Letture iconologiche. 1
Il Cristo della domenica: il caso toscano

RICORDATI
DI SANTIFICARE LE FESTE

Dall’Austria, dove fa la sua comparsa nella prima metà del Trecento, al resto d’Europa, il Cristo della domenica rappresenta un’iconografia davvero singolare. Tre le testimonianze superstiti in Toscana che ci consentono di approfondire il senso di questa particolare raffigurazione del Redentore.

Maddalena Grazzini

Vicino al centro storico di Firenze, all’interno di uno degli edifici religiosi più importanti, la basilica di San Miniato al Monte, si trova un affresco dall’iconografia molto particolare che passa spesso inosservato. È ubicato sulla parete della navata destra e raffigura il Cristo portacroce, inserito entro una semplice struttura architettonica ad arco, circondato da vari attrezzi da lavoro. Il suo corpo è nudo, coperto da un semplice perizoma bianco.

Con la mano destra il Redentore regge la croce del suo calvario, con la sinistra, posata sul costato, mostra invece la ferita sanguinante. Il suo volto è incorniciato dalla barba e dai lunghi capelli color castano chiaro che ricadono in due ciocche sulle spalle. Sul capo non ha la corona di spine ma l’aureola. Intorno alla figura di Gesù sono presenti, come si è detto, alcuni arnesi da lavoro, che lo serrano, lo toccano, ma senza ferirlo.

Tra essi si riconoscono molte lame di forme diverse (come accette, zappe, roncole), un martello da falegname, un martello da muratore, un pennato, un paio di cesoie, uno strumento per la misurazione degli angoli e delle linee, una mannaia e alcuni ferri vari. Vicino al piede destro del Cristo sono presenti anche due ferri di cavallo. Osservando l’affresco si notano le incisioni della prima battitura, usata come tecnica di riporto, che suggeriscono la presenza nel progetto originario degli arnesi, oggi non più visibili cromaticamente.


L’identità degli autori che hanno dipinto le immagini del Cristo della domenica o della Santa Domenica non sempre è nota. Gli studi e le ricerche in questo campo sono in fase di sviluppo. Le attribuzioni certe sono poche e spesso gli autori sono pittori itineranti. Per questi motivi, in alcuni casi, non è stato possibile indicare né il nome né l’ambito artistico.

Ma qual è il tema iconografico raffigurato? Perché gli attrezzi da lavoro serrano la figura del Redentore risultando così elementi essenziali di questa rappresentazione inserita all’interno della maestosa basilica fiorentina?

Per decifrare questa immagine è necessario soffermarsi sull’iscrizione presente all’interno della cornice, che recita: «Chi no guarda la domenica santa e a Cristo no a devozione Dio gli darà la eterna dannazione». Siamo di fronte quindi a un’immagine con un’evidente funzione didascalica, che ricorda al fedele di santificare la domenica con l’astensione dal lavoro, pena la dannazione eterna. Un messaggio escatologico si cela dunque dietro l’immagine: l’osservanza della legge assicura la prosperità e il benessere, mentre la sua violazione porta disagio e miseria.


Raffaello Botticini, Cristo della domenica (inizio XVI secolo), Empoli, collegiata di Sant’Andrea.


Santa Domenica (1480-1490 circa), Pinacoteca nazionale di Siena.


Pictor vagabundus, Cristo della domenica, (1380 circa), pieve di San Pietro di Feletto (Treviso).

La Santa Domenica di Siena è una delle otto immagini italiane superstiti raffiguranti una figura femminile


Questo soggetto iconografico è conosciuto con il nome di Cristo della domenica o Santa Domenica in Italia, “Feiertagschristus” in Germania, “Christ du Dimanche” in Francia, “Sunday Christ” in Inghilterra e “Sveta Nedelja” in Slovenia. L’iconografia del Cristo della domenica compare per la prima volta in Stiria (Austria) nella prima metà del Trecento, si diffonde tra il XIV e il XVI secolo nel resto d’Europa, dalla Boemia al mar Baltico, da Firenze alla Cornovaglia, e poi scompare durante il periodo della Controriforma a seguito di precise disposizioni in materia di immagini. L’affresco di Firenze, attribuito a Mariotto di Cristofano e datato nel primo quarto del XV secolo, è uno dei trenta esemplari superstiti di Cristo della domenica in Italia.


Santa Domenica (fine XIV - primo decennio XV secolo), Villanova Mondovì (Cuneo), Santa Caterina.

