Il vIaggIo a venezIa,
la pIttura e le opere
scultoree deglI annI
settanta

Poco è noto sugli esordi dell’attività pittorica di Andrea, registrato nel 1472 nel Libro rosso della compagnia di San Luca come «dipintore e ’ntagliatore», anche se si suppone fosse iniziata all’interno della bottega di Filippo Lippi a Prato(57).

Nel 1469 al ritorno da Treviso e Venezia, dove sembra avesse ricevuto per volere di Lorenzo il Magnifico(58) un pagamento forse per il reperimento di materiale bronzeo dal mercante pratese Filippo Inghirami, allora di stanza a Venezia, Andrea doveva essere già un pittore autonomo visto che partecipò nella città natale al concorso del Tribunale della mercanzia per decorare le spalliere degli stalli nella Sala delle Udienze a Palazzo vecchio(59), vinto poi dai fratelli Pollaiolo e dal giovane Sandro Botticelli. Gli inventari di bottega redatti dopo la sua morte menzionano almeno dieci quadri, mentre l’inventario(60) del 1496 compilato dal fratello Tommaso conferma che Andrea aveva realizzato per i Medici un ritratto di Lucrezia Donati (amata da Lorenzo il Magnifico) e tre stendardi, due per le giostre di Lorenzo (1469) e di Giuliano (1475) e uno per il Comune di Carrara pagato nel 1475 dall’agente carrarino Lorenzo Pellegrino(61). Vasari dà notizia anche di «cartoni d’una battaglia d’ignudi, disegnati di penna molto bene, per fargli di colore in una facciata»(62) non pervenutoci. A partire da Passavant, gli studiosi hanno cercato di ricostruire il corpus pittorico di Andrea a cui si riconducono almeno tre dipinti di elevata qualità: il piccolo dipinto di devozione privata di Berlino, concepito come una scultura, il celeberrimo Battesimo degli Uffizi(63), realizzato per il monastero vallombrosano di San Salvi di cui proprio nel 1472 era diventato priore il fratello Simone con «uno angelo di Leonardo da Vinci» come attesta già Francesco Albertini nel suo Memoriale di molte statue et picture sono nella inclyta cipta di Florentia del 1510, e la Madonna di piazza di Pistoia poi terminata da Lorenzo di Credi(64). Interessante è anche la Crocifissione di Argiano (Siena)(65), purtroppo trafugata nel 1971, studiata da Martin Kemp(66) che nel 1998 ha messo in rapporto la figura del san Gerolamo con altre opere di attribuzione verrocchiesca come la tempera su lino con Testa di san Donato di collezione privata e la Testa di san Gerolamo della Galleria palatina a Firenze(67).

(57) A. Butterfield, op. cit., p. 6, nota 30. G. Passavant, op. cit.; K. Oberhuber, Le problème des premières oeuvres de Verrocchio, in “Revue de l’art”, 42, 1978, pp. 63-75; D. A. Brown, Leonardo da Vinci: Origins of a Genious, New Haven e Londra 1998; Lo sguardo degli angeli. Verrocchio, Leonardo e il “Battesimo di Cristo”, a cura di A. Natali, Cinisello Balsamo 1998.

(58) A Treviso, oltre che a Pavia e a Milano, giungeva dalle Alpi il ferro che sarebbe poi stato distribuito in tutta Europa. La notizia si ricava da un’attenta lettura dei documenti pubblicati da Covi. Questo allontanamento da Firenze – quando Andrea e bottega stavano lavorando a due importanti commissioni – fu determinato con tutta probabilità dalla necessità di trovare il materiale. Nel registro delle entrate e delle uscite del Quaderno di cassa del 1469 si legge che «Sopradetti denari sono per ducati 150 a fiorini 21 1/3 per cento meglio, trase loro da Vinegia Filipo Inghirami e chompagni per altretanti paghorono e’ sopradetti a Vinegia a ’Mdrea del Verochio schultore, per chomesione di Lorenzo di Piero di Chosimo, per loro lettera de’ di’ 29 marzo 1469». Si veda: D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., p. 313, doc. 34g.

