XXI secolo 
Le opere di Jan Fabre a Napoli

ROSSO SANGUEROSSO CORALLO

Il Pio Monte della Misericordia, a Napoli, custodisce nella sua cappella, dallo scorso dicembre, quattro nuove sculture di Jan Fabre in dialogo permanente con le Sette opere di misericordia di Caravaggio e in perfetto equilibrio con le decorazioni in pietra del contesto secentesco.

Melania Rossi

Città che sorge in uno dei più bei golfi del Mediterraneo e allo stesso tempo è temerariamente costruita alle pendici del Vesuvio, Napoli trasmette emozioni forti e contrastanti. Indisciplinata, verace e raffinata, tra avanguardia e tradizione, alcuni tra i più grandi innovatori nelle arti di tutti i tempi hanno trovato qui ispirazione e libertà d’espressione.
Così è successo a Caravaggio, che all’inizio del 1600 ottiene a Napoli commissioni importanti, in cui può dare piena dimostrazione del suo più ardito naturalismo. Con un salto carpiato di qualche secolo, pensiamo poi a Joseph Beuys, la cui opera, La rivoluzione siamo noi (1972), fu scattata durante un soggiorno dell’artista a Capri, invitato a Napoli per la prima volta da Lucio Amelio e Pasquale Trisorio.
Così succede oggi a Jan Fabre, che nella città partenopea era già venuto all’inizio degli anni Ottanta, per le sperimentazioni teatrali di Mario Martone, Angelo Curti e Tomas Arana; in seguito il maestro belga porta a Napoli sia il suo teatro che la sua arte visiva e oggi il legame con la città si consolida in maniera indissolubile con una installazione permanente, che per i secoli che verranno farà compagnia a Sette opere di misericordia di Caravaggio, anche grazie al sostegno del collezionista e appassionato d’arte Gianfranco D’Amato.
Un “ensemble” di quattro sculture di oltre un metro di altezza realizzate in corallo rosso, ecco ciò che appare dal 21 dicembre scorso nelle nicchie laterali della chiesa del Pio Monte della Misericordia.
Questo evento straordinario arriva a seguito di Oro Rosso, la mostra napoletana di Fabre allestita da fine marzo a fine settembre 2019 in quattro luoghi contemporaneamente: Studio Trisorio, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Museo Madre e Pio Monte della Misericordia.


Le sculture di Jan Fabre, riprodotte in questo articolo sono state realizzate dall’artista belga nel 2019 per il Pio Monte della Misericordia a Napoli e destinate a esposizione permanente presso la cappella dello stesso istituto.
In apertura, La libertà della compassione.

Concrezioni formatesi nelle profondità del mare


Per quella occasione, l’artista ha voluto realizzare delle nuove sculture usando un materiale che avesse un forte legame con questa terra e così nasce l’idea del corallo. Fabre e i suoi assistenti hanno viaggiato più volte tra Anversa e Torre del Greco, in prossimità del capoluogo campano, per collaborare con gli artigiani della Liverino 1864, azienda che lavora ed esporta corallo di profondità in tutto il mondo. Per settimane l’atelier dell’artista ad Anversa è parso una sala operatoria dall’atmosfera sacrale: sul lungo tavolo bianco da lavoro si sono accumulati ordinati mucchietti rossi formati da piccoli pezzi di corallo accuratamente divisi per forma e colore. Roselline, perle e mezze perle, foglioline e cornetti tutti intagliati a mano. Qua e là, qualche rametto lasciato intero.
La forma naturale del corallo ricorda le fiamme pur provenendo dalle profondità del mare, rappresentando così perfettamente l’equilibrio tra l’acqua e il fuoco, tra il mare e il vulcano a Napoli. La sua struttura frastagliata ricorda i vasi sanguigni e riporta alla storia della sua nascita mitica raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi: Perseo decapita Medusa e a contatto con l’acqua il sangue della testa della Gorgone genera il corallo.
Farsi ispirare dalla forza degli elementi e ordire complesse trame concettuali tra mito, storia, religione e mondo naturale è una delle pratiche che caratterizzano il lavoro di Fabre, che riesce poi a far confluire tutto in immagini di una limpidezza potente e disarmante.
La purezza della misericordia, La libertà della compassioneLa rinascita della vita e La liberazione della passione hanno come base quattro cuori anatomici che sembrano fatti di fibre carnose, rosse e lucide.
Dall’aorta si generano vari simboli ispirati ai dipinti di Azzolino, Santafede, Forlì e Giordano conservati nella cappella: la catena dello schiavo liberato cinge l’organo pulsante in una stretta protezione (o costrizione?), la chiave di san Pietro apre il centro propulsore del corpo umano (o lo serra?), la croce della deposizione è albero della vita su cui si avvinghia l’edera immortale.
La tela di Caravaggio sull’altare maggiore è la sintesi rocambolesca di tutte e sette le azioni di misericordia in un’unica immagine e nelle sculture di Fabre viene citata a più riprese: la torcia che illumina la sepoltura dei morti in un teatrale contrasto di luce e ombra, le grandi ali pesanti e quasi pericolose degli angeli che danzano in aria, la mascella d’asino con cui Sansone placa la sua sete.
Le opere in corallo si protendono verso l’alto perdendo peso, dalla carne e dal sangue pulsante fino alla purezza dei candidi gigli, simbolo della Vergine a cui la chiesa è dedicata, alla fiamma mutevole che arde di passione, alle piume della colomba portatrice di buone nuove che sembra voler uscire dalla nicchia, al rametto di corallo che protegge dal maligno e dalla sterilità.
La collocazione delle quattro sculture in corallo nelle nicchie della cappella fa assumere loro il ruolo di reliquie, in armonia con le voluttuose linee metamorfiche delle decorazioni barocche in pietra.
Fabre ancora una volta costruisce una contro-realtà fatta di forme talmente perfette nella fattura che sembrano nate così, concepite così dalla natura.
Pensiamo ai suoi mosaici di scarabei iridescenti, non sembrano forse la pelle squamata e cangiante di un grande rettile scintillante? Osserviamo queste nuove creazioni in corallo, non ci appaiono come concrezioni formatesi nelle profondità del mare?
Questi rossi ibridi tra natura e simbolo sono un tesoro proveniente dagli abissi dell’immaginazione dell’artista; ci inducono a osservare le cose come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, che si sedimentano nel tempo incastonandosi uno nell’altro.
Del resto nulla in natura è univoco e statico, come la forma dell’acqua o del fuoco tutto si muove, scorre e oscilla, come il pensiero si muove nella nostra mente, come le storie si trasformano e si fondono nel corso del tempo.
Il cuore fisico e spirituale, simbolo di compassione e amore universale, continua a pompare sangue, che rigenerandosi senza sosta rappresenta il ciclo di vita-morte-rinascita e si cristallizza nel “blood coral” delle opere di Fabre.


La liberazione della passione.


La purezza della misericordia;


La rinascita della vita.

Pio Monte della Misericordia

Napoli, via dei Tribunali 253
orario 9-18, domenica 9-14.30
www.piomontedellamisericordia.it

ART E DOSSIER N. 377
ART E DOSSIER N. 377
GIUGNO 2020