XXI secolo
L’Antico Testamento secondo Bruno Bordoli

DALLA TESTA AL QUADRO
passando dal cuore

A Porlezza, in provincia di Como, vive Bruno Bordoli, l’unico pittore del piccolo comune. Espressionista autodidatta, ex maestro elementare, l’artista ha rivolto la sua attenzione all’illustrazione dell’Antico Testamento.
Oltre duecentocinquanta tavole dipinte con immediatezza, attraversate da un’ampia gamma cromatica e vissute con una sorprendente intensità.

Jean Blanchaert

In principio era la grande esplosione e la grande esplosione era presso Dio e la grande esplosione era Dio. Dio disse: «Sia il Big Bang» e il Big Bang fu. Dio vide che il Big Bang era cosa buona. Quindici miliardi di anni fa. Passò qualche tempo, fin quando, cinque milioni di anni or sono, uno scimpanzé fu così coraggioso da alzarsi in piedi, avventurandosi in una nuova dimensione. Il nostro progenitore dovette quindi sviluppare il cervello, per poter usare le mani, ora libere, divenute strumenti di precisione a nostra disposizione. Due milioni e mezzo di anni fa, milioni di ominidi maneggiavano temperini, non svizzeri ma africani, per procurarsi il cibo (con successo) e cercare di difendersi dai grandi felini (senza successo). 

Trecentomila anni or sono, l’homo sapiens aveva ormai un cervello molto più sviluppato di prima. Duecentomila anni fa la laringe si spostò verso il basso e l’uomo abbandonò i versi e cominciò a parlare. Settantamila anni fa ecco le prime incisioni rupestri nelle quali gli uomini di Neanderthal raccontano ai posteri la propria vita. Diciassettemila anni or sono questi pittogrammi diventano, nelle grotte di Lascaux, dei meravigliosi affreschi. 

Dopo la parola, s’avvicina anche la scrittura che arriva verso l’anno 3000 prima dell’era corrente. È in quel periodo che un uomo buono come Noè fu scelto da Dio per salvare l’umanità che si era corrotta. Un po’ più di mille anni dopo, nel 1850 a.C. circa, fu Abramo, uomo intelligente e giusto che aveva intuito il monoteismo, a essere chiamato dal Signore che fece di lui il primo degli ebrei, il popolo del Libro. Mancano seicento anni all’episodio chiave, la consegna a Mosè da parte di Dio, sul monte Sinai, delle tavole della legge, i dieci comandamenti inderogabili. Siamo già nella Bibbia, libro sacro per ebrei, cristiani e musulmani dove si racconta come il Creatore fece luce e la divise dalle tenebre. E fu sera, e fu mattina, il primo giorno. Era il 6 ottobre 3760 prima dell’era volgare, nel mese ebraico di Tishrì.


Le illustrazioni di Bruno Bordoli sull’Antico Testamento sono state realizzate dal 2007 al 2013. «Quando Mosè scese dal monte Sinai, le due tavole della testimonianza erano in mano sua» (Esodo 34, 29).


«Ma egli fu trafitto a causa dei nostri peccati, fu schiacciato a causa delle nostre colpe» (Isaia 53, 5).

Bruno Bordoli dipinge in stato di trance. Separa, sgozza, invoca, prega, vola, muore, ama e ci fa vivere le viscere di ciò che leggiamo


Quel ramo del lago di Lugano, che volge a Oriente tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, viene, quasi a un tratto, a restringersi in corrispondenza del paese di Porlezza. Vive, a Porlezza, un solo pittore. È Bruno Bordoli, espressionista autodidatta, che da ben mezzo secolo racconta storie a olio, un tempo su tela, oggi su cartoncino. Anche di grandi dimensioni. Otto anni or sono si è immerso nell’illustrazione dell’Antico Testamento che ha portato a termine dopo aver dipinto ben duecentosettantuno tavole. L’ex fiordo (il lago di Lugano è frutto di una deglaciazione) è circondato da antiche valli nelle quali i modi arcaici del sentire e del parlare sono rimasti ibernati sino all’avvento dell’era informatica, vent’anni fa. «Persino le notizie da Milano», dice l’artista, «sembravano arrivare lì da molto lontano ». Pur avendo partecipato in modo attivo alla vita della sua città, Porlezza, Bruno Bordoli, d’istinto, forse inconsapevolmente, non ha voluto perdere gli ultimi istanti magici di una storia dell’uomo che dopo millenni non sarebbe mai più stata la stessa. Per trentaquattro anni ha fatto il maestro elementare nei paesini di montagna, gli stessi posti che dettero all’Europa l’arte dei magistri comacini, intelvesi e campionesi. Poco lontano da lì, a Oria, c’è il cupo e commovente piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro. 

