In tendenza


un CaleidosCopio
di Culture

di Daniele Liberanome

Bonaccia negli anni Duemila, picco nel 2012 e ripresa nel 2015 per le opere di Wifredo Lam, intrise di un surrealismo ricco di simbologie africane e oceaniche

Caleidoscopio di culture capace di coniugare le ultime tendenze artistiche di Parigi con l’antica cultura afrocubana, Wifredo Lam (1902-1982) si vende bene, ma non benissimo. I suoi prezzi top sono milionari, ma non seguono la crescita impetuosa dell’arte del dopoguerra di alto rango; dopo una lunga bonaccia negli anni Duemila, il suo mercato ha vissuto un picco nel 2012 per poi ricadere e poi riprendere un segno positivo nel 2015. Lam, cognome che tradisce l’origine cinese del padre, nacque e si formò a Cuba, almeno fino a quando non vinse una borsa di studio per spostarsi in Europa. Lì, invece di precipitarsi a Parigi come tutti, si fermò per oltre un decennio in Spagna, ancor oggi ponte culturale fra Vecchio continente e Nuovo mondo; scoprì Brueghel, Goya e i classici, e soprattutto un loro insospettabile rapporto con la tradizione caraibica. Prese posizioni politiche forti, combattendo con la Repubblica spagnola contro i fascisti di Franco, motivo in più per essere accolto a braccia aperte da Picasso, quando, nel 1938, finì per arrivare nella Ville Lumière. È proprio in Francia che si legò ai surrealisti e ai movimenti dell’avanguardia artistica del tempo e anche a New York lo si vedeva con gli artisti più aperti alla sperimentazione, come il gruppo Cobra.

Con tutto questo bagaglio, elaborò il suo stile più noto e riconoscibile, un surrealismo ricco di simbologie africane e oceaniche; facevano parte del suo mondo infantile visto che la madre era una sorta di santona, ma le assorbì meglio durante il viaggio a Cuba del 1942, quando venne accompagnato e influenzato da André Breton. Opera tipica in questo stile è Idolo (Oya/Divinità dell’aria e della morte), un quadro in cui campeggiano alcune figure stilizzate, niente altro che una serie di divinità del pantheon del popolo africano Yoruba. In Idolo tutto parla della commistione di culture e culti diversi a partire dalla stessa Oya, dea venerata sia in Africa che nei Caraibi, che non viene chiaramente individuata: è la figura in trance in primo piano o una delle altre? Idolo era transitato dalla celebre Galerie Pierre (Pierre Loeb) di Parigi, dove prima della seconda guerra mondiale avevano esposto Chagall e Braque, e dopo, complice un soggiorno di Pierre Loeb a Cuba, anche artisti come Vieira da Silva e Sergio de Castro.

Nella galleria parigina, Idolo era stato apprezzato e acquistato da un ricco venezuelano, che poi l’aveva messo in asta da Sotheby’s di New York il 23-24 maggio 2012 ottenendo un risultato sensazionale: 3,5 milioni di euro sborsati da un altro sudamericano; oltre il doppio della stima, che a tutt’oggi costituisce il prezzo più alto mai pagato per un Lam. Tanto successo è dovuto certo all’ottimo periodo di mercato - il 2012 fu un anno più che positivo per l’artista -, ma anche per la datazione, perché il lavoro risale al periodo in cui l’artista si trovava a L’Avana, fra il 1941 e il 1952, che è quello preferito dai collezionisti.

Delle quindici opere più care passate in asta, solo due non risalgono a quegli anni. Del 1947 è Presagi, incentrata su una tipica figura ibrida ripresa dal pantheon afrocubano, di apparenza ominide, ma con più volti triangolari come maschere africane, e pezzi di corpo (mani, testicoli, colli) uniti in modo inusuale, tale da trasmettere un senso di tensione, di gravità.

Fino al 26 maggio dello scorso anno Presagi era rimasta in collezioni private, prima italiane e poi francesi; ma quel giorno Phillips di New York l’ha venduta per 2,4 milioni di euro, segnando una ripresa del mercato dopo diversi passaggi a vuoto per le opere di Lam. Del resto Les Oiseaux Voilés, datato 1945 e simile a Idolo per l’uso concentrato di colore in una piccola sezione del quadro, è stato scambiato da Sotheby’s il 26 maggio 2015 a New York per oltre un milione di euro, mentre la stessa casa l’aveva venduto nello stesso luogo esattamente quattro anni prima per meno di 700mila euro.

Avvisaglie positive dal mercato si erano colte fin dalla fine dell’anno scorso. Un Senza titolo del 1947 dallo stile, figurazione e colori simili a Presagi - ma ben più piccolo di dimensioni - era passato da Christie’s di Londra il 24-25 novembre 2014 per 310mila euro. Non una cifra milionaria ma cinque volte più del prezzo che aveva pagato l’acquirente quindici anni prima, il 10 dicembre 1998 da Sotheby’s a New York. Altre opere di Lam che si vendono bene sono quelle degli anni Sessanta, specie se di grandi dimensioni, cioè circa 2,5 x 2 metri. Nell’ottimo 2012 (Parigi, 5 dicembre) Sotheby’s vendette anche Pittura, noi ti aspettiamo: una serie di figure ibride, ma più geometriche, e colte in movimenti meno accentuati rispetto a quelle realizzate durante la permanenza dell’artista a L’Avana. L’eccellente risultato - 3 milioni di euro - colloca l’opera al secondo posto fra quelle più care di Lam. Meno apprezzati sono i quadri di metà anni Cinquanta e decisamente ancor meno sono quelli giovanili, degli anni Venti-Trenta, con l’unica eccezione di Donna che si pettina i capelli (450mila euro, Christie’s, New York, 26-27 maggio 2011). Resta da vedere se il buon momento di mercato di Lam si tradurrà presto in risultati superiori ai top lot del 2012.


Les Oiseaux Voilés (1945).

ART E DOSSIER N. 328
ART E DOSSIER N. 328
GENNAIO 2016
In questo numero: DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Capolavori dal Detroit Institute of Arts in mostra a Genova. COME TI VESTI DIAVOLO? L'inferno cinese, in frac e cilindro, demoni latini, le corna apotropaiche, il lato oscuro di Giovanni Gastel. IN MOSTRA De Chirico, Lam, El Greco. Direttore: Philippe Daverio