LO ZOO
DI CATTELAN

Se c’è una costante nel lavoro di Cattelan sono gli animali: vivi, imbalsamati o sotto altre forme, sono i protagonisti di molte delle sue opere più conosciute.

A cominciare dall’asino, che torna, ma imbalsamato, nell’opera Senza titolo (2002), sollevato in aria da un carretto con un carico troppo pesante, o ancora seduto su due zampe con un’attitudine pensosa (Un asino tra i dottori, 2004) e donato all’Università di Trento in occasione del conferimento all’artista della laurea ad honorem in sociologia. Nel 1995 c’è anche un asino, insieme a un cane, un gatto e un gallo imbalsamati, nell’opera Love Saves Life, ispirata alla favola dei Musicanti di Brema, riproposta due anni dopo con il titolo Love Lasts Forever, dove gli animali sono rappresentati dai loro scheletri. Ma la bestia che ha portato più fortuna all’artista è senz’altro lo scoiattolino imbalsamato protagonista di Bibidibobidiboo (1996), che si è appena suicidato con un colpo di pistola e giace con la testa su un tavolo da cucina, con un lavello pieno di piatti sporchi alle sue spalle, in un’ambientazione tipica delle case popolari. Un’immagine tragicomica ricca di riferimenti al mondo dei cartoni animati: lo scoiattolo si ispira al fumetto Cip e Ciop, mentre il titolo è tratto dalla filastrocca utilizzata dalla fata in Cenerentola, il film di Walt Disney del 1950, per trasformare una zucca in una splendida carrozza. Presentata nella galleria londinese di Laure Genillard, l’opera è stata riprodotta sulla copertina dell’edizione internazionale di “Flash Art” (ottobre 1996), aumentando sensibilmente la visibilità dell’artista.
La stessa dimensione agrodolce è presente in un’altra celebre opera, La ballata di Trockij (1996), esposta nella galleria di Massimo De Carlo. Si tratta del corpo imbalsamato di Tiramisu, un famoso cavallo da corsa appeso al soffitto, e il titolo evoca un’ipotetica canzone popolare composta in Messico per l’assassinio di Trockij. In una versione successiva, presentata al Castello di Rivoli (Torino) nel 1997, l’opera è stata modificata allungando le zampe del quadrupede e inclinando ancora di più la testa verso il basso, per accentuare il senso di rassegnazione dell’animale.

Il titolo di questa seconda versione è Novecento, in riferimento al film di Bernardo Bertolucci (1976), che celebra un’Italia contadina, ma anche al movimento artistico italiano lanciato da Margherita Sarfatti all’inizio dell’era fascista, anche se in realtà, secondo Francesco Bonami, il titolo proviene da un piccolo bar italiano a New York, dove l’artista avrebbe avuto l’idea di quest’opera. Michele Dantini lo legge come «l’allegoria di una diminuzione avvertita e elaborata in termini antropologici, il trauma culturale di un artista italiano (di sottocultura cattolica e contadina) proiettato sulla scena globale»(3), mentre Nancy Spector evidenzia la relazione con il ritratto equestre del Gattamelata, il condottiero veneziano immortalato da Donatello (1453) nella piazza di fronte alla basilica di Sant’Antonio a Padova. «Inedita versione di “natura morta”, l’opera trasmette il senso di una tensione frustrata, un’energia destinata a non trovare sbocco», sottolinea Marcella Beccaria. L’artista invece suggerisce un’ispirazione cinematografica, legata all’immagine di un rinoceronte trasportato con una gru all’interno di una nave, tratta dal film di Federico Fellini E la nave va… (1983). Comunque Novecento segna un importante punto di svolta nella ricerca di Cattelan, che lo ha definito «il primo di una serie di lavori indirizzati verso un altro genere, una nuova materia».

Il cavallo imbalsamato ritorna, ma in situazioni diverse, che suggeriscono visioni più mortifere. L’opera Senza titolo (2007) rappresenta un cavallo imbalsamato sospeso in aria, con il corpo che fuoriesce da una parete che ne ha inghiottito la testa: un’immagine che ricorda alcuni lavori dell’artista americano Robert Gober, con gambe e braccia umane che fuoriescono dalle pareti. Nell’opera INRI (2009), esposta alla Tate Modern di Londra nella mostra Pop life: Art in a Material World (2009-2010), l’animale è sdraiato a terra con un cartello piantato nel ventre, con la stessa scritta apposta sulla croce di Cristo: un’immagine violenta e drammatica di un animale in attesa di una possibile resurrezione. 


Love Lasts Forever (1997), veduta dell’installazione alla mostra Skulptur. Projekte in Münster 1997 (Münster, Germania, Westfälisches Landesmuseum, 22 giugno - 28 settembre 1997).

Bibidibobidiboo (1996); Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, veduta dell’installazione alla mostra Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008 (Venezia, Palazzo Grassi, 26 settembre 2008 - 22 marzo 2009).


Novecento (1997); Torino, Castello di Rivoli - Museo d'arte contemporanea, veduta dell'installazione alla mostra Maurizio Cattelan. Tre installazioni per il Castello (Torino, Castello di Rivoli - Museo d'arte contemporanea, 25 settembre 1997 - 18 gennaio 1998).

«Una delle ragioni per cui faccio spesso affidamento agli animali è che sono più ambigui, parlano il linguaggio dei cartoni animati ma al tempo stesso sono in grado di evidenziare più di qualsiasi altra cosa la caducità della vita». Una carica ironica e dissacrante che l’artista sperimenta nel 1997, quando viene invitato da Germano Celant al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, insieme a Enzo Cucchi ed Ettore Spalletti. Un’occasione importante, che coglie l’artista del tutto impreparato. «Per mesi e mesi, come mi capita spesso», racconta, «ho cercato disperatamente un’idea. Poi un giorno sono andato a visitare il padiglione fuori stagione e l’ho trovato letteralmente invaso dai piccioni. Per me è stata un’illuminazione, era come visitare il backstage di un concerto, il camerino di un attore, insomma quella parte sul retro dello spettacolo che nessuno vuole vedere».

Così Cattelan espone Tourists (1997), duecento piccioni imbalsamati, posizionati sul soffitto del padiglione, come silenziose presenze che ricordano da una parte il film di Alfred Hitchcock Gli uccelli (1963), dall’altra la realtà della città di Venezia, invasa dai piccioni ma anche dai turisti, creando un ironico gioco di parole tra gli uni e gli altri. L’installazione ritorna in Biennale nel 2011, in risposta all’invito della curatrice svizzera Bice Curiger con il nuovo titolo Others, ma questa volta i piccioni sono duemila e invadono l’intero Palazzo delle esposizioni ai Giardini, salutando i visitatori appollaiati sulla facciata.


Tourists (1997), veduta dell'installazione (Venezia, 47. Biennale, 15 giugno - 9 novembre 1997).

(3) M. Dantini, Cavalli e altri erbivori, in “Doppiozero”, 15 marzo 2011, http://www.doppiozero.com/materiali/ saggi/cavalli-e-altri-erbivori

CATTELAN
CATTELAN
Ludovico Pratesi
Un dossier dedicato a Maurizio Cattelan. In sommario: Un artista per caso; Il fallimento come strategia; Lo zoo di Cattelan; La politica non è il mio mestiere; Autoritratto dell'artista (da bambino); Gran finale; La parola all'artista. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.