Nelle successive fasi della lavorazione, rocambolesche per i non addetti ai lavori, massima attenzione sarà data nel riprodurre con la più grande fedeltà la statua destinata a diventare bronzo. Il formatore, il cerista, il fonditore e il cesellatore hanno questo compito, diverso da quello dei maestri vetrai ma non meno importante. Ecco una descrizione semplificata del processo che porta alla realizzazione di una scultura in bronzo: lo scultore porta il modello in fonderia dove viene realizzato un calco in negativo, in silicone e gesso. All’interno del calco viene steso col pennello uno strato di cera calda dello stesso spessore che si vuole ottenere per il bronzo (di solito 5 millimetri). A questo punto, si riempie il vuoto interno della cera con un composto di terra refrattaria e acqua. Una volta indurito, si stacca il negativo, liberando la cera. Si ottiene così l’esatta copia in cera del modello originale e si procede alla meticolosa copertura della statua in cera, sempre con materiale refrattario, ottenendo una forma che copre tutto. Si mette quindi la forma ottenuta in forno. Raggiunta la temperatura di seicento gradi la cera si scioglie, annullandosi e lasciando un vuoto che viene riempito dal bronzo fuso, immesso attraverso canalizzazioni precedentemente preparate.
«Sono nato nel bronzo», racconta Franco De Andreis, titolare dell’omonima fonderia alle porte di Milano, «eppure, ancora oggi, dopo cinquant’anni, ogni volta che c’è la colata, mi emoziono». Inizia ora un’attesa ansiosa che durerà minimo un giorno. Bisogna consentire al bronzo di raffreddarsi prima di liberarlo dal refrattario. «Al primo colpo d’occhio», rivela lo scultore Paolo Borghi, «capisco subito se la fusione è riuscita. Dopo tanto lavoro, è il momento della verità aspettato da tutti». Il formatore, il cerista, il fonditore hanno già svolto il loro compito. Toccherà al cesellatore lavorare la superficie della scultura e creare la prima patina.
Il land artist italiano Giuliano Mauri (1938-2009), quando, nel 2001, ha progettato la sua Cattedrale vegetale in Val di Sella (Trento), ha guardato in là, si è prefigurato il decadimento delle ottanta colonne di legno di nocciolo e di castagno e ha piantato all’interno di esse ottanta carpini, alberi che vivranno anche dopo la sparizione delle colonne. La Cattedrale vegetale, fra cent’anni, sarà dunque diversa ma sempre opera dello stesso autore. Anche lo scultore che lavora il bronzo sa che quando lui non ci sarà più il tempo continuerà a modificare la superficie della sua opera, migliorandola, dandole una storia e delle patine nuove che nobilitano la lega composta al novantacinque per cento di rame e al cinque per cento di stagno. In Scandinavia, per esempio, le grandi sculture in bronzo frustate dalle onde e dall’aria del mar Baltico, col passare degli anni e dei secoli hanno acquisito una stupenda patina rosso-verde.
Il considerevole valore delle opere in bronzo ha inevitabilmente attratto nel corso dei secoli i falsari. Spesso si è trattato della riutilizzazione di bronzi originali usati come modelli. In questi casi, la nuova fusione avrà dimensioni diverse, più ridotte.
Peter Matthaes, direttore del Museo d’arte e scienza di Milano, la cui attività è in gran parte dedicata a dirimere, a spiegare e certificare il vero e il falso, ci illustra come non sia facile verificare l’autenticità di un oggetto in bronzo perché non esiste un metodo di datazione assoluta per il metallo. «Le possibilità di accertamento aumentano per i reperti più antichi come quelli archeologici. Ogni volta che l’oggetto possiede una patina (tipicamente, nei bronzi antichi, è di colore verde e/o rosso) questa può essere analizzata al fine di capire se è il risultato di un naturale processo di alterazione del metallo o se invece è il frutto di un’operazione di falsificazione».
Alla fonderia Battaglia di Milano hanno realizzato in passato, fra gli altri, le loro sculture in bronzo Adolfo Wildt, Lucio Fontana, Giacomo Manzù, Marino Marini e, oggi, Giuseppe Penone, Velasco Vitali e Kengiro Azuma che sta ultimando il lavoro MU-141 “La vita infinita”, opera spirituale che a maggio verrà collocata nei pressi del portone degli Acattolici nell’ala ovest del Cimitero monumentale di Milano.
Matteo Visconti di Modrone, proprietario e direttore artistico della fonderia Battaglia, racconta del suo rapporto col Centro per la conservazione e valorizzazione dei Beni culturali del Politecnico di Milano, e della costante cooperazione con i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico. «Per un gallerista è impossibile smascherare un falso ben eseguito. Ci vuole l’occhio di un bravo fonditore. A volte noi riscontriamo alcuni “difetti” tipici della nostra fonderia. Sono segreti di lavorazione che rivelano il nostro DNA. In questi casi, l’oggetto è buono».
Luigi Maccaferri, collezionista di figure in bronzo francesi e italiane dell’Ottocento e del Novecento, tenuti in conto tutti i criteri del caso per evitare incauti acquisti, dopo tanti anni di esperienza, ha stabilito un suo personale metro di valutazione: «Se è vivo, è vero».