viene collocato il mosaico di Sironi Il lavoro fascista (successivamente noto come L’Italia corporativa), la cui parte centrale era già stata esposta alla VI Triennale del 1936. La zattera, in cemento armato, consiste in un corpo basso, di pianta rettangolare, da cui si ergono venti pennoni pavesati, alti circa 20 metri, divisi in quattro gruppi. Ognuno, composto da cinque alberi, trattiene, sospesi a notevole altezza, i bassorilievi colorati in gesso di Fontana, fissati ai piloni con un sistema di lacci e funi.
L'ESPOSIZIONE DI PARIGI
A prua e a poppa del padiglione, due enormi fotomontaggi di diciotto metri quadrati danno l’illusione di un orizzonte marino. Il tema è quello dell’evocazione magica del mistero del mare, del viaggio, combinato alla celebrazione patriottica delle recenti imprese marinare d’Italia.
La Vittoria Marinara - andata distrutta - era costituita da una fi gura bianca di Vittoria alata, trainata su un carro da una pariglia di cavalli scuri, anch’essi alati: recava in una mano un fascio, nell’altra un’icona di vittoria, ed era seguita da un personaggio di profilo, in movimento, con un braccio proteso in avanti verso il carro.