Arte contemporanea


Il futurodi Miart

Cristina Baldacci

Quando quattro anni fa assunse la direzione di Miart, Vincenzo de Bellis aveva le idee chiare: voleva ridare prestigio internazionale alla fiera di Milano come centro di produzione d’arte; favorire il dialogo tra ieri e oggi; creare una relazione sinergica tra i padiglioni e la città coinvolgendo diversi attori e istituzioni. Con la consapevolezza che la fiera è prima di tutto una mostra mercato e che il ruolo del suo direttore artistico è «suggerire una determinata atmosfera, dopodiché ciascuno è libero di agire per suo conto». Nelle passate edizioni e in quella che si apre l’8 aprile, de Bellis ha però innegabilmente lasciato il segno e preparato il terreno per il futuro. Lo abbiamo intervistato. 

Quest’anno si è aggiunta una nuova sezione con nove gallerie che ripercorrono l’ultimo secolo per decenni. Da dov’è nata l’idea? 

Come “THENnow”, basata sul confronto tra un artista storico e uno contemporaneo, anche “Decades” risponde alla necessità di rileggere il rapporto passato-presente in una doppia chiave: concettuale e allestitiva. Ma nasce anche dal desiderio di avere in fiera opere che altrimenti non verrebbero mostrate, perché non in linea con le recenti mode del mercato. Con tutte le gallerie abbiamo ricostruito quella che è stata la loro identità in un determinato decennio. Ne sono scaturiti una serie di autoritratti: Matteucci con il futurismo; Sperone non con l’Arte povera, ma con l’astrattismo anni Trenta; Southern con Lynn Chadwick e la scultura anni Cinquanta; Werner con una grande Linea di Manzoni del 1961; Stein con il remake della personale di Mondino (1966), in occasione del suo cinquantenario; la Galleria dello Scudo con il ciclo De America (1976-1977) di Vedova; Saltoun con gli anni Settanta; Wilkinson con la “Picture Generation” degli anni Ottanta; e Guenzani con Stefano Arienti (anni Novanta). 

La sezione “Object” accosta arte e design. Il limite tra i due è sempre più sottile? 

È una sovrapposizione in atto da tempo. Penso a Gio Ponti, che è stato più artista di tanti artisti, maestro per le nuove generazioni e collezionista. Ma anche a tutti i più grandi musei di arte contemporanea, dal MoMA al Pompidou, che hanno un dipartimento di design, o alle gallerie che non distinguono più tra l’una e l’altra forma d’arte. Milano è la capitale del design nel mondo, ma rappresenta molto più il design industriale di quello sperimentale. Il modello a cui guardare è il Fuorisalone, che espone oggetti di carattere più artigianale, com’era per il design degli inizi, portandoli al di fuori della fiera. Rispetto alle edizioni precedenti, quest’anno “Object” ha un taglio più contemporaneo: molti oggetti sono di nuova produzione, come quelli che i Formafantasma presentano con O. Roma. 

Quanto è importante fare gruppo e rete? 

Da soli non si va da nessuna parte. Da subito, ho voluto creare un contesto di situazioni e collaborare con chi ritenevo stesse dicendo qualcosa di nuovo. Così faccio tuttora. Considero la fiera un amplificatore a livello globale e anche uno strumento educativo, un mezzo per tenersi sempre aggiornati. Oggi le fiere sono ciò che le biennali sono state negli anni Novanta. Internet ha impresso una tale velocità sulla conoscenza dell’arte contemporanea che per le istituzioni è diventato quasi impossibile tenere il passo. Una fiera raduna circa mille artisti ed è una realtà necessaria per dare sfogo all’enorme produzione d’arte attuale e alla curiosità del pubblico. 

Certo, anche la fiera è un’istituzione, però ben più dinamica. È un museo temporaneo con interessi economici, ma anche d’interesse culturale.


Il direttore di Miart, Vincenzo de Bellis, ci racconta le novità del 2016


Silvia Levenson 23 lb of love (2015).

Miart - Fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea

Milano, Fiera Milano City
8 - 10 aprile
www.miart.it

ART E DOSSIER N. 331
ART E DOSSIER N. 331
APRILE 2016
In questo numero: SGUARDI L'occhio nell'arte tra mito e fascinazione. STEREOTIPI Immagini d'oriente nella pittura occidentale. MITI D'OGGI Puer aeternus Murakami. LONDRA Nuove sale al V&A. IN MOSTRA Piero della Francesca a Forlì, Correggio e Parmigianino a Roma, Severini a Mamiano, Matisse a Torino.Direttore: Philippe Daverio.