È lo stesso artista ad ammettere che, pur avendo avuto molti giocattoli, non era mai stato pienamente soddisfatto della loro fattura e proprio per questo li aveva modificati con nuovi accessori fatti di fil di ferro, rame, cuoio, tessuto, legno e altri materiali.
Per comprendere la sua produzione di giocattoli è opportuno analizzare il contributo innovativo della sua opera. L’uso di materiali non convenzionali e la reinterpretazione dello spazio attraverso forme astratte e cangianti in completo e totale movimento: sono questi gli aspetti che trasformano lo spazio in un teatro attivo di opere colorate in continuo movimento.
La scultura si libera dalla forza di gravità, volteggia nell’aria e lo spettatore viene catturato da tanta leggiadria e flessuosità. La danza delle sue sculture si manifesta concretamente con una folata di vento, con un soffio d’aria improvviso che le fa volteggiare e prendere vita come giocattoli che si animano tra le mani di un bambino. Sarà il suo temperamento, unito agli studi di ingegneria meccanica, a influire sulla sua particolare e vivace ricerca artistica: Alexander inizia a interessarsi non solo alla realizzazione pratica di un oggetto dal punto di vista estetico, ma anche, e soprattutto, alla posizione che l’oggetto occupa nello spazio.
Proprio per questo motivo la caratteristica precipua delle sue opere diventa quella di essere, contemporaneamente, in movimento e in equilibrio e sarà questo aspetto a illuminare Duchamp nell’attribuire alle creazioni di Alexander l’appellativo di “mobile”.
Tutti questi aspetti sono già presenti nel celeberrimo Calder’s Circus, oggi di proprietà del Whitney Museum di New York, che fu realizzato tra il 1926 e il 1931. L’opera, che esteriormente potrebbe sembrare un giocattolo, è formata da piccole sculture di figure umane e animaletti tutti costruiti con spago, filo metallico, bottoni, tappi di bottiglia, stracci, gomma e altri oggetti di recupero.
I protagonisti del Calder’s Circus si muovono in una scena estremamente semplice costituita da elementi di legno e tendaggi. I personaggi realizzati dall’artista nel corso di quel quinquennio sono davvero numerosi: oltre ai classici e immancabili animali c’è l’altrettanto insostituibile direttore del circo ma ci sono anche acrobati, una danzatrice del ventre, il lanciatore di coltelli con la sua valletta intercambiabile, il mangiatore di spade e tanti altri. Lo spettacolo anticipa per certi aspetti la pratica della performance giacché lo stesso artista allestisce il circo, lo anima interpretando tutti i ruoli, cambiando il tono della voce in base al personaggio con cui si immedesima e commenta lo spettacolo come un esperto presentatore. I numeri vengono scanditi da Calder stesso tramite il suono di un fischietto e sono accompagnati da una colonna sonora di cui si occupa la moglie Louisa.
L’artista muove i piccoli ingranaggi tramite la messa in azione di sofisticati e delicati meccanismi che danno vita, come per magia, allo spettacolo. Quest’ultimo sembra improvvisato, in realtà è accuratamente studiato in ogni minimo dettaglio: persino gli inconvenienti e gli infortuni sono pianificati dall’artista per rendere ancor più appassionante e realistica l’intera azione. Gli animali sporcano la pista con i loro bisogni e Calder si affretta a ripulire, il lanciatore di coltelli trafigge la sua sfortunata e malcapitata partner e subito arrivano i barellieri a soccorrerla e, contemporaneamente, entra in sostituzione una nuova signorina pronta a cimentarsi nel medesimo numero. E poi, a grande richiesta, si torna a fare il bis e le repliche si succedono più e più volte: tutti sono attratti e incuriositi dal suo circo e per entrare nel suo studio si fa la fila, proprio come accade con gli spettacoli che attirano una quantità sempre maggiore di spettatori. I vari pezzi che compongono il circo sono stati ideati per essere contenuti e trasportati all’interno di valigie, in ossequio al carattere itinerante degli spettacoli circensi.