il monumento equestre
al colleoni e un’opera tarda

Gli anni Ottanta del Quattrocento si aprono con la consegna da parte di Verrocchio di due importanti commissioni che lo portano a confrontarsi nuovamente con l’arte orafa e con la scultura.

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el 1477 Andrea era stato chiamato a partecipare a un concorso con Bernardo Cennini, Antonio Pollaiolo, Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni per trasformare il paliotto d’argento del battistero di San Giovanni a Firenze, iniziato nel 1366, in un “antependium” con altre quattro storie finali (per un totale di dodici) con la vita del Battista(80). Pollaiolo e Verrocchio furono sollecitati a consegnare i propri lavori che dovevano dirsi conclusi alla ricezione del saldo di pagamento nel 1480, a cui si aggiunse nel 1483 un’ulteriore buona uscita per il loro posizionamento. Andrea ambienta la scena della Decollazione del Battista nel cortile di un palazzo signorile rinascimentale dal sapore brunelleschiano giocando con un’intelaiatura prospettico-architettonica fortemente illusionistica e in scorcio, su cui si inseriscono come se fossero quinte teatrali le figure modellate con estrema attenzione grazie al paziente lavoro dello sbalzo e cesello detto “repoussé” a eccezione dell’aguzzino che, invece, è il risultato di una fusione ricavata da un modello.

Intanto a Pistoia, il 2 gennaio 1474, una commissione del Comune bandì un concorso per realizzare un cenotafio per il cardinale Niccolò Forteguerri(81) il quale, morto il 21 dicembre 1473 a Teramo e sepolto a Roma in Santa Cecilia in Trastevere, aveva donato alla città toscana la Pia casa di sapienza. Nonostante una lettera inviata al Magnifico in data 11 marzo 1477 da parte del comitato comunale, appoggiato dalla famiglia Forteguerri e da alcuni cittadini, manifestasse una chiara preferenza per il modello di Antonio Pollaiolo, Andrea il 4 aprile 1483 iniziò a lavorare al monumento. Doveva essere un periodo piuttosto concitato per Verrocchio e la sua bottega poiché il comitato richiese in data 21 gennaio 1487 la presenza di Andrea a Pistoia perché supervisionasse i lavori. L’opera rimase incompiuta alla morte del maestro nel 1488 e Lorenzo di Credi, esecutore testamentario del Verrocchio, stipulò quello stesso anno un altro contratto con il Comune di Pistoia in data 3 ottobre(82). Da questo contratto si ricavano due informazioni importanti: la descrizione dell’opera, piuttosto diversa dall’aspetto finale, e la notizia che delle nove statue da realizzare come decorazione scultorea del monumento funebre soltanto sette erano state terminate.

Decollazione di san Giovanni Battista (1477-1480 circa); Firenze, Museo dell’Opera del duomo. Si tratta di una formella dell’altare un tempo nel battistero di Firenze.


Lorenzo di Credi (?), Studi per un angelo e per drappi (1474-1479 circa); Londra, British Museum, Prints & Drawings Department.

I lavori non erano ancora conclusi nel giugno 1514 quando fu chiamato lo scultore ventunenne Lorenzo Lotti detto il Lorenzetto a terminare la sepoltura e ad assemblarla. Il giovane scultore realizzò di sua mano l’iscrizione, alcuni putti e la figura del cardinale. L’opera fu però nuovamente smontata e rimaneggiata, per essere poi riallestita nel 1754 da Gaetano Masoni, che sostituì i putti (poi andati perduti) e la figura del cardinale (Pistoia, Museo civico) con altre figure inquadrando la composizione in una cornice barocca. Un’idea di come doveva presentarsi il monumento si ricava sia dal modello in terracotta (Londra, Victoria and Albert Museum) sia dai due rilievi di angeli affrontati (Parigi, Louvre) recentemente(83) analizzati dalla Fiorio che riconferma l’autografia leonardesca per l’angelo di destra.

