Luoghi da conoscere. 1
Il Museo Ettore Guatelli a Ozzano Taro di Collecchio

la meravigliadell’ovvio

Dalla sua passione per l’accumulo è nato un museo, una sorta di Wunderkammer di oggetti quotidiani dove la materia si fa racconto e prende vita.
Il regista di questa storia è Ettore Guatelli, maestro elementare del secolo scorso, geniale collezionista che ha trasformato una raccolta di cose comuni in un capolavoro espositivo.
Ci fa qui da guida il direttore del museo.

Mario Turci

Ettore Guatelli, nato a Collecchio (Parma) il 18 aprile 1921 (e morto il 21 settembre 2000), maestro elementare, collezionista di cose e di storie, etnografo, museografo visionario che connette racconti e oggetti, che interloquisce con poeti e professori, fotografi e grafici, artigiani, contadini e rottamai. Ettore, figlio di mezzadri a Ozzano Taro, in provincia di Parma, dove è situato il complesso rurale che custodisce la raccolta, conobbe Attilio Bertolucci, che divenne la principale figura di riferimento nella sua formazione. Guatelli scriveva a macchina i testi che Bertolucci gli dettava e in cambio il poeta lo preparava all’esame di licenza magistrale. Frequentatore dei magazzini dei raccoglitori dell’Appennino, inizialmente solo per curiosare, in seguito per salvare dalla distruzione i mobili, le cose e gli attrezzi provenienti dalle case contadine e dai laboratori degli artigiani. Ne raccoglierà più di sessantamila. 

Nel volume che nel 2009 Umberto Eco ha voluto dedicare alla classificazione, Vertigine della lista, compare su due pagine l’immagine del salone, il cuore del museo di Ettore Guatelli. Nel salone risiede la sintesi dell’anima espositiva del museo in cui liste, cumuli, composizioni parietali, serialità “tematiche”, oggetti sospesi, compongono il teatro delle meraviglie dell’ovvio.


Le illustrazioni di questo articolo riguardano i diversi ambienti del Museo Ettore Guatelli a Ozzano Taro di Collecchio (Parma). Il salone.

Le maestrie, i saperi
e gli ingegni popolari, i rattoppi,
la poetica degl’ibridi sono
la struttura portante
dell’intera collezione


L’opera di Ettore è interlocutoria e aperta, disposta ad accogliere e a ospitare. I sentieri del suo museo, quelli che conducono dalle cose alla vita, attraverso gli oggetti del quotidiano, le maestrie, i saperi e ingegni popolari, i rattoppi, la poetica degl’ibridi, si presentano come la struttura portante dell’intera sua collezione che è racconto, opera narrativa. 

Esiste una legge che sottende l’esposizione degli oggetti, una sorta di ordine, apparentemente invisibile, orientato a realizzare un “filo del discorso”, che si manifesta quando al visitatore è offerto un bandolo, un “attacco” che, da una parola o dalla particolarità di un insieme o di un oggetto che “si fa notare”, si dispiega verso storie di vita e di vissuti. Nel comporre il suo museo, Ettore Guatelli ha voluto dare una dimora alle biografie e alle storie di umanità che trapelano dalle cose. Quello di Ettore Guatelli è innanzitutto un collezionismo di uomini e donne che si esprime, per palesarsi, in un collezionismo di oggetti che hanno partecipato alla loro vita. 

Dalle composizioni parietali dove gli oggetti sono ordinati in estetiche elencative, alle decine di mensole sovrapposte che, coprendo intere pareti, accolgono oggetti disposti a comporre insiemi corali. Dai cumuli in recipienti di vetro, in casse e valigie, alle composizioni che affollano ogni parete, pavimento e soffitto, Ettore ha dato alla collezione il compito di stabilire, senza mezzi termini, un patto con il visitatore: quello che vuole che l’insieme di oggetti abbia un senso se riesce a trascendere la pura materialità, per aprire l’orizzonte alle storie e alle vite. 

La casa e il museo sono le due anime dell’opera di Guatelli, la realizzazione, su due piani, di un’unica idea, quella della raccolta di oggetti capaci di concorrere a un grande testo sulla storia degli umili e del quotidiano.


La stanza delle latte.


