Vicino al centro storico di Firenze, all’interno di uno degli edifici religiosi più importanti, la basilica di San Miniato al Monte, si trova un affresco dall’iconografia molto particolare che passa spesso inosservato. È ubicato sulla parete della navata destra e raffigura il Cristo portacroce, inserito entro una semplice struttura architettonica ad arco, circondato da vari attrezzi da lavoro. Il suo corpo è nudo, coperto da un semplice perizoma bianco.
Con la mano destra il Redentore regge la croce del suo calvario, con la sinistra, posata sul costato, mostra invece la ferita sanguinante. Il suo volto è incorniciato dalla barba e dai lunghi capelli color castano chiaro che ricadono in due ciocche sulle spalle. Sul capo non ha la corona di spine ma l’aureola. Intorno alla figura di Gesù sono presenti, come si è detto, alcuni arnesi da lavoro, che lo serrano, lo toccano, ma senza ferirlo.
Tra essi si riconoscono molte lame di forme diverse (come accette, zappe, roncole), un martello da falegname, un martello da muratore, un pennato, un paio di cesoie, uno strumento per la misurazione degli angoli e delle linee, una mannaia e alcuni ferri vari. Vicino al piede destro del Cristo sono presenti anche due ferri di cavallo. Osservando l’affresco si notano le incisioni della prima battitura, usata come tecnica di riporto, che suggeriscono la presenza nel progetto originario degli arnesi, oggi non più visibili cromaticamente.
L’identità degli autori che hanno dipinto le immagini del Cristo della domenica o della Santa Domenica non sempre è nota. Gli studi e le ricerche in questo campo sono in fase di sviluppo. Le attribuzioni certe sono poche e spesso gli autori sono pittori itineranti. Per questi motivi, in alcuni casi, non è stato possibile indicare né il nome né l’ambito artistico.