CATALOGHI E LIBRI
APRILE 2016
MEDIOEVO. NATURA E FIGURA
La raffigurazione dell’uomo e della natura nell’arte medievale
Il libro, coordinato da Carlotta Taddei, propone il testo riveduto e aggiornato sugli interventi di decine di medievisti partecipanti al Convegno internazionale di studi medievali tenutosi a Parma nel 2011. Il tema, “Natura e figura”, è talmente ampio che è impossibile anche solo sintetizzare. Ma è doveroso perlomeno ricordare che le più recenti ricerche degli storici dell’arte medievale hanno preso l’avvio dai saggi sulla storia della civiltà di Jacques Le Goff e Georges Duby, oltreché da quelli più vicini nel tempo di Jean-Claude Schmitt, Aron Jakovleviˇc Gureviˇ c ed Ernst Kantorowicz (e prima ancora dalla scuola del Warburg, con Panofsky e Gombrich in testa). La “rivoluzione” culturale iniziata con la scuola parigina delle “Annales” ha permesso di aprire nuovi metodi di ricerca anche nel campo della civiltà figurativa, alla quale peraltro i grandi storici hanno sempre guardato.
LE PIÙ BELLE STORIE DISNEY D'ARTE
L'INVISIBILE È REALE
Walter De Maria, nato ad Albany nel 1935, è scomparso da poco più di due anni a Los Angeles. Giunge opportuna, qui in Italia, la traduzione dell’intervista che l’artista-musicista rilasciò il 4 ottobre 1972 nella sede degli Archives of American Art dello Smithsonian Institution. Il titolo che il curatore e traduttore di quest’edizione italiana ha scelto, L’invisibile è reale, corrisponde a una dichiarazione dello stesso De Maria a commento di una delle sue installazioni site-specific più famose: Campo di fulmini, nota attraverso molte fotografie. In quell’occasione De Maria aveva installato in New Mexico, in un territorio desertico su un altopiano che pare quasi ai confini del mondo, quattrocento aste d’acciaio: veri e propri parafulmini, in grado di “assorbire” nel corso delle tempeste le scariche elettriche. Com’è ovvio, nell’intervista l’opera forse più emblematica della Land Art americana non viene mai menzionata, essendo stata realizzata almeno due anni dopo. Col senno di poi, tuttavia, leggendo questo testo si comprende meglio il principio che sta alla base di Campo di fulmini e di altre opere di De Maria. Citiamo, per esempio, il brano relativo alla sua propensione per materiali come l’alluminio e l’acciaio: «Ho usato esclusivamente materiali come l’alluminio e l’acciaio, che sono tra il bianco e il grigio. L’acciaio levigato è praticamente bianco, un bianco grigiastro, acceso; è il colore della luce, non è proprio bianco […], in un certo senso è luce pura». Come spiega Martore nella prefazione, l’intervista svela molti aspetti di una figura di grande spessore culturale, dagli interessi e dai talenti più disparati: un personaggio che in effetti per molti versi è rimasto finora, almeno in Europa, nonostante la fama e le mostre, piuttosto misterioso. Si leggono così non solo le sue idee in fatto d’arte ma anche i suoi rapporti con la musica d’avanguardia; chi ricorda, fra i tanti episodi, che De Maria rinunciò a metà anni Sessanta a suonare da batterista per i mitici Velvet Underground, per orientarsi con decisione alle arti visive?
ART E DOSSIER N. 331
APRILE 2016
In questo numero: SGUARDI L'occhio nell'arte tra mito e fascinazione. STEREOTIPI Immagini d'oriente nella pittura occidentale. MITI D'OGGI Puer aeternus Murakami. LONDRA Nuove sale al V&A. IN MOSTRA Piero della Francesca a Forlì, Correggio e Parmigianino a Roma, Severini a Mamiano, Matisse a Torino.Direttore: Philippe Daverio.