Particolare di una composizione parietale nel salone;

È un museo sempre
in movimento, come
a voler riassumere
nell’attività continua
il senso dell’incompleto
e del non riducibile


Il museo, luogo della sperimentazione di una possibile museografia e di scritture espositive (con la stanza delle ruote, lo scalone, la stanza dei giocattoli, il salone, la stanza della cucina e quella delle scarpe) e la casa in cui si esprime in maniera più evidente l’anima del collezionista (con la camera di Ettore, la stanza della musica, quella dei vetri e poi quella delle latte, degli orologi e il ballatoio delle ceramiche). Nella casa l’accumulo e la collocazione degli oggetti seguono logiche più interne, mappe della mente del collezionista che, seppur pensate anche per l’ospite visitatore, sono legate a tracciati più intimi, a una “visione del mondo” che prima di essere impresa espositiva è una riflessione in appunti, tracce, brani di scrittura aperti. 

La raccolta di Ozzano Taro è espressione di un collezionismo dell’aggiungere, del togliere e del reinventare. Provare e riprovare, ospitare nuovi oggetti magari trovati per caso presso qualche rigattiere, antiquario o raccoglitore, o cercati con pazienza e tenacia. Ogni nuovo arrivo di cose è stato motivo, per Guatelli, di completamento o di reinvenzione di parte della collezione. Il suo è un museo sempre in movimento, come a voler riassumere nel moto e nell’attività continua il senso dell’incompleto e del non riducibile, come è il tempo nel suo produrre storie e oggetti: nuovi, reinventati, ripensati, riutilizzati. 

Oggi il museo ha, negli oggetti esposti, il risultato fissato negli ultimi atti d’allestimento di Ettore Guatelli prima della sua morte, atti di un’esperienza di scrittura che oggi forse li avrebbe visti sostituiti da altri o in un’altra posizione, partecipanti a nuove composizioni o forse in altre stanze. 

Oggi la Fondazione Museo Ettore Guatelli ha assunto il compito di gestire l’eredità lasciata dal suo creatore e due associazioni, quella degli Amici di Ettore e del museo e il circolo Rondine, si adoperano per concorrere a sostenerne la vita. 

Nel Museo Guatelli ci sono oggetti impegnati in un brusio continuo, altri che improvvisamente gridano la loro presenza, per poi rientrare nel vociare sommesso della collezione. La meraviglia dell’ovvio, ricordava Ettore, è ogni oggetto la cui realizzazione e presenza rientrano nel vociare del quotidiano, in quelle frasi, parole e discorsi comuni, nei rapporti e nei fatti che organizzano la rete delle relazioni di tutti i giorni.


Stanza delle scarpe.


La stanza dei vetri.


La stanza dei vetri.

Ci sono invece oggetti che, alzata la voce e gridata la loro natura o particolarità, si rivelano nati dall’ingegno popolare e dalla creatività messa in campo e stimolata al fine di risolvere un problema inaspettato, per superare un ostacolo senza poter contare sull’ausilio di oggetti già presenti in corredi tradizionali. Oggetti inconsueti, originali, frutto di modifiche, trasformazioni o provenienti da un riuso portato all’estremo limite della loro materialità. Erano questi gli oggetti più amati da Ettore Guatelli, oggetti atti a confermare la regola attraverso il loro essere eccezione, spunto innovativo, soluzione geniale. 

Al “rattoppo”, nella collezione, è dedicata una particolare posizione. Si tratta di quegli oggetti che sono il risultato e l’espressione di un’esperienza umana che non rinunciava, per necessità, a un’opera di manutenzione continua, capace e ingegnosa. Sono pantaloni, scarpe, abiti, strofinacci, lenzuola, attrezzi, terrecotte, contenitori, che oggi si presentano come icone di un “modo di fare e di essere” che, lontano dalle logiche sazie dell’“usa e getta”, scandivano il “tempo delle cose” e la sostanza del tempo vissuto.


la stanza degli orologi.

Museo Ettore Guatelli

Ozzano Taro di Collecchio (Parma)
via Nazionale 130
aperto domenica e giorni festivi 10-12/15-18,
luglio e agosto domenica 16-19, chiuso dal 6 dicembre al 27 febbraio
da lunedì al sabato solo su prenotazione con almeno 24 ore di anticipo
telefono 0521-333601, info@museoguatelli.it
www.museoguatelli.it

ART E DOSSIER N. 332
ART E DOSSIER N. 332
MAGGIO 2016
In questo numero: LA VERTIGINE DELL'ACCUMULO Wunderkammer e collezionismi seriali. LA CUCINA E' ARTE?. BENI CULTURALI: il punto sulla riforma. EROINE E CONCUBINE: il mondo di Delacroix in mostra a Londra. IN MOSTRA Boccioni a Milano, Imagine a Venezia, Dimitrijevic a Torino.Direttore: Philippe Daverio