Arte contemporanea 


biennale
di Kochi-Muziris

Cristina Baldacci

Che cosa significa essere contemporanei e qual è il nostro legame con la tradizione? Stando a quanto scrive Giorgio Agamben, è davvero contemporaneo chi non corrisponde del tutto all’oggi, chi, proprio grazie a questa sua inattualità, si trova a vivere uno scarto temporale che gli permette di capire veramente il presente.

Questa chiave di lettura coincide con le scelte tematiche della prossima Biennale di Kochi-Muziris, nell’India meridionale, dove Sudarshan Shetty, artista e, in questa occasione, anche curatore, ha chiamato a sé colleghi da tutto il mondo per riflettere sul presente in rapporto alla tradizione, al senso di collettività e all’impegno sociopolitico. Per Shetty il contemporaneo si sfaccetta in una temporalità multipla, in un flusso di immagini che si formano, come recita il titolo della mostra, “nella pupilla dell’occhio” (Forming in the Pupil of an Eye). Tra gli artisti suoi connazionali, ha invitato Mansi Bhatt (Gujarat, 1975), performer e fotografa che lavora tra realtà e finzione per esprimere l’incertezza della vita e della propria e altrui identità. Nelle sue messe in scena fotografiche è lei stessa a interpretare, travestendosi con protesi e maquillage sempre diversi, ruoli maschili e femminili calati in ambienti tipicamente indiani: interni domestici con rudimentali giacigli, strade e angoli cittadini sgangherati, ma con coloratissimi banchetti strabordanti di bricà- brac, bevande e cibi speziati. Queste immagini dell’India contemporanea hanno però qualcosa di sospetto. Se si osserva l’intera serie fotografica di Bhatt (A Suite, 2009), non solo ci si accorge che i personaggi rappresentati, un venditore ambulante, una donna sulla soglia di casa, un contadino in bicicletta, uno scolaretto, sono tutti suoi alter ego. Si scorgono anche quelle discrepanze temporali e spaziali che l’artista produce sovrapponendo differenti situazioni e contesti per offrire una diversa immagine della realtà. Nella lista dei partecipanti, insieme a Mansi Bhatt, ci sono circa una ventina di altri artisti indiani, diversi nomi internazionalmente noti, tra cui il turco Ahmet Ögüt, il polacco Paweł Althamer, il canadese Stan Douglas, e un italiano, Daniele Galliano (Pinerolo, 1961), pittore al quale piace mescolare le carte tra passato e presente, reale e immaginario, inteso più come distorsione della realtà che come fantastico. Una sua recente serie si avvicina concettualmente al lavoro di Bhatt: in Bad Trip (2013), Galliano si è appropriato di paesaggi anonimi, trovati al mercato delle pulci di Torino, sui quali ha dipinto personaggi appartenenti a un altro tempo e luogo realizzando visioni anacronistiche.

Kochi-Muziris Biennale>
Fort Kochi ed Ernakulam>
(Kochi, Kerala) sedi varie>

www.kochimuzirisbiennale.org

ART E DOSSIER N. 338
ART E DOSSIER N. 338
DICEMBRE 2016
In questo numero: PHILIPPE DAVERIO: la volta che mostrai a Warhol il Cenacolo di Leonardo. AI WEIWEI: l'intervista. IN MOSTRA Dietro la tenda a Düsseldorf, Miniature a Venezia, Rubens a Milano, Tancredi a Venezia, Warhol a Genova, Lindbergh a Rotterdam, Bob Wilson a Varese.Direttore: Philippe Daverio