(59) Ivi, p. 173, doc. 36.

(60) Ivi, doc. 28.

(61) Ivi, doc. 42.

(62) G. Vasari, op. cit., III, p. 366.

(63) D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 179-188.

(64) Ivi, pp. 174-188, 188-192.

(65) Covi pensa a un pittore anonimo del XVI secolo. Si veda: Ivi, pp. 211-213.

(66) M. Kemp, Verrocchio’s “San Donato” and the Chiesina della Vergine di Piazza in Pistoia, in “Pantheon”, 58, 1998, pp. 25-34.

(67) L’attribuzione fu proposta da Bellosi. Si veda: Pittura di Luce Giovanni di Francesco e l’Arte Fiorentina di metà Quattrocento, catalogo della mostra (Firenze, Casa Buonarroti, 1990), a cura di L. Bellosi, Milano 1990; I dipinti della Galleria Palatina e degli Appartamenti Reali: Le Scuole dell’Italia Centrale 1450-1530, a cura di S. Padovani, Firenze 2014, scheda a cura di L. Aquino, pp. 444-447.

Madonna col Bambino (1473-1475 circa); Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie.


Battesimo di Cristo (1473-1478); Firenze, Galleria degli Uffizi.


Ritratto ideale di Alessandro Magno (1476-1477 circa); Washington, National Gallery of Art.

A questi dipinti potrebbero unirsi le splendide opere di bottega della Madonna col Bambino di Berlino, della Madonna col Bambino e due angeli (Londra, National Gallery) e di Tobia e l'angelo (nello stesso museo londinese) per il quale la critica vede l’intervento del giovane Leonardo nelle parti più riuscite.

Gli anni Settanta del Quattrocento confermano ad Andrea il favore dei Medici che andavano affermandosi come arbitri indiscussi della vita e della cultura fiorentina del tempo. Lorenzo e Giuliano de’ Medici gli affidano il prestigioso incarico della tomba del padre Piero († 2 dicembre 1469) e dello zio Giovanni († 23 settembre 1463) in San Lorenzo a Firenze(68) che verrà terminata nel 1472, come confermano l’iscrizione sul plinto e lo stesso Lorenzo nei suoi Ricordi(69). Andrea sceglie soluzioni rivoluzionarie e innovative per il sarcofago dalla forma all’antica da porre nella curiosa collocazione in un ambiente di raccordo tra la zona della Sacrestia vecchia e il transetto sinistro della basilica. Così come nell’attigua lastra tombale per Cosimo il Vecchio, le indiscusse abilità di orafo, fonditore e artista decoratore si esplicano nella decorazione iconica: il sarcofago, che prende a modello i preziosi reliquiari a cassone forgiati con materiali pregiati e incastonati di pietre preziose che si potevano trovare al tempo a Firenze, è inquadrato dalla grata a intrecci romboidali trattenuti da un motivo a nodo triplo e dall’arco in marmo bianco delimitato da una striscia di macigno grigio-verde e riccamente ornato da vasi con putti e ghirlande decorate con l’anello con la punta di diamante, impresa dei Medici, e da nastri svolazzanti.


Crocifissione con san Gerolamo e sant’Antonio abate (1473-1475 circa); già ad Argiano (Siena). L’opera, un tempo nella sacrestia della chiesa di Santa Maria e Angiolo ad Argiano, è stata rubata nel 1971.

Testa di san Gerolamo (1473-1475 circa); Firenze, palazzo Pitti, Galleria palatina.


Bottega del Verrocchio (Domenico Ghirlandaio?), Madonna col Bambino (1473-1475 circa); Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie.


Bottega del Verrocchio, Tobia e l’angelo (1475 circa); Londra, National Gallery.