Lo studio del pittore, da mezzo secolo, è simile a un igloo, separato dal mondo, dove l’artista continua il suo percorso narrativo in un dialogo non facile fra se stesso e i libri che lo ispirano. È un rifugio che non consente ad agenti esterni di distrarlo dalla pittura. Quando Alessandro Manzoni, per dribblare la censura austriaca, ambientò i Promessi sposi duecento anni prima, nel Seicento, non faticò molto, perché in quei due secoli i costumi arcaici e austeri della società lombarda sostanzialmente non erano cambiati e a metà dell’Ottocento la rivoluzione industriale era ancora ben lontana dall’Italia. Bruno Bordoli discende direttamente dalla mentalità controriformista borromaica. Nel suo caso non è una lotta contro Lutero, bensì una forte diffidenza nei confronti di una contemporaneità a lui estranea. 

Il pittore, uomo colto e distinto, ha scelto da subito di intraprendere un’impervia via espressiva fatta di segni rapidi, a volte quasi primari, totalmente liberi e dai colori sorprendenti. Un lavoro mai ammiccante, bello suo malgrado, che a volte si ferma a pochi millimetri dall’Art Brut. Bordoli non ha la polizia alle calcagna eppure dipinge con la rapidità di uno spray artist, di un graffitaro inseguito dalle forze dell’ordine, di un uomo delle caverne che abbia l’orso alla porta della grotta. 

Dice il pittore: «Il versetto che mi ha aiutato a raffigurare il volto di Dio senza patemi d’animo è “Dio creò gli uomini a norma della sua immagine” (Genesi 1,27). Se Dio ha creato l’uomo simile a sé ma non lo abbiamo mai veduto», continua Bordoli, «l’unico modo di immaginarlo è riferirsi all’uomo che Dio stesso ha creato a sua immagine. Quando Chagall ha illustrato brani biblici, si muoveva nel suo pane quotidiano, i caratteri della sua lingua madre, lo yiddish, sono i caratteri ebraici nei quali l’Antico Testamento è stato scritto. Egli poteva leggere correntemente il testo sacro che considerava “la principale fonte di poesia di tutti i tempi […] l’alfabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli (Marc Chagall, La mia vita, Milano 1998)”. La mia è invece un’interpretazione montanara della Bibbia, un’esegesi figurativa che viene da lontano, dalle Prealpi lombarde, ermeneutica semplice per uomini semplici». 

Bruno Bordoli sente il tempo che passa e ha ancora molte cose da fare. Anche per questo il suo stile è diventato sempre più stenografico, una sorta di elettrocardiogramma policromo, una macchina che trasferisce le impressioni primarie dalla testa al quadro, spesso passando dal cuore. In forma figurativa. Figurativa quanto basta, non una virgola in più. Quando ci descrive le incredibili storie della Bibbia, il libro dove c’è tutto, Bruno Bordoli dipinge in stato di trance. Separa, sgozza, invoca, procrea, ammonisce, prega, intima, guarisce, vola, muore, addita, impicca, ama, riflette, bastona, piange, crede, spera, soffre, vede, pecca, ignora, corre, contempla, vive e ci fa vivere le viscere di ciò che leggiamo. La caducità della vita, la legge del taglione, l’ammirazione per chi sa governare, la potenza di Dio e la sua bontà, il rispetto dei genitori, il sonno del giusto, la vana speranza dell’empio, la difficile misura di tutte le cose. Viaggiare nella Bibbia con Bruno Bordoli lascia un segno.


«Il Signore vide che si era spostato per vedere, e lo chiamò dal mezzo del roveto e disse: “Mosè, Mosè!”. E Mosè rispose: “Eccomi”» (Esodo 3, 4).

ART E DOSSIER N. 319
ART E DOSSIER N. 319
MARZO 2015
In questo numero: EROS FUORI PORTA Il corpo e la campagna, seduzioni boschive nella pittura veneta, in Stanley Spencer, in Courbet, nel Romanticismo tedesco. VAN GOGH 125 ANNI DOPO Il nuovo museo e tutti gli eventi. IN MOSTRA: Jacob Lawrence, Morandi, Palma il Vecchio, Carpaccio.Direttore: Philippe Daverio