Grandi mostre. 1
Jacob Lawrence a New York

the great
migration

Il primo grande esodo afroamericano (1915-1930) da Sud a Nord degli Stati Uniti è celebrato, a un secolo di distanza, con una mostra al MoMA. Rappresentante significativo di un popolo oppresso dal razzismo e costretto a vivere in condizioni disperate è Jacob Lawrence che, con i suoi sessanta pannelli, ripercorre il drammatico cammino di milioni di persone verso l’indipendenza e la libertà.

Elena Agudio

È circa un secolo fa che gli Stati Uniti venivano attraversati da quell’impressionante e a dir poco epica migrazione di massa conosciuta come “Great Migration” o grande migrazione afroamericana: un movimento di più di sei milioni di individui di origine africana in fuga dalle regioni rurali del Sud verso le città del Nord, dell’Ovest e del Midwest, alla ricerca di opportunità di lavoro e di condizioni di vita migliori. Si distingue tra una prima grande migrazione (1915-1930) e una seconda, dopo la Grande depressione, tra il 1940 e il 1970. 


I neri che scelsero di cambiare il proprio destino cercando nuove realtà in città come New York, Chicago, Detroit scrissero la storia di un “nuovo” mondo


L’oppressione razzista degli stati del Sud, gli innumerevoli atti di linciaggio e il miserabile status di segregazione a cui le cosiddette leggi “Jim Crow” (l’origine del nome pare risalire a Jump Jim Crow, una canzone-balletto caricatura degli afroamericani comparsa per la prima volta nel 1832) costringevano i neri e i membri di gruppi razziali non bianchi, spinsero le persone di colore alla radicale scelta dell’esodo. Un esodo disperato, che in qualche modo oggi ricorda quello dei migranti e dei rifugiati che si avventurano nel Mediterraneo per raggiungere la “fortezza” dell’Europa, ma anche un atto di orgoglio e d’indipendenza, come scrive la scrittrice premio Pulitzer Isabel Wilkerson nel suo libro Al calore di soli lontani. Il racconto epico della Grande migrazione afroamericana, descrivendo la Grande migrazione come «il primo gesto di indipendenza di massa di un popolo che ha vissuto più da schiavo che da libero nella propria nazione»(*). Un viaggio odissiaco, pieno di insidie e senza alcuna protezione statale o legale, per sfuggire come da una maledizione o da un’epidemia e raggiungere il sogno della libertà e dell’autodeterminazione. Come i migranti del Vecchio Mondo che sbarcavano a Ellis Island per fare fortuna, inseguendo la promessa dell’American dream, così i neri scelsero di cambiare il proprio infame destino cercando nuove realtà in città come New York, Chicago, Detroit, Cleveland, Oakland, Los Angeles. Certamente non migliorarono solamente le loro condizioni di esistenza, ma modificarono il tessuto sociale ed economico della nazione intera e - con la lotta politica e la resistenza quotidiana e radicale - scrissero la storia di un “nuovo” mondo. 

È per il centenario di questo momento drammatico e cruciale della storia americana che il MoMa - Museum of Modern Art di New York ha deciso di celebrare le gesta epiche dei protagonisti della Grande migrazione rendendo omaggio a uno dei più grandi artisti afroamericani del secolo scorso: Jacob Lawrence. 

Dal 3 aprile al 7 settembre la mostra One-Way Ticket: Jacob Lawrence’s Migration Series and Other Visions of the Great Movement North ripresenterà al pubblico la strepitosa serie di Lawrence, sessanta dipinti a tempera su pannelli di cartone eseguiti tra il 1940 e il 1941, quando l’autore era ventitreenne e viveva ad Harlem, originariamente intitolati The Migration of the Negro. Come in un grande racconto collettivo, la serie ritrae immagini di stazioni gremite di uomini e bauli, di neri treni, di alberi spogli e silhouette di figure piangenti, di fiamme e di individui con lo sguardo rivolto all’orizzonte. Lo stile è essenziale e drammatico, le immagini risultano vivide come quelle evocate dalle parole che Lawrence stesso scelse di apporre a ogni pannello, a descrivere la scena: «Lasciarono il Sud in gran numero. Arrivarono al Nord in gran numero», recita per esempio la didascalia del pannello n. 35.


