Nell’estate del 1870 il grande Silvestro Lega (1826-1895) è un uomo devastato dal dolore più profondo: la sua amata Virginia scompare a soli trentacinque anni malata di tisi. Era stata musa ispiratrice del pittore, nonché sua compagna in una tormentata relazione amorosa. Il vuoto che la giovane lascia nella vita dell’artista è enorme, e la sua produzione inizia a risentirne. Ma l’arte e la serenità possono rifiorire anche dal buio più nero, e Silvestro Lega trova consolazione in un affettuoso rapporto d’amicizia con una ragazza di appena diciannove anni che, curiosità della sorte, ha lo stesso nome della donna del pittore: è Maria Virginia Fabbroni, figlia di Giuseppe, amico di lunga data di Silvestro, nonché suo committente. L’artista ha visto crescere “Mariuccia”, il nome che Silvestro decide di darle in confidenza. I due sono separati da venticinque anni d’età, ma ciò non impedisce loro di condividere la passione per l’arte e per la letteratura. Mariuccia è infatti una poetessa, autrice di alcuni componimenti che la critica ufficiale ha già accolto con successo. E il pittore diventa per lei, potremmo dire, una sorta di fratello maggiore.
L’appassionato e innocente fervore poetico della ragazza, i suoi spontanei moti di gioia, il sincero amore per l’arte infondono a Silvestro Lega nuova ispirazione per una pittura che cerca di scrollarsi di dosso il peso della disperazione. E tutto questo si traduce in uno splendido ritratto, eseguito nel 1870, che consegna Maria Virgina Fabbroni alla storia dell’arte. Il volto lieto è incorniciato da una chioma divisa in due voluminose bande raccolte all’indietro e lasciate ricadere sulle spalle, come voleva la moda delle ragazze del tempo. Il colorito roseo, con le gote lievemente arrossate, splendidamente reso dal pittore, ci comunica la candida freschezza della pelle della giovane donna. E i suoi occhi, scuri e gioiosi, dimostrano tutta la sua eccezionale vitalità. Il ritratto è ora visibile nella mostra Silvestro Lega. Storia di un’anima. Scoperte e rivelazioni, in corso fino al 1° novembre alla Fondazione Centro Matteucci per l’arte moderna di Viareggio (Lucca). Un’esposizione nuova e di alto livello, che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di documentare i rapporti tra Silvestro Lega e i Fabbroni con le opere del cosiddetto “ciclo Fabbroni”, riscoperte di recente, alcune delle quali mai presentate prima d’ora al pubblico. La retrospettiva ci trasporta nella quiete dell’Appennino forlivese e ci restituisce l’immagine di una famiglia della piccola nobiltà di provincia impegnata nelle proprie faccende quotidiane o in momenti di riposo, come nel dipinto La lettura del 1871, che vede Mariuccia assorta in un libro nel salotto della casa di Tredozio (nelle montagne tra Romagna e Toscana) assieme alla sorella Beatrice. Silvestro Lega fa ritorno a Firenze nel 1871, ma continua a coltivare il rapporto con Maria Virginia, e forse i due hanno anche modo di parlare del matrimonio che Mariuccia sogna con vivo trasporto. Ma, sventuratamente, Mariuccia viene a mancare il 10 agosto del 1878, pochi giorni prima delle sospirate nozze. La famiglia aveva sempre ostacolato la sua relazione con l’uomo che amava, in quanto non nobile, ma lei, da giovane donna colta ed emancipata qual era, aveva perseverato nel suo obiettivo. Per essere poi tragicamente vinta dalla stessa malattia che aveva portato via l’amore di Silvestro. L’artista conosce così un nuovo periodo di sconforto e di isolamento, ma sarà ancora la sua arte a dargli la forza di andare avanti e a permettergli di diventare uno dei pittori più originali del suo tempo, capace di declinare il realismo e la pittura di macchia secondo una propria visione intima e toccante.
«La storia dell’anima a cui allude il titolo della mostra», dicono i curatori Silvio Balloni e Giuliano Matteucci, «è quella di Silvestro Lega: la sua vicenda artistica e biografica vuol essere ricomposta in questa esposizione che unisce una ricerca scientifica durata anni - che ha portato nuove aggiunte al catalogo e la pubblicazione di diversi inediti che fanno luce soprattutto sulle transizioni tra le diverse fasi della sua arte - a un approccio più segnatamente didattico, perché la mostra offre l’occasione di approfondire il percorso evolutivo dell’arte di Silvestro Lega, l’artista che seppe forse produrre, in Italia, la pittura più moderna della sua epoca».