La maggiore concentrazione di questo soggetto iconografico nel territorio italiano si ha in Trentino Alto Adige dove si registra anche il più antico affresco, databile alla seconda metà del Trecento, ma testimonianze di Cristo della domenica sono presenti anche in Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Veneto e Puglia. Il Cristo della domenica o Santa Domenica si trova generalmente affrescato sui muri esterni, e più raramente all’interno di chiese e cappelle. Generalmente si tratta di affreschi, ma sono stati individuati anche un disegno (folio 40r, ms. 1404 della Biblioteca casanatense a Roma), una xilografia (c.1r, vol. Inc. 1634, Biblioteca casanatense) e un dipinto su tavola (Pinacoteca nazionale di Siena).


Una fonte iconografica anche per lo studio delle Arti e delle corporazioni e degli strumenti da lavoro


In Toscana, oltre all’affresco di Mariotto di Cristofano, sono visibili altri due esemplari: uno è conservato nella collegiata di Sant’Andrea a Empoli e l’altro nella Pinacoteca nazionale di Siena. Il Cristo della domenica di Empoli, ubicato sulla controfacciata dell’edificio, è affine come tipologia iconografica al Cristo di San Miniato al Monte, benché cronologicamente più tardo e mancante di una iscrizione. L’esemplare di Siena rappresenta invece una variante iconografica molto interessante. Il dipinto, tempera su tavola, mostra infatti una figura femminile, munita di aureola e corona, circondata da vari arnesi. La giovane donna è ritratta nell’atto di portare al petto le mani in segno di preghiera, il suo sguardo è perso verso l’orizzonte e sembra lontano da un qualsiasi contatto terreno. La fanciulla indossa un lungo abito, piuttosto semplice, che scende morbido fino ai piedi; un nastro nero cinge il suo corpo sotto il seno, e una mantella di un rosso chiaro completa l’abbigliamento.


Pittore locale, Cristo della domenica (1460-1465 circa), Biella, duomo, sala delle Corporazioni.

Attorno alla figura femminile sono raffigurati numerosi arnesi da lavoro tra i quali si riconoscono: un martello con la cazzuola, delle forbici, un paio di tenaglie, delle lime, un mantice, una falce, un’ascia, dei ferri per ferrare gli zoccoli dei cavalli, un mortaio, delle anfore, una bilancia. Alcune scenette di genere quali per esempio una donna con un cesto pieno di galline sulla testa e un mulo carico di sacchi bianchi arricchiscono il dipinto.

L’iscrizione presente alla base della tavola, tornata alla luce dopo un accurato restauro negli anni Novanta del XX secolo, recita: «Or voliate buona gente la domenica guardare» e dunque sembra rafforzare l’interpretazione di questo tema iconografico quale preciso monito a rispettare il terzo comandamento: «Ricordati di santificare le feste», tra le quali appunto proprio la domenica.

La Santa Domenica di Siena è una delle otto immagini italiane superstiti raffiguranti una figura femminile, attorniata da diversi arnesi da lavoro, varianti dello stesso soggetto presente nel ciclo Cristo della domenica e incluse nel novero delle medesime opere. Altri esemplari di Santa Domenica sono visibili nella chiesa di Sant’Apollinare a Prabi d’Arco (Trento), nella chiesa dell’Immacolata Concezione a San Vito di Leguzzano (Vicenza), nella chiesa di Santa Caterina a Villanova Mondovì (Cuneo), nella chiesa della Madonna della neve a Pisogne (Brescia), nella pieve di San Siro a Cemmo di Capo di Ponte (Brescia), nella pieve della Mitria a Nave (Brescia), nella chiesa della Santissima a Gussago (Brescia).

Nella logica della Biblia pauperum il tema iconografico del Cristo della domenica riassume la lezione morale del divieto di lavorare nel giorno di festa e dunque del rispetto del terzo comandamento; ma ancora di più rappresenta un codice singolare dal punto di vista demo-etnoantropologico, una fonte iconografica straordinaria per lo studio delle Arti e delle corporazioni e degli strumenti da lavoro, espressione dell’ingegno e della creatività dell’uomo.


Seguace di Paolo da Visso, Cristo della domenica (1470-1480 circa), Castelsantangelo sul Nera (Macerata), San Martino dei Gualdesi.

ART E DOSSIER N. 346
ART E DOSSIER N. 346
Settembre 2017
In questo numero: GRAFICA ITALIANA La collezione Salce di Treviso; Lanerossi 1817-2017. NUOVI MUSEI Trieste: la fotografia; Messina: il Museo interdisciplinare. IN MOSTRA Intuition a Venezia, Ytalia a Firenze.Direttore: Philippe Daverio