signora con cappello
e boa di piume
1909
olio su tela
cm 69 x 55
Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
A cosa sta pensando, chi sta osservando, forse è distratta dalla somiglianza di un passante con qualcuno di sua conoscenza? Un ricordo, il volto di un amante, la rende così assente? La sua seducente presenza, infatti, si fa forte del suo sguardo assente; il suo mondo è un enigma. Perfetta incarnazione di quella donna che già Baudelaire aveva eletto a mito della modernità. E con l’aiuto della moda, Klimt aggiorna il suo universo simbolico: il serpente a volte associato al femminile, come elemento perturbante, si trasforma qui in un accessorio contemporaneo. Il quadro nella sua forma così libera e spregiudicata, quasi fosse non finito, ricorda certi dipinti di Picasso giovane. Sembra sia stato esposto con questo grado di rifinitura alla Kunstschau del 1909, col titolo più semplice di Cappello viola. “In altre opere di quel momento - scrive Laura Lombardi - Viso pallido, Le sorelle o la Signora in rosso e nero, si osserva un medesimo risalto delle superfici scure che sempre celano una parte del viso, mentre il corpo flessuoso riacquista, pur nel bidimensionalismo, una nuova autonomia rispetto allo sfondo.” Quell’anno Klimt aveva visitato a Parigi il Bateau-Lavoire (un edificio residenza di artisti dove Picasso aveva dipinto Les demoisellles d’Avignon), e il quartiere di Montparnasse erano il centro del mondo artistico. Klimt dichiara le sue preferenze, vuole stare sull’avamposto, dove vita e arte si scontrano e si rispecchiano. Si riconoscono però anche influenze di Manet e Renoir, di Vuillard e Toulouse-Lautrec, la cui conoscenza si conferma nell’affascinate Signora con cappello e boa di piume (1910) di collezione privata.
Come per molti artisti dell’epoca, la figura femminile riassume su di sé qualcosa di “perturbante” (per usare un termine freudiano) ma anche il disagio di ciò che il filosofo Friedrich Nietzsche aveva definito l’“eterno femminino”, ossia la profonda paura, da parte maschile, di ciò che si presenta nello stesso tempo come mitologia, idealizzazione, feticcio della potenza arcaica matriarcale… o più semplicemente come paralizzante potere seduttivo, cioè lo sguardo della femme fatale.
GUSTAV KLIMT
Giovanni Iovane, Sergio Risaliti