Intanto, agli inizi degli anni Ottanta, la cattedrale di San Zeno di Pistoia si fregiava di un’altra opera di Verrocchio. La Madonna di piazza era stata commissionata per la cappella del Sacramento(84) dal vescovo Donato de’ Medici († 14 dicembre 1474). Gli studiosi suppongono che il dipinto sia opera di Lorenzo di Credi come frutto di una serrata collaborazione con il maestro e forse con la partecipazione anche del giovane Leonardo in uno dei riquadri della predella (L’Annunciazione, oggi al Louvre)(85).


Verrocchio e Lorenzo di Credi, Madonna di piazza (1474-1479 circa), Pistoia, cattedrale di San Zeno, cappella del Santissimo Sacramento.

Modelli per due angeli (1475 circa); Parigi, Musée du Louvre.


Modello per il monumento del cardinale Niccolò Forteguerri (1475 circa); Londra, Victoria and Albert Museum.

Allo stesso periodo è collocabile il rilievo in terracotta con il Compianto di Cristo(86), andato perduto nel 1945 (già Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum). La tendenza edonistica, che mai Andrea riesce a contenere, esalta il corpo divino nudo e atletico compiacendosi della sua perfezione e delle sue seduzioni calligrafiche. Databile attorno al 1480 potrebbe essere anche un modello in terracotta con un Putto su un emisfero(87) di Washington. La posizione del Putto col delfino sembra essere risolta in modo migliore. Non è facile capire che cosa tenesse il putto nella mano destra: è stato suggerito uno strumento musicale ma più probabilmente direi una girandola, osservando l’orientamento del braccio e le guance gonfie. Il putto potrebbe pertanto leggersi come un ultimo omaggio alla tradizione toscana da parte di Andrea poiché eroti simili potevano trovarsi a Firenze memori della magistrale lezione di Donatello.

L’opera più importante dell’ultimo periodo, a degno coronamento della sua attività artistica, è il monumento equestre eseguito da Andrea in onore del condottiero di origine bergamasca Bartolomeo Colleoni(88), morto nel 1475, da collocarsi in campo Santi Giovanni e Paolo a Venezia. Ricevuta la commissione nell’aprile del 1480, Verrocchio già a luglio del 1481 consegnava un modello alla Repubblica veneziana come testimonia la lettera scritta dall’ambasciatore ferrarese a Firenze, Antonio di Montecatini, al duca di Ferrara Ercole I d’Este. Verrocchio è registrato stabilmente a Venezia soltanto alla fine del 1485 per attendere alla difficile impresa della fusione del grande monumento. Alla sua morte, avvenuta nel giugno del 1488, la Serenissima assegnò allo scultore veneto Alessandro Leopardi il compito di portare a compimento l’opera.

Andrea doveva confrontarsi con precedenti autorevoli come il Marco Aurelio del Campidoglio a Roma, i Cavalli di San Marco a Venezia, il Regisole, antico gruppo equestre ritrovato a Pavia, e il Monumento equestre al Gattamelata realizzato entro il 1453 a Padova da Donatello. Verrocchio fa sue la potenza espressiva e la bilanciata distribuzione dei modelli ma risolve la composizione con un maggiore senso del movimento. Al destriero, studiato con precisione anatomica e raffigurato in ambio con la zampa sinistra sollevata, corrisponde la figura dell’irascibile capitano di ventura rappresentato con un piglio severo e fermo. Questo capolavoro, risultato di un grande impegno tecnico e progettuale, riassume le migliori qualità del linguaggio di Andrea, abile portavoce delle committenze più prestigiose del tempo e artista eccellente in tutte le arti grazie alla maestria nel disegno, alle conoscenze da tecnologo esperto nella fusione e nella lavorazione dei metalli, e alla straordinaria peculiarità di guardare la scultura con lo sguardo minuzioso dell’orafo. Sono queste caratteristiche a fare di lui non soltanto un grande interprete, ma anche un maestro eccellente che seppe riconoscere e valorizzare il talento del giovane Leonardo(89).