La natura è la vera protagonista di questo monumento, riecheggiata anche dalla straordinaria varietà dei materiali. Il passaggio dal minimalismo elegante della tomba di Cosimo il Vecchio e del candelabro di Amsterdam alla ricchezza naturalistica del sepolcro di Piero e Giovanni de’ Medici determina un’ulteriore evoluzione dello stile di Andrea che sembra allinearsi al nuovo indirizzo politico voluto dal Magnifico: non più la tacita affermazione del potere personale voluta da Cosimo il Vecchio ma una chiara politica del potere dove le immagini concepite dagli artisti sono chiamate alla celebrazione della casata medicea. Tra le opere commissionate dal Magnifico c’è anche il Putto col delfino per la villa di Careggi da identificare con quel «banbjno di bronzo» a cui Tommaso nel suo inventario del 1496, insieme a tre teste in bronzo e a quattro maschere di leone, aveva apposto la postilla «per a Charegi»(70). Riprendendo il soggetto dall’arte antica, Andrea rappresenta il putto in precario equilibrio con una gamba appoggiata su una sfera mentre l’altra è libera nello spazio e portata all’indietro, bilanciata dalle ali spiegate. Alla fine del Cinquecento, il viaggiatore tedesco Hans Georg Ernstingers descriveva così la fontana nel suo Raisbuch: «Una fontana in pietra di marmo sulla quale un Cupido mosso dalle acque le riversa a sua volta in varie direzioni nella vasca»(71).

Madonna col Bambino (1475-1476 circa); Firenze, Museo nazionale del Bargello.


Madonna col Bambino (1475-1476 circa); Firenze, Museo nazionale del Bargello.


Verrocchio (attribuito a), Putto col delfino (1472-1476 circa); Firenze, Palazzo vecchio.

Se ne deduce che il putto doveva avere al suo interno un dispositivo che doveva permettere all’acqua di zampillare dalla bocca del pesce e di ricadere sul bambino stesso, bagnato anche da giochi d’acqua che arrivavano dal basso. Andrea realizza nel putto il proprio, personale concetto di scultura a tutto tondo: essa diventa finalmente libera di svilupparsi in ogni direzione nello spazio e si offre allo sguardo dell’osservatore da molteplici punti di vista senza mai lasciare che ne venga privilegiato uno soltanto. Attorno al 1476 sono attribuibili al Verrocchio tre opere per affinità linguistiche e per la loro straordinaria capacità di sembrare opere studiate dal vero: il rilievo in terracotta dipinta con la Madonna col Bambino proveniente da Santa Maria Nuova a Firenze(72) e ora al Bargello, il Busto di Giuliano(73) di Washington e, più composto e solenne, il celeberrimo busto in marmo della Dama col mazzolino, sempre del Bargello, noto anche come la Gentildonna dalle belle mani(74) e databile tra il 1476 e il 1478. Impossibile sapere chi rappresentasse l’effigiata, anche se l’identificazione con Lucrezia Donati ricontestualizzerebbe l’opera nell’orbita della committenza di Lorenzo. Anche se concepita per essere ammirata da un unico punto di vista come il busto della Frick Collection, l’opera è caratterizzata da una vitalità straordinaria esaltata dal lieve scarto del volto e dalla gestualità delle mani(75).


Dama col mazzolino (1476-1478); Firenze, Museo nazionale del Bargello.


Crocifisso (1476-1478 circa); Firenze, Museo nazionale del Bargello.

