Torniamo a parlare di cosa aspettarsi dal fatto di avere un museo, una propria galleria d’arte. «C’erano molte perplessità, prima dell’apertura, riguardo alla risposta del pubblico, ma è stata eccezionale. È vero che in molti sono venuti per via del palazzo - che per anni avevano visto fatiscente e che oggi è completamente restaurato -, quindi un po’ per curiosità. Ma, alla fine, questo è stato un modo per scoprire anche le mostre e il nostro programma culturale».
Le riflessioni di Sonia Lawson introducono a quella volontà di cambiamento che sta prendendo avvio in Africa a partire dalla sfera culturale. «Il lavoro da fare è ancora molto», chiarisce, ma l’impegno di una nuova generazione di persone formate, che hanno studiato, spesso all’estero, che lavorano per far crescere il loro paese è una prima, autorevole, risposta a un modello che tende a imporsi ormai in differenti Stati africani.
Palais de Lomé è davvero un luogo bellissimo. È dotato di un parco di undici ettari che si allunga verso l’oceano Atlantico. Le piante presenti sono una testimonianza della varietà geografica che caratterizza i paesaggi del Togo. Ci sono le piante marine e i vegetali tipici della costa sabbiosa; il giardino di palme e cactus, le felci e le liane che ci portano in una dimensione letteraria dell’Africa.
«A Lomé non ci sono parchi pubblici», continua Lawson, «nel parco del museo è allestita una serie di sculture di artisti del Togo e di altri paesi africani.
Quello che è nuovo in questo senso è il fatto che la gente ora va a passeggiare nel parco, lo sta vivendo». È stata una vera rivoluzione. «In un certo senso sì», riflette la direttrice. Il vostro programma culturale?, chiediamo.
«Oltre alle mostre, il nostro impegno è quello di creare sempre di più degli atelier per bambini, ragazzi, ma anche adulti per introdurli alle attività culturali del museo e questo lo faremo lavorando con artisti, scrittori e personalità del mondo della scienza. Stiamo lavorando anche alla costruzione di una collezione permanente, che all’inizio non era prevista. Quello che vorrei è creare un comitato per l’acquisizione delle opere e quindi riuscire ad avere un budget per il loro acquisto. Per ora le opere delle nostre esposizioni sono prestate, le rendiamo a fine mostra. Ma qualcosa, soprattutto in termini di pezzi di design, siamo riusciti ad acquisirlo». E riguardo ai vostri finanziamenti?, chiediamo ancora.
«La maggior parte delle nostre risorse sono pubbliche, lo stesso museo è stato restaurato esclusivamente con fondi pubblici. In questi primi mesi abbiamo organizzato molte attività, la gente ci segue con interesse. Per dare risposte esaustive dovremo certamente trovare degli sponsor, ma sono fiduciosa, fino a oggi è andato tutto bene», conclude Sonia Lawson.