Architettura per l'arte


GIRO GIRO TONDO
DESIGN FOR CHILDREN

di Aldo Colonetti

Nella decima edizione del Triennale Desing Museum, come scrive la direttrice, Silvana Annichiarico, «protagonista è il bambino: lo è in quanto persona e in quanto punto di vista sul mondo e sulle cose»

Il museo del design della Triennale di Milano è unico al mondo, per tipologia e organizzazione: l’identità espositiva è stata declinata, nell’arco di dieci anni (2007-2017), in una serie di temi e di approfondimenti, affidando via via la curatela a progettisti diversi per formazione e provenienza, a dimostrazione che il design non è soltanto un “mestiere”, ma rappresenta un modo di vedere e soprattutto interpretare e trasformare il mondo. L’ultima edizione, la decima, dedicata al mondo dei bambini, è sintomatica da questo punto di vista: il percorso della mostra, organizzato sulla base di varie sezioni tematiche (ciascuna delle quali sviluppata da diversi specialisti), mette in evidenza che il design, e in modo particolare quello rivolto al mondo dei bambini, contiene, nella sua teoria - ma soprattutto nelle sue pratiche quotidiane -, saperi e direi anche comportamenti disparati. Alcuni esempi: l’architettura dedicata all’infanzia, a cura di Fulvio Irace, l’esperienza esemplare di Bruno Munari dove la semplificazione delle forme pone le fondamenta per una sorta di abecedario della grafica e del design contemporanei, le straordinarie sequenze dei giocattoli - dai cavallucci alle macchinine a pedali fino alle bambole - dove l’evoluzione dei materiali e dei linguaggi sembra accompagnare, con una distanza “poetica”, ciò che avviene nel mondo degli adulti.

E ancora la sezione degli “Strumenti”, a cura di Francesca Balena Arista; quello delle “Animazioni” a cura di Maurizio Nichetti; due piccole mostre nella “grande mostra”, dedicate, la prima a Pinocchio, a cura di Enrico Ercole, la seconda a un grande progettista, Riccardo Dalisi, coordinata da Francesca Picchi: tutti capitoli di una sola narrazione.

La grafica di Giorgio Camuffo, insieme alle invenzioni allestitive di Stefano Giovannoni, non solo mettono in scena i contenuti ma offrono anche una chiave di lettura che fa tutt’uno con il racconto generale; ovvero il mondo non è diviso tra bambini, adulti e vecchi. Lo si vede nella prima sala, dove sono esposti, in una penombra magica e misteriosa, oggetti di design, alcuni fuori scala, destinati al mondo degli adulti.


La prima sala espositiva.

Oggetti che rispondono alla nostra capacità immaginativa, a ciò che siamo e a ciò che vorremmo essere, a qualsiasi età e in ogni fase della vita. Prodotti che si trasformano e sempre in bilico precario tra sogno e realtà. Come si legge nel catalogo di questa 26 edizione (edito da Electa) a proposito della tensione verso altri territori simbolici: «L’immaginario è la nostra capacità di esprimere mondi virtuali più complessi, che comunque stanno sempre accanto a noi; si tratta qualche volta di dare forma a questi mondi». Da questo punto di vista Giro Giro Tondo Design for Children, allora, non solo è la decima edizione del Triennale Design Museum, ma rappresenta anche uno sguardo generale sul nostro modo di vivere. Come scrive la direttrice, Silvana Annichiarico, «protagonista è il bambino: lo è in quanto persona e in quanto punto di vista sul mondo e sulle cose».


Veduta della sezione “Giochi”, a cura di Luca Fois e Renato Ocone.


L'esterno.


Due vedute della sezione “Arredi”, a cura di Maria Paola Maino.

Un'altra veduta della sezione “Giochi”.


Veduta della sezione “Animazioni”, a cura di Maurizio Nichetti, e del focus su Pinocchio, a cura di Enrico Ercole.

Un approfondimento con Silvana Annichiarico, direttrice del Triennale Design Museum
Il Triennale Design Museum, inaugurato nel 2007, rappresenta un’esperienza unica a livello internazionale. Ideato e diretto da Silvana Annichiarico, voluto e sostenuto dagli ultimi due presidenti della Triennale di Milano in carica, Davide Rampello e Claudio De Albertis, scomparso purtroppo nel 2016 e compianto da tutti, «è il risultato di un continuo e costante dialogo tra i diversi punti di vista», sottolinea la direttrice, «attraverso i quali il termine design si è sviluppato, assumendo via via nel corso degli anni significati diversi, dal prodotto alla moda, dal cibo a tutti quegli aspetti che caratterizzano il nostro modo di vedere il mondo. Una vera e propria oscillazione del gusto, per dirla alla Dorfles, attaverso la quale ci relazioniamo con le cose che ci circondano». In questo modo il museo, che ogni anno cambia tema e allestimento, è anche una cartina tornasole della vita quotidiana; basta sfogliare i diversi cataloghi che hanno accompagnato il percorso espositivo di questi dieci anni, per ritrovare, come se fosse un cannocchiale puntato sui particolari, la storia di ciascuno di noi, precisa Annichiarico, «particolari e universali, la città e contemporaneamente le nostre case, le donne e i bambini, mangiare e lavorare, la comunicazione e l’architettura, i grandi maestri del progetto e il sistema produttivo, dalle aziende al piccolo artigiano, il tutto affidato a curatori che, nel rispetto comunque del tema assegnato, hanno messo in campo la propria sensibilità, il proprio punto di vista.

A dimostrazione, forse, che la verità delle cose è sempre in bilico tra soggetto e oggetto, tra desiderio e realtà». Se fosse possibile sovrapporre l’una sull’altra le dieci edizioni, avremmo una grande mappa, impossibile da ospitare in un solo spazio fisico, ma comunque presente nella nostra mente, in modo tale da mettere in relazione con la memoria il prima e il dopo, se stessi e gli altri, il principio della realtà e la fuga in avanti dei desideri «tra Io, Super Io e ovviamente Es senza dimenticare che i processi di produzione delle merci rappresentano pure le diverse ideologie con le quali organizziamo la società, ovviamente consapevoli che stiamo parlando di prodotti. Ma sappiamo anche che le cose sono esprimibili con le parole, e le parole ci consentono di dare un senso al mondo». Così pensa ad alta voce Annichiarico, accompagnandomi nei meandri di un percorso espositivo articolato, ricco di spunti e approfondimenti. Anche questa edizione del museo, come le precedenti, è “mutante”; la prossima sarà inaugurata nei primi mesi del 2018, il tema è ancora da definire, in attesa di un nuovo percorso, dopo dieci edizioni, che sarà avviato in occasione della XXII Triennale nel 2019. Chi desidera conoscere e vedere i contenuti delle precedenti edizioni può visitare il sito: www.triennale.org/design_museum.


A. C.

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio