Il Museo immaginario


l’incredibile storia di gerda w.
e del suo strano marito

di Alfredo Accatino - Il Museo Immaginario
ilmuseoimmaginario.blogspot.it

Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: Gerda Wegener

No. Non la conoscevo. E mi è capitato per caso, surfando in rete, di scoprire una sua gouache ambigua e coinvolgente. Quella pittura intrigante, che ti si siede accanto, ti sussurra all’orecchio e ti comunica cose non banali. Cliccando sul nome dell’autrice, mi sono poi apparse, una dopo l’altra, immagini sempre inedite per inquadrature, taglio, stile. Donne eteree ed eleganti, tra modernismo e Liberty, dallo sguardo profondo, sempre un po’ in tralice, dagli occhi bistrati. Alternate a sequenze di pornografia esplicita, pur venata di quel filo di Art Nouveau, che sa rendere romantica anche una “gang bang”.

Ho fatto cosi la conoscenza di Gerda Wegener, danese di nascita, francese di famiglia, nata nel 1889 a Copenaghen, capace di esporre anche al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants, divenendo apprezzata collaboratrice di riviste come “Vogue”, “La Vie Parisienne”, “Rire”, “La Baïonnette”. Prima di morire triste, povera e sola nel 1940, dopo aver seguito in Marocco il secondo marito, l’italiano Fernando Porta, in una fallimentare e velleitaria spedizione culturale che sognava di aprire un atelier d’arte nella medina di Marrakesh. Operazione improbabile, decisamente “cool” per i tempi. Ma la storia non è questa.

Scopro, infatti, scorrendo le biografie, che il suo primo marito, Einar Wegener, artista di talento, avrebbe sacrificato la sua personale carriera per aiutare la giovane moglie a realizzare la propria, sino a percorrere, lui stesso, strade mai esplorate. Non solo la consiglia, la accudisce, gestisce per lei le faccende di casa, ma inizia a vestirsi da donna, nel segreto della casa, trasformandosi poco a poco nella modella preferita dalla moglie. Che, a sua volta, gli insegna l’arte del trucco, e che va personalmente a comprargli le “mise” che intende rappresentare.

Il gioco delle parti, evidentemente, prende un po’ la mano. Gerda, che nel frattempo è divenuta lesbica e musa artistica dell’amore saffico, non solo condivide la scelta del marito, ma lo sosterrà sino in fondo, quando lui arriverà a ipotizzare una cosa sino ad allora impensabile: diventare donna, a tutti gli effetti. Il tribunale danese, che riceve la domanda, a sorpresa la accetta, dimostrando una modernità che oggi stupisce.


Un giorno d’estate (Einar Wegener dietro il cavalletto, Lili nuda, Elna Tegner con la fisarmonica, la moglie dell’editore signora Guyot con il libro) (1927).

Ma questo non basta. Einar decide di sottoporsi, primo uomo nella storia, a un’operazione per cambiare sesso. Un “taglio con il passato”, che avviene nel 1930, grazie alla prima operazione registrata di vaginoplastica, che susciterà l’interesse morboso dei giornali del tempo.

Einar cambia il proprio nome in quello di Lili Elbe e, di fatto, l’operazione porta alla fine della storia d’amore e della complicità con Gerda e allo scioglimento del loro matrimonio, con un divorzio che verrà sancito per editto direttamente da re Gustavo.
Neanche Lili avrà, però, una storia a lieto fine. La chirurgia è agli inizi e ancora in fase sperimentale, i trattamenti sono dolorosi e invasivi. In poco più di un anno si sottopone a cinque operazioni, e nel 1931 muore di infezione, secondo la leggenda, causata dal rigetto avvenuto durante il trapianto di utero, da lei voluto per cercare di rimanere incinta.
Era quindi Einar, e sempre Einar, ognuna di quelle donne dallo sguardo provocante e pensoso che tanto mi avevano intrigato? Sicuramente sì, come dimostra il suo ultimo ritratto scosciato e la foto in bianco e nero del classico “prima” e “dopo” pubblicata con grande scandalo sui giornali dell’epoca.
Era solo questo il segreto dell’arte erotica di Gerda, capace di fermare con un colpo di pennello un battito di ciglia? Non lo so. Ma è alla luce di una storia maledetta che mi piace presentarvi Gerda W. e suo marito Einar, Lili Elbe. Perché l’amore trionfa sempre. Ma qualche volta fa un sacco di pasticci. 
A proposito. Nel 2015 è uscito il film The Danish Girl, di Tom Hooper, per raccontare questa storia, che forse per primi, alcuni anni fa, raccontammo in Italia. Una prima grande monografica, in Danimarca, ne celebra ora la vita e le opere. Amen.

Gerda Wegener

fino al 16 maggio
Ishøj (Danimarca), Arken Museum for Moderne Kunst
www.arken.dk

ART E DOSSIER N. 328
ART E DOSSIER N. 328
GENNAIO 2016
In questo numero: DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Capolavori dal Detroit Institute of Arts in mostra a Genova. COME TI VESTI DIAVOLO? L'inferno cinese, in frac e cilindro, demoni latini, le corna apotropaiche, il lato oscuro di Giovanni Gastel. IN MOSTRA De Chirico, Lam, El Greco. Direttore: Philippe Daverio