Grandi mostre. 1
Il progetto Muve Contemporaneo a Venezia

IL FUTURO
AL SERVIZIO DEL PASSATO

Comprendere l’arte antica partendo dall’arte odierna. Su questa ipotesi si fonda la terza edizione di Muve Contemporaneo: un programma articolato di esposizioni dove le opere di artisti internazionali dialogano con le opere e gli spazi degli edifici storici del territorio veneto. Una sfida, come ci illustra qui la direttrice della Fondazione Musei civici di Venezia, che apre nuovi orizzonti.

Gabriella Belli

Negli ultimi due decenni Venezia ha consolidato la sua leadership nell’ambito dell’offerta culturale contemporanea e oggi la città sembra accreditarsi come uno dei più interessanti luoghi del contemporaneo nel mondo. E ciò sta avvenendo non contro l’antico e la tradizione secolare della sua grande storia artistica, ma insieme e non solo grazie alla mostra d’arte contemporanea per eccellenza, la Biennale.

Pensiamo al ruolo svolto in questi anni dalle moltissime istituzioni culturali attive a Venezia così come alle realtà “non istituzionali” che concorrono a creare una rete fittissima di eventi che allargano l’orizzonte della nostra visione critica e sfidano a ulteriori, continui aggiornamenti. Nella solida maglia di queste iniziative dobbiamo annoverare anche il progetto Muve Contemporaneo, promosso dalla Fondazione Musei civici di Venezia, che non vuole essere solo depositaria della memoria storica, ma che ha scelto di agire nel tempo presente, con proposte, iniziative, dialoghi che permettano di accreditare, tra le molte, anche la sua “anima contemporanea”. Iniziato con un numero zero nel 2013, un anno dopo il mio arrivo a Venezia, il progetto Muve Contemporaneo è oggi alla sua terza fortunata edizione. Dodici sono le proposte di quest’anno, quattro al Museo del vetro, due al Correr, una in Palazzo ducale, Palazzo Mocenigo, Palazzo Fortuny, Ca’ Pesaro, Ca’ Rezzonico e Museo del merletto.

Rivitalizzare l’arte antica e soprattutto renderla nuovamente “funzionale” alla contemporaneità


Idea base della rassegna, articolata in esposizioni di piccole, medie e grandi dimensioni, ospitate negli undici musei della Fondazione, è la convinzione che l’arte contemporanea possa offrire nuove chiavi di lettura alla comprensione dell’arte antica, anzi sia in grado di rivitalizzarla e soprattutto renderla nuovamente “funzionale” alle istanze culturali della contemporaneità. Il progetto dei Musei civici opera una sorta di capovolgimento del luogo comune secondo cui solo l’arte antica permetterebbe di capire l’arte del tempo presente.

Ma se questa equazione venisse per una volta ribaltata e mettessimo l’arte contemporanea al servizio di quella antica allo scopo di decifrarne il valore e il significato oggi spesso perduto o antistorico, attraverso le menti generose di artisti contemporanei?


Pierre Alechinsky, Cobra vivant (1975), installazione al piano nobile di Palazzo Fortuny (Intuition, 13 maggio - 25 novembre 2017).

Su questa ipotesi poggia il progetto Muve Contemporaneo, ovvero la sfida della “modernità dell’antico”. Per chi conosce gli undici musei veneziani è facile capire che stiamo parlando di architetture di grandissimo pregio, che hanno attraversato i secoli e gli stili, dal Gotico al Rinascimento, dal Seicento al neoclassicismo, custodi di collezioni di indiscusso valore artistico. La sfida inizia proprio da qui, dal contatto diretto tra l’artista e il luogo con le sue raccolte, tra il suo progetto di arte contemporanea tutto da realizzare e una pagina di storia compiuta, tra la sua urgenza creativa e il valore di opere già assegnate alla classifica dei capolavori dell’arte. È così che quando Shirin Neshat ha visitato le sale del Museo Correr non ha avuto esitazioni: la grande sala delle Quattro Porte, dove troneggia la quattrocentesca Madonna della misericordia, era il luogo destinato ad accogliere il suo più recente lavoro The Home of My Eyes (titolo dell’omonima mostra, fino al 24 novembre) dedicato all’Azerbaigian e alla sua gente, un lavoro fotografico percorso da un’ineffabile nostalgia della sua vera patria, l’Iran, che parla della “comunità dei diversi”, etnie, religioni, colore della pelle, ma tutti, uomini e donne, al riparo sotto l’identico grande mantello della fede, di tutte le fedi, anche quelle della spiritualità laica, perché la comunità vera si alimenta di valori e di legami, e la casa di ciascuno è lì dove appunto vivono i legami e si azzerano le differenze. È invece alla luce naturale, che pervade le belle sale fronte bacino del Correr, che Roger de Montebello (Ritratti di Venezia e altri ritratti, fino al 10 settembre) lancia la sua sfida alla contemporaneità. Montebello ha messo al centro della sua pittura, descritta da Jean Clair nel bel portfolio che accompagna la mostra, la poesia di una Venezia sfuggente e malinconica, quasi metafisica, i ritratti di gente comune, e le corride tanto esaltanti quanto commoventi.

Cow-Boat, installazione con opere di Willem de Kooning, Roberto Matta, Mark Tobey, Julien Beck (Palazzo Fortuny, Intuition, 13 maggio - 25 novembre 2017).


