Il gusto dell'arte


parca nel cibo,
raffinaTa nello sTile

di Ludovica Sebregondi

Un viaggio nel Bel Paese alla scoperta delle tradizioni culturali e sociali che legano arte e cucina regionale. Prima tappa: Lombardia

tavola elegantissima, ma parca quanto a cibo è quella allestita in occasione delle nozze di Teodolinda con Agilulfo, nel ciclo della cattedrale di Monza firmato collettivamente dagli Zavattari, una famiglia di artisti-artigiani attivi in Lombardia nel Quattrocento. Era stato un importante momento della storia lombarda quello immortalato in molte delle quarantacinque scene: la regina cattolica, rimasta vedova di Autari, poté scegliersi un secondo marito che sarebbe divenuto re dei longobardi. Il matrimonio ebbe luogo nel 590 e poco dopo l’ariano Agilulfo, duca di Torino, si convertì anche lui al cattolicesimo e la coppia riuscì, con l’appoggio di papa Gregorio Magno, a far convertire l’intero popolo longobardo dall’arianesimo al cattolicesimo, organizzando un regno retto da una dinastia ereditaria.

Le scene del ciclo pittorico degli Zavattari, di tono fiabesco e “cortese”, costituiscono uno dei più importanti esempi del Gotico internazionale, non solo lombardo, per l’eleganza delle esili architetture, l’uso di decorazioni a pastiglia, gli scenari affollati, gli abiti sontuosi che fanno apparire la cappella che ospita il ciclo una gigantesca e sontuosa miniatura. La prevalenza di narrazioni legate alle vicende matrimoniali della regina ha fatto ipotizzare un rapporto con le nozze fra Bianca Maria, figlia di Filippo Maria Visconti, duca di Milano e Francesco Sforza avvenute nel 1441, in un momento prossimo alla committenza della decorazione della cappella. Lo Sforza pensava con lo sposalizio di aprirsi la strada al potere, e significativo sarebbe dunque il riferimento ad altro matrimonio in cui una donna aveva avuto un ruolo fondamentale nel passaggio da una stirpe a un’altra.

Parca dunque la tavola, ma assai raffinata, per i dolci serviti in preziose suppellettili dorate e per l’ampio rilievo concesso a elementi di contorno quali l’accompagnamento musicale; forte, dunque, il contrasto con le maniere stigmatizzate tra Due e Trecento dal milanese Bonvesin de la Riva nelle Cinquanta cortesie da desco. Solo per citarne una, trattando dell’uso del cucchiaio consiglia: «No sorbiliar draboca quand tu mangi con cugial / Quel hom e quella femena k’entro cugial forfolia, / fa sì com’ fa la bestia ke mangia la corobia [cioè l’acqua fangosa]». Il cucchiaio per sorbire la minestra ritorna nell’affollata scena delle Cucine economiche di Porta nuova dipinta da Attilio Pusterla (Milano 1862 - Woodcliff, Stati Uniti, 1941). Una pittura di denuncia, che illustra la vita proletaria di fine Ottocento, con i milanesi in difficoltà che si sfamano alle “cucine economiche” aperte nel 1883 presso Porta nuova, che offrivano pasti di buona qualità a prezzi agevolati. Forte l’attenzione al dato reale nel dipinto, che mostra l’accalcarsi nel vastissimo ambiente degli ospiti seduti sulle panche davanti a tavoli di legno su cui posano pane, ciotole per la minestra, insieme a grandi contenitori per l’acqua. Arte dai forti contenuti sociali che presenta uomini e donne, quasi tutti col capo chino, concentrati sull’esigenza primaria dello sfamarsi.


Attilio Pusterla, Alle cucine economiche di Porta nuova (1886-1887), Milano, Galleria d’arte moderna.

ART E DOSSIER N. 328
ART E DOSSIER N. 328
GENNAIO 2016
In questo numero: DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Capolavori dal Detroit Institute of Arts in mostra a Genova. COME TI VESTI DIAVOLO? L'inferno cinese, in frac e cilindro, demoni latini, le corna apotropaiche, il lato oscuro di Giovanni Gastel. IN MOSTRA De Chirico, Lam, El Greco. Direttore: Philippe Daverio