Al Magnifico è da attribuire anche la commissione di almeno due opere per Mattia Corvino re di Ungheria: il Profilo di Alessandro Magno di Washington, studiato in maniera approfondita da Francesco Caglioti(76), e una fontana, della quale rimangono solo frammenti(77) (Budapest, Magyar Nemzeti Galeria) per la quale l’agente Alexander Formoser aveva acquistato un blocco di marmo da far lavorare ad Andrea in data 27 agosto 1488. A eccezione dello straordinario Crocifisso ligneo del Bargello scoperto nella confraternita di San Francesco Poverino in piazza Santissima Annunziata a Firenze nel 1994 da Beatrice Paolozzi Strozzi(78), a chiusura degli anni Settanta sono da collocarsi alcune opere dibattute: il rilievo della tomba commissionata da Giovanni Francesco Tornabuoni per la giovane moglie Francesca morta nel 1477 da erigersi in Santa Maria sopra Minerva a Roma(79), gli elementi bronzei pagati ad Andrea il 4 marzo 1477 per il tabernacolo realizzato da Luca della Robbia nella cappella dell’ospedale di Santa Maria Nuova e la statuetta del Pugilatore del Bargello, esemplificata su modelli classici.

(68) A. Butterfield, op. cit., pp. 44-55 e 207-209, n. 7; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 89-98.

(69) Ivi, p. 89, doc. 37a.

(70) P. Meller, Verrocchio e la fontana per la villa di Careggi, conferenza tenuta all’Istituto di Storia dell’arte di Firenze il 7 luglio 1959 (inedita); A. Butterfield, op. cit., pp. 126-176, 222-233, n. 20; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 98-105.

(71) H. G. Ernstingers, Raisbuch, Stoccarda 1877, p. 74.

(72) D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 105-114.

(73) Attribuzione non condivisa da Butterfield (op. cit., pp. 219-220, n. 29): D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 131-133.

(74) L’attribuzione fu proposta da Bode. Si veda: A. Butterfield, op. cit., pp. 90-103, 217-218, n. 15; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 135-138.

(75) È stato proposto di avvicinare il busto a due opere di Leonardo: lo Studio di mani (Windsor, RL 12558) e il Ritratto di Ginevra Benci di Washington. Si veda per la bibliografia relativa: I cento disegni più belli dalle raccolte di tutto il mondo, scelti e presentati da C. Pedretti, catalogo a cura di S. Taglialagamba, Firenze 2013, n. 8, p. 46.

(76) A. Butterfield, op. cit., pp. 230-232, n. 25; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 138-143; e in particolare F. Caglioti, Andrea del Verrocchio e i profili di condottieri antichi per Mattia Corvino, in Italy & Hungary: humanism and art in the early Renaissance, a cura di P. Farbaky e L. A. Waldman, Milano 2011, pp. 505-551.

(77) F. Caglioti, Andrea del Verrocchio e i profili di condottieri antichi per Mattia Corvino, cit.; D. Pócs, Dal palazzo di Via Larga al castello di Buda: gli oggetti dello scrittoio di Lorenzo e il collezionismo di Mattia Corvino, in Italy & Hungary: humanism and art in the early Renaissance, cit., pp. 553-603; Arte e umanesimo alla corte del re di Ungheria, catalogo della mostra (Firenze, Museo di San Marco, 10 ottobre 2013 - 6 gennaio 2014), a cura di P. Farbaky, D. Pócs, M. Scudieri, Firenze 2013.

(78) B. Paolozzi Strozzi, Il Crocifisso ligneo di Andrea del Verrocchio: ritrovamento e restauro (con una nota tecnica di Lisa Venerosi Pesciolini), in “OPD restauro”, 5, 1998, pp. 11-25. Condivisa da Butterfield, solo Covi non ne fa menzione.

(79) La paternità è negata da Butterfield ma non da Covi: A. Butterfield, op. cit., p. 6; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 144-149.

VERROCCHIO
VERROCCHIO
Sara Taglialagamba
La presente pubblicazione è dedicata a Verrocchio. In sommario: L'orafo, il pittore, lo scultore, il tecnologo; Le prime commissioni a Firenze; Il viaggio a Venezia, la pittura e le opere scultoree degli anni Settanta; Il monumento equestre al Colleoni e un'opera tarda; Verrocchio e l'anatomia. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.