Denunciano tangenze innegabili con le opere in chiaro di Caravaggio tutti i dipinti a luce diurna, in cui il lorenese mette in scena azioni e personaggi reali. L’atmosfera sospesa, l’ambiguità delle azioni e delle espressioni e le accurate notazioni ritrattistiche e costumistiche sono tratti comuni ai due pittori. Sebbene non vi siano prove documentarie che la La Tour abbia visto di persona le opere di Caravaggio, egli ne adotta alcuni soggetti caratteristici nell’affascinante serie delle parabole moralizzanti costituita da: La buona ventura, Il baro con asso di fiori (al Kimbell Art Museum di Fort Worth) e Il baro con asso di quadri (al Louvre) la cui controversa datazione oscilla fra il 1619-1625, il 1630-1634 e il 1635-1640.
A lungo ritenuta un falso, La buona ventura è uno degli indiscussi capolavori dell’artista, dipinto forse per un cliente parigino dacché, accanto alla firma, un’iscrizione di pugno del pittore indica Lunéville come luogo di provenienza dell’opera(18).
La scena presentata è, a un tempo, enigmatica e coinvolgente. Una zingara si appresta a leggere la mano di un giovane elegante, il quale, concentrato sull’imminente divinazione non sembra accorgersi di essere la vittima di un doppio furto. Una delle zingare alle sue spalle sta infatti sottraendogli la borsa per passarla discretamente alla compagna dalla mano protesa mentre l’attraente fanciulla accanto a lui è in procinto di troncare la lunga catena a bandoliera per impossessarsene. Gli sguardi denunciano l’atmosfera carica di tensione. La mano al fianco in gesto di impazienza, il giovane guarda la zingara con un’espressione a un tempo curiosa e sospettosa laddove l’anziana gitana, con già in mano il compenso per i suoi servigi, sembra dirgli: «È tutto qui?».