Musei da conoscere. 2
Il Museo nazionale Collezione Salce a Treviso

IL LINGUAGGIO
SI FA MANIFESTO

Inaugurato nel maggio scorso, il Museo nazionale Collezione Salce, di indubbio richiamo per gli appassionati di arte grafica, custodisce la raccolta che con cura e dedizione Nando Salce ha riunito durante la sua vita. Un universo esplorabile grazie a una serie di eventi espositivi in corso fino al 2018, qui illustrati dalla direttrice del museo.

Marta Mazza

Chissà se un museo dedicato era proprio ciò che aveva in mente Nando Salce (1878-1962), quando, oramai cinquantacinque anni fa, nel dicembre 1962, donò la sua straordinaria collezione di manifesti pubblicitari allo Stato italiano. Di certo, come si evince dal testamento, era perfettamente conscio dell’importanza della raccolta «per la storia degli stili e degli artisti, e per le evoluzioni degli usi e costumi della collettività»; e certamente per questo auspicava che «servisse a studio e conoscenza di studenti, praticanti e amatori delle arti grafiche».

Privo di discendenti diretti che ne rinnovassero la folle vocazione a conservare l’effimero, il trevigiano configurava in tal modo un’eredità universale, pubblica, liberamente offerta a beneficio del sapere e del fare in un settore tanto specifico quanto sottovalutato; un ambito creativo strumentale non sempre ugualmente nobile nei valori formali ma sempre prezioso per quelli documentari; un universo vero e attuale di cui non aveva mai smesso di subire il fascino suasorio, per sessantasette anni, senza soluzione di continuità.

E dunque ora che quel museo c’è - il Museo nazionale Collezione Salce, aperto nel maggio scorso - non poteva non farsi carico di rinfrescare tale imperituro “appeal”: l’evento espositivo inaugurale Illustri persuasioni. Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce, concepito in tre puntate, propone infatti un campionario di eccellenze della raccolta, connotandone in modo spettacolare la rinnovata e permanente esposizione a Treviso; per parlare, come il ragionier Salce sperava, a chiunque possa ancora amare la grafica pubblicitaria, guidato da conoscenza e competenza tecnica o semplicemente mosso da istinto, reminiscenza, empatia.


Un’eredità universale, pubblica, liberamente offerta a beneficio del sapere


La prima puntata delle Illustri persuasioni, dal 27 maggio al 1° ottobre, mette in scena La Belle Epoque (che è anche il titolo della mostra). Con materiali datati tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, ripropone i fasti di un momento storico tra i più vivaci e innovativi dell’era moderna, caratterizzato da grandi trasformazioni urbane e di costume: le Esposizioni universali, l’architettura del ferro e del vetro, la bicicletta e l’automobile, la luce elettrica, la moda per tutti, i cabaret, l’assenzio e lo champagne. Un’epoca che, nonostante le oggettive diseguaglianze e povertà, ammantò se stessa di un’esuberante “joie de vivre”, decorata di fiori e scintillante di luci. Un’epoca in cui, come ebbe a dire il grande Marcello Dudovich, «non si poteva non avere fiducia nell’avvenire».


Bruno Munari, Pirelli (1953).

Un’epoca che, com’è noto, fu anche indiscutibilmente l’“âge d’or” del cartellonismo, di quelle grandi immagini colorate, subito popolari e amatissime, che tappezzarono i muri delle città e sollecitarono vere e proprie manie, dalla Parigi del “café chantant” fino alla provinciale Treviso del giovane Salce. Ogni linguaggio artistico, in quell’epoca, si fece manifesto, a fini commerciali o anche semplicemente ideologici: dai retaggi accademici ai fitomorfismi modernisti al rigore austero e raffinatissimo delle Secessioni germaniche; e tutti sono documentati, in mostra, attraverso capolavori di Chéret, Cappiello, Hohenstein, Dudovich, Metlicovitz, Terzi, Villa; e dell’immancabile Mataloni che nel 1895, complici le nudità castamente velate ma non troppo di una novella Venere accovacciata - il manifesto per l’Incandescenza a gas brevetto Auer -, folgorò il diciottenne Nando alimentando per sempre la sua gioiosa ossessione.

Gli ottanta pezzi esposti sono naturalmente un campionario minimo di ciò che la collezione conserva nella sua interezza; ma grazie alla banca dati digitale, tutta liberamente consultabile all’indirizzo www.collezionesalce.beniculturali.it, il mandato testamentario risulta soddisfatto e ciascuno potrà integrare il visibile con il virtuale, a suo piacimento.


Erberto Carboni, Barilla (1951).


Giuseppe Riccobaldi Del Bava, Fiat 1500 (1935).

Altre Illustri persuasioni saranno peraltro presto a disposizione: dal 14 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018, un altro centinaio di pezzi andrà a raccontare gli straordinari decenni Tra le due guerre (anche questo titolo della mostra), forieri per la grafica pubblicitaria di innovazioni formali e tecniche davvero sorprendenti, tra politiche aziendali e strategie di propaganda; e sarà la volta di Nizzoli, Carboni, Boccasile, Sironi, Codognato, Munari, Mauzan, Seneca.

Da giugno 2018, infine, la selezione di opere per la mostra Dal secondo dopoguerra al 1962 porterà alla luce la parte meno nota della Collezione; e sarà chiaro come nell’epoca in cui i terreni della grafica pubblicitaria cominciarono a essere contesi dai nuovi media, il manifesto fu costretto a effetti speciali completamente nuovi.


La sala Carboni della mostra La Belle Epoque (fino al 1° ottobre).

Museo nazionale Collezione Salce

Treviso, via Carlo Alberto 31
orario 10-18, venerdì 10-21, chiuso lunedì, martedì e mercoledì
In corso l’evento espositivo Illustri persuasioni.
Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce, in tre appuntamenti successivi:
La Belle Epoque fino al 1° ottobre
Tra le due guerre dal 14 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018
Dal secondo dopoguerra al 1962 da giugno 2018
www.collezionesalce.beniculturali.it

ART E DOSSIER N. 346
ART E DOSSIER N. 346
Settembre 2017
In questo numero: GRAFICA ITALIANA La collezione Salce di Treviso; Lanerossi 1817-2017. NUOVI MUSEI Trieste: la fotografia; Messina: il Museo interdisciplinare. IN MOSTRA Intuition a Venezia, Ytalia a Firenze.Direttore: Philippe Daverio