(1) Esistono altre due versioni dello stesso quadro, entrambe senza il muretto in primo piano con la V incisa: una è collocata presso lo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest, mentre
l’altra è di ubicazione ignota.
(2) «Cenno adunque è un atto, o gesto del corpo, co’l quale senza parlare alcuna cosa significhiamo» (G. Bonifacio, Arte de’ cenni con la quale formandosi favella visibile, si tratta della muta eloquenza, che non è altro che un facondo silentio, Vicenza 1616, parte prima, p. 13).
(3) I gioielli indossati dalla giovane donna sono rimandi all’amore e alla verginità: la catena d’oro, con una gemma verde (probabilmente uno smeraldo, a cui si attribuisce il potere di cambiare colore in presenza di infedeltà, sopra cui è incisa una figura, probabilmente Eros) e con una perla pendente, simbolo di purezza; un braccialetto in oro e smeraldi. Il fiore d’arancio dell’acconciatura e l’abito, alla moda del primo Cinquecento veneto, rimandano alla cerimonia sponsale. La V presente sul muretto in primo piano sembrerebbe rimarcare l’allusione alla Virtus o alla Virginitas.
(4) La verginità è qui intesa secondo l’interpretazione di Ildegarda von Bingen, ovvero associata al verdeggiare (da “vireo” e “virere”), e il termine “virgo” è derivato da “virga” (ramoscello o virgulto). Cfr. G. Devoto, Avviamento all’etimologia italiana. Dizionario etimologico, Firenze 1967.
(5) Si veda il capitolo XXVIII, pp. 327-342.
(6) Il gesto a V compiuto anche da uomini è presente nelle seguenti opere: Luca Cambiaso, Venere e Adone (prima del 1565), Genova, Galleria Palazzo bianco; Cavalier d’Arpino, Diana e Atteone (1603-1606), Budapest, Szépmüvészeti Múzeum. Adone fa il segno in direzione del corno da caccia tenuto da Venere, mentre Atteone, trasformato in cervo da Diana, compie il gesto quando gli stanno crescendo le corna.
(7) Il segno a V fatto con le dita della mano ha origini molto antiche, forse legato al periodo in cui veniva adorato il Dio cornuto. Molto probabilmente ha i connotati del dio Pan: «Virgilio dice che gli antichi fecero le corna al dio Pane, accennando per quelle i raggi del Sole, e
le corna della luna» (G. Bonifacio, op. cit., parte I, p. 57). Il dio dell’armonia cosmica è raffigurato con le corna lunari sul capo nel quadro che Luca Signorelli dipinge attorno al 1490,
l’Educazione di Pan, opera distrutta nella seconda guerra mondiale. Il gesto ricreerebbe un rimando diretto alle corna. Nel tempo è stato trasmesso, forse per via iniziatica, diventando sia un segno di appartenenza a una setta eretica sia un gesto di difesa contro il maleficio. In questa accezione parrebbe essere stato utilizzato dallo scultore che ha realizzato i rilievi presenti nel Giudizio universale del Portale dei principi della cattedrale di Bamberga (anteriore al 1228). Qui il re, che compie il gesto puntando le dita a V della mano destra
verso il basso, è posto tra i dannati, vicino a un vescovo e a un uomo ricco che tiene una borsa piena di soldi, tutti descritti con un sorriso decisamente amaro e tenuti imprigionati dalla catena tirata da un diavolo. Nell’impianto iconografico del portale il gesto non pare avere alcuna utilità, perché il re, punito dal giudizio divino, verrà condotto nell’inferno. Comunque l’artista documenta un gesto che nel Medioevo viene utilizzato per contrastare l’azione del diavolo o per accattivarsi il dio degli inferi. Cfr. J.C. Schmitt, Il gesto nel Medioevo, Bari-Roma 1999, pp. 298-299.
(8) Cfr. E. Verga, Intorno a due inediti documenti di stregheria milanese del secolo XIV, in “Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere”, s. II, vol. 32 (1899), pp. 165- 188; C. Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Torino 1972 e 1996, pp. 45-47.
(9) Si veda C. Ginzburg, op. cit., pp. 61-62, e note 2 e 3 a p. 62 con bibliografia sull’argomento.
(10) Alcuni episodi di caccia alle streghe (considerate adoratrici del demonio) sono testimoniati a partire dall’Alto Medioevo. Le donne sono perseguitate con l’accusa di modificare con la magia il tempo atmosferico in modo da danneggiare i raccolti e il bestiame. Gregorio VII ( 1076-1080) invita il re danese Harald a far cessare l’odio contro le donne accusate
di modificare il clima. Il Canon Episcopi, comparso nel De Synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis (906) del benedettino tedesco Reginone di Prüm, è il più antico documento europeo che parla di stregoneria. È una breve istruzione rivolta ai vescovi su come trattare la credenza popolare riguardo alle adepte di Diana che, secondo il mito, sono in grado di
volare per raggiungere di notte la riunione per adorare la dea lunare.
(11) L’opera, ora conservata nella Gemäldegalerie di Dresda, è stata interpretata come Venere dormiente, anche se non ci sono attributi per identificare con la giovane donna la figura della dea greca.
(12) Tenendo con la mano destra il lembo dell’abito, la ninfa di Palma accenna con le dita l’esoterica V, che la segnala come adepta del culto di Diana. Le numerose ninfe nude nel paesaggio potrebbero testimoniare l’adesione di molti artisti neoplatonici alla cosiddetta “religione naturale”, derivata dal “culto solare” degli umanisti ficiniani, una visione incentrata sul riconoscimento della forza