Le opere illustrate in questo articolo, dove non diversamente indicato, riguardano i pannelli del ciclo The Migration Series (1940-1941) di Jacob Lawrence. Il pannello n. 1, Washington, Phillips Collection.


Gordon Parks, Harlem Newsboy, Harlem (New York) 1943, New York, MoMA - Museum of Modern Art.


Pannello n. 15, Washington, Phillips Collection.

(*) I. Wilkerson, Al calore di soli lontani. Il racconto epico della Grande migrazione afroamericana, (trad. L. Fusari), Milano 2012. Titolo originale: The Warmth of Other Suns: The Epic Story of America’s Great Migration, New York 2010: «The first mass act of independence by a people who were in bondage in this country for far longer than they have been free».

In riferimento al pannello n. 1 si legge: «Durante la prima guerra mondiale ci fu una grande migrazione verso Nord di afroamericani del Sud». Il pannello n. 2, illustrato con uomini in cammino sotto un cielo di corvi neri come minacciosi aerei da guerra, continua: «Da ogni città del Sud i migranti partirono in centinaia per viaggiare verso Nord». Il pannello n. 11 - reso drammatico dalla tragicità espressionista di una figura rossa e dal corpo striminzito di un bambino ai piedi del letto - porta la didascalia: «Il prezzo del cibo era raddoppiato a causa della guerra». Nel pannello n. 15 vediamo un uomo accovacciato a terra, schiacciato dal peso di un drammatico ramo a cui è appeso un cappio: «C’erano linciaggi». Ritratte di spalle, sedute su una panchina come ad aspettare la libertà: «Le famiglie arrivavano alla stazione molto presto. Non volevano perdere il treno» (n. 16). 

Nel pannello n. 53 gli afroamericani giungono finalmente nell’agognato Nord, dove incontrano una nuova vita, ma dove nuovi ghetti li attendono insieme alla scoperta di una guerra tra simili: poveri contro poveri, neri contro neri. Così la didascalia: «Gli afroamericani da tempo stabilitisi nelle città del Nord incontrarono i migranti con distacco e disdegno». Il pannello n. 55 annuncia: «I migranti, essendosi trasferiti in un ambiente affollato e malsano, presto contrassero la tubercolosi. Il tasso di mortalità crebbe». La serie si conclude con le parole del cartone n. 60 che recita: «Al Nord avevano il diritto di voto […] e i migranti continuarono ad arrivare». Lawrence arrivò ad Harlem tredicenne, dopo aver vissuto in New Jersey e in Pennsylvania. Sua madre era nata in Virginia e suo padre in South Carolina.


Pannello n. 14, New York, MoMA - Museum of Modern Art.

Il pannello n. 3. Entrambi sono conservati alla Phillips Collection di Washington.


Il pannello n. 17;

One-Way Ticket. Jacob Lawrence’s Migration Series and Other Visions of the Great Movement North

a cura di Leah Dickerman e Jodi Roberts
New York, MoMA - Museum of Modern Art
11 West 53rd Street
orario 10.30-17.30, venerdì 10.30-20
dal 3 aprile al 7 settembre
www.moma.org

ART E DOSSIER N. 319
ART E DOSSIER N. 319
MARZO 2015
In questo numero: EROS FUORI PORTA Il corpo e la campagna, seduzioni boschive nella pittura veneta, in Stanley Spencer, in Courbet, nel Romanticismo tedesco. VAN GOGH 125 ANNI DOPO Il nuovo museo e tutti gli eventi. IN MOSTRA: Jacob Lawrence, Morandi, Palma il Vecchio, Carpaccio.Direttore: Philippe Daverio