Compianto di Cristo (1475-1478 circa); già Berlino, Kaiser-Friedrich- Museum. L’opera andò distrutta nel 1945 durante un bombardamento.

Donatello, Monumento equestre a Erasmo da Narni detto il Gattamelata (1445-1453 circa); Padova, piazza del Santo.


Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni (1479-1496 circa); Venezia, campo Santi Giovanni e Paolo.

(80) A. Butterfield, op. cit., pp. 105-125, 218-220, n. 16; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 115-121; G. M. Radke, Leonardo student of sculpture, in Leonardo da Vinci and the art of sculpture, catalogo della mostra (Atlanta, High Museum of Art, 10 giugno 2009 - 21 febbraio 2010; Los Angeles, J. Paul Getty Museum, 23 marzo-20 giugno 2010), a cura di G. M. Radke, New Haven 2009, pp. 15-61.

(81) A. Butterfield, op. cit., pp. 223-230, n. 21-24; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 121-128.

(82) D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 123-124.

(83) M. T. Fiorio, op. cit., III.9 e III.10, pp. 530-531 (l’autografia leonardesca non è condivisa da Covi).

(84) D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 174-180.

(85) Ivi, pp. 179-180.

(86) A. Butterfield, op. cit., pp. 229-230, n. 24 D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 128-131.

(87) Per il Putto di Washington, ritenuto opera dubbia dal Passavant (op. cit., A3), si veda: D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 167-171. In questo stesso testo (pp. 164-167) Covi propone di attribuire al Verrocchio anche il Putto disteso di San Francisco (De Young Memorial Art Museum). Si veda anche: L. Pisani, Diramazioni e divagazioni verrocchiesche: un modello molto fortunato, in “Predella”, n. 30, articolo online: http://www.predella.it/archivio/indexb422

(88) A. Butterfield, op. cit., pp. 232-236, n. 26; D. A. Covi, Andrea del Verrocchio. Life and Works, cit., pp. 151-163.

(89) Si veda: J. Thiis, Leonardo da Vinci. I. The florentine years of Leonardo & Verrocchio, Londra 1914; W. R. Valentiner Leonardo as Verrocchio’s coworker, in “The Art Bulletin”, 12, 1930, pp. 43-89; W. Suida, Leonardo und sein Kreis, Monaco 1929; K. Clark, Leonardo da Vinci, Cambridge 1939; L. H. Heydenreich, Leonardo, Berlino 1943; J. Wasseran, Leonardo, New York-Milano 1975; M. Rosci, The Hidden Leonardo, Oxford 1978; D. A. Brown, Leonardo da Vinci: Origins of a Genious, New Haven e Londra 1998 e in particolare: C. L. Ragghianti, Inizio di Leonardo, in “Critica d’arte”, 1, 1975, p. 302; C. Pedretti, Leonardo. A study in Chronology and Style, Berkeley-Los Angeles 1973, pp. 9-24; M. Kemp, Leonardo da Vinci. The marvelous Works of Nature and Man, Londra-Toronto 1981, pp. 13-76; e inoltre: P. C. Marani, Tracce e elementi verrocchieschi nella tarda produzione grafica e pittorica di Leonardo, in Verrocchio and late Quattrocento Italian Sculpture, cit., pp. 141-152.

VERROCCHIO
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Sara Taglialagamba
La presente pubblicazione è dedicata a Verrocchio. In sommario: L'orafo, il pittore, lo scultore, il tecnologo; Le prime commissioni a Firenze; Il viaggio a Venezia, la pittura e le opere scultoree degli anni Settanta; Il monumento equestre al Colleoni e un'opera tarda; Verrocchio e l'anatomia. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.