Michel Mouffe, La Camera degli sposi 2 (1991) (Palazzo Fortuny, Intuition, 13 maggio - 25 novembre 2017).

Quella conoscenza che si rivela per “lampi improvvisi”, immagini, suoni, esperienze, chiamata intuizione


L’aiuto alla comprensione della storia per Douglas Gordon si gioca nelle prigioni di Palazzo ducale, un ambiente perfetto, per allestire una sua recente videoinstallazione, girata nella cripta dei Cappuccini a Palermo. Gente di Palermo! s’intitola appunto il suo lavoro (e l’omonima mostra, fino al 24 novembre), che si scopre nella visita agli itinerari segreti di Palazzo ducale.

Prove di dialogo anche al Museo del vetro con la bella mostra, nelle sale delle Conterie di recente restaurate, di Gaetano Pesce (Cinque tecniche col vetro, fino al 17 settembre), che torna sull’isola di Murano dopo molti anni e ritrova con entusiasmo lo spirito di quel luogo, dove mosse i primi passi nelle fornaci dei grandi maestri vetrai, esperienza oggi ancora riconoscibile nella variegata ed ecclettica collezione di opere in vetro, frutto di una geniale combinazione tra sperimentazione formale e innovazione tecnica. A Palazzo Mocenigo Muve Contemporaneo ospita una piccola, folle e ironica mostra di gioielli (Transformation. Sei artisti svedesi, fino al 1° ottobre), curata con il Nationalmuseum di Stoccolma, che nasce della fantasia di cinque designers donne, impegnate in una vera rivoluzione del concetto stesso di “bene prezioso”, da loro declinato in una nuova gamma di oggetti d’arte costruiti con sapienza artigianale utilizzando elementi naturali e davvero inusitati.

Il progetto Muve Contemporaneo ha contaminato anche Ca’ Rezzonico, dove Marzia Migliora, nella mostra Velme (fino al 26 novembre), sostenuta dalla Fondazione Merz di Torino e ispirata al genius loci del palazzo, la stirpe dei Rezzonico appunto, ha trasformato la narrazione storica in una sorta di caccia al tesoro che ricerca l’identità di Venezia sia nei suoi luoghi comuni, il corno dogale, la bautta, sia nei lati oscuri che essi sottendono e nell’essere stata la Serenissima promotrice di destini talvolta violenti. La stessa ricchezza ha come contraltare il duro lavoro, che la Migliora evoca con i banchi degli orafi installati al piano nobile del museo veneziano e con i grandi blocchi di sale che vi campeggiano: simboli di ricchezza ma anche di fatica e sfruttamento.


Remains (2017); di Marzia Migliora nella mostra monografica a Ca’ Rezzonico (13 maggio - 26 novembre 2017).

Di quella conoscenza che si rivela per “lampi improvvisi”, immagini, suoni, esperienze, chiamata intuizione, ci parla la mostra Intuition appunto, ospitata a Palazzo Fortuny. Un tema grande e ambizioso che i curatori, Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, una coppia collaudata da anni di studio e progetti condivisi, hanno alfabetizzato mettendolo alla portata di tutti, grazie a una varietà di opere che partono dagli antichi totem fino all’arte contemporanea di Pollock, dei gruppi Gutai, Zero e dello spazialismo, attraverso, lo sciamanesimo, le estasi mistiche, l’illuminazione religiosa, il sogno. Una mostra esemplare che ci ricorda il ruolo avuto da Palazzo Fortuny nell’ultimo decennio, vera officina di pensiero e sperimentazione, dove si è concentrato il più alto tasso di “contaminazione” tra la storia e l’arte contemporanea.

A Ca’ Pesaro dal 23 giugno c’è la mostra David Hockney. 82 Portraits and 1 Still-Life dedicata all’artista britannico per la prima volta presente in Italia con un’ampia rassegna monografica. Eseguiti tra il 2013 e il 2016 e considerati dall’artista come un unico corpus di lavori, gli ottantadue ritratti esposti offrono una particolare visione della vita di Hockney a Los Angeles, delle sue relazioni con il mondo artistico internazionale: curatori, galleristi, critici e artisti, una tassonomia di tipi e caratteri, di temperamenti umani che testimoniano, ancora una volta, il valore di questo grandissimo maestro della contemporaneità.

Al Centro culturale Candiani di Mestre l’esposizione Attorno a Tiziano. L’annuncio e la luce verso il contemporaneo. Garofalo, Canova, Fontana, Flavin è il “cortocircuito” tra antico e moderno in terraferma proposto da Muve Contemporaneo. Dall’annuncio dell’arcangelo Gabriele dipinto nella superba tela di Tiziano, proveniente dalla Scuola grande di San Rocco, all’epifania della luce del quadro Sole in piazza San Marco di Lucio Fontana, la relazione tra passato e presente diventa la pietra miliare del ritorno di una programmazione di attività espositive di qualità nella terraferma veneziana, dove queste iniziative mancavano da troppo tempo e dove la Fondazione dei Musei civici è impegnata a costruire un serrato dialogo proprio attorno all’arte contemporanea.


Taci, anzi parla (2017); di Marzia Migliora nella mostra monografica a Ca’ Rezzonico (13 maggio - 26 novembre 2017).

Muve Contemporaneo

Fondazione Musei civici di Venezia
www.visitmuve.it/it/programma-attivita-2017/muve-contemporaneo

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio