Ache servono le vituperate mostre che si intitolano da... a...? Spesso solo a fare da vetrina a capolavori messi in fila lungo un percorso privo di senso. A volte, però, come in questo caso - la mostra si intitola Dagli impressionisti a Picasso -, servono a riflettere su come e perché nasce una collezione, a che cosa pensavano coloro che l’hanno messa insieme, che impatto ha avuto sulla cultura del luogo in cui è stata costituita, come è vissuta e come ha evitato di morire. Quest’ultima impresa è la più recente e forse la più impegnativa tra quelle affrontate dal museo di Detroit. E qualche volta - è ancora il caso di questa mostra - servono a richiamare l’attenzione su un ruolo scomparso dalle nostre società, quello del filantropo.
Attraversando le sale di Palazzo ducale, a Genova, se non ci si fa distrarre dalla bellezza dei Picasso, Matisse, Renoir, Degas, Cézanne, Dix, Kirchner, Modigliani, Bonnard, Van Gogh, Monet, si può riflettere su tutte queste cose e ripercorrere una storia affascinante.
Nel 2013 la città di Detroit, Michigan, fa bancarotta. Il debito dell’amministrazione pubblica sfiora i venti miliardi di dollari. La città che nel 1904 mise al mondo la Model T progettata da Henry Ford, la “Motown” di General Motors e Chrysler, quella con la maggiore crescita industriale degli Stati Uniti, la città della Motown Records, del blues e di Madonna, è ormai stremata e spopolata da decenni di crisi dei consumi e dell’auto in particolare, dalla criminalità organizzata e dalle tensioni sociali. I servizi pubblici hanno smesso di funzionare, le ambulanze sono un terzo del necessario, un terzo dei cittadini vive sotto la soglia di povertà.
Che fare? Qualcuno, fra le autorità, si guarda intorno e vede la soluzione: il commissario straordinario propone di vendere le opere della collezione del Detroit Institute of Arts, il DIA. Sessantamila pezzi - molti dei quali difficili anche da stimare a prezzi di mercato - tra Van Eyck, Rembrandt, Rodin, Van Gogh (l’Autoritratto che vediamo alla mostra di Genova è valutato tra i cento e i centocinquanta milioni di dollari, è il primo autoritratto dell’artista che sia stato acquistato da un museo), Renoir, Picasso, Matisse, Moore...