Scorci prospettici vertiginosi e ardite prospettive fanno girare la testa nella Camera di Giove, probabilmente sala da pranzo, visto che al centro del soffitto il dio banchetta con Giunone, ma ancor più suggestivo è il Salone delle guardie, con la sua architettura illusoria dai molteplici punti di fuga, ideata dai quadraturisti bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli; sulla volta sono raffigurate le muse che presentano ad Apollo le opere letterarie promosse dai duchi estensi, mentre alle pareti musici, paggi, animali esotici si affacciano dalle balconate dipinte, senza dimenticare gli stemmi araldici del casato che sottolineano, se ce ne fosse bisogno, il messaggio insito nell’ambiente di rappresentanza. Il salone incantò anche gli illustri ospiti di Francesco I, Cristina di Svezia e Diego Velázquez, e quest’ultimo addirittura convinse i quadraturisti a trasferirsi a Madrid, alla corte di Filippo II.
Nei tre locali dedicati alla pubblica udienza dell’Appartamento del duca gli affreschi sono ancora più espliciti nel richiamare il tema portante del palazzo: dalla Camera della Fortuna si transita attraverso quella dell’Amore, con storie di sovrani e grandi condottieri che proprio per amore persero il senno, fino a giungere alla Camera delle virtù estensi, sulla cui volta Minerva, nelle vesti della Saggezza, calpesta i precedenti protagonisti, Amore e Fortuna: un buon governo deve infatti prevedere i voltafaccia della sorte (visione tutta machiavelliana) e controllare le passioni. Sulle pareti, a loggiato dipinto, scorrono le vicende storiche più gloriose del casato.
Si cambia nettamente registro nell’Appartamento stuccato, che si veste d’arte contemporanea: il progetto Monocromatic Light, generosamente sostenuto da Giuseppe Panza di Biumo, nel 2001 ha coinvolto sette artisti di fama internazionale per riallestire i vuoti lasciati dai quadri in origine ospitati entro le cornici stuccate, “riabitandole” con cinquantuno opere monocromatiche, appunto. Tra i nomi di spicco, Lawrence Carroll, David Simpson ed Ettore Spalletti, i cui lavori si offrono al visitatore con una carica cromatica fortemente emotiva, tratto che caratterizza tutta la produzione del pittore abruzzese.
La meraviglia non si esaurisce una volta usciti dal Palazzo ducale: prendendo la direzione del parco - che in origine si estendeva per ben dodici chilometri - si incontra la Peschiera, manufatto in cui la natura si pietrifica grazie all’artificio, come se fosse una “rovina”. Sorta per offrire momenti di svago alla corte e ai suoi ospiti - l’aquila estense campeggia indomita - e per potervi ambientare messe in scena teatrali sull’acqua, l’enorme macchina idraulica fu ideata da Bartolomeo Avanzini e dallo scenografo Gaspare Vigarani pensando agli apparati fontanieri della Roma barocca.
Ancora pochi passi e si accede alla Cavallerizza ducale, oggi sede di uno straordinario museo d’arte contemporanea. Lo popolano le sculture in ceramica del duo Bertozzi & Casoni di Imola che, dopo la partecipazione al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2009, ha conquistato la scena artistica attuale. Monumentali, iperrealiste, surreali e scintillanti, le loro opere chiudono idealmente un percorso che, dall’epoca barocca a oggi, suscita incanto e stupore.