Per quella occasione, l’artista ha voluto realizzare delle nuove sculture usando un materiale che avesse un forte legame con questa terra e così nasce l’idea del corallo. Fabre e i suoi assistenti hanno viaggiato più volte tra Anversa e Torre del Greco, in prossimità del capoluogo campano, per collaborare con gli artigiani della Liverino 1864, azienda che lavora ed esporta corallo di profondità in tutto il mondo. Per settimane l’atelier dell’artista ad Anversa è parso una sala operatoria dall’atmosfera sacrale: sul lungo tavolo bianco da lavoro si sono accumulati ordinati mucchietti rossi formati da piccoli pezzi di corallo accuratamente divisi per forma e colore. Roselline, perle e mezze perle, foglioline e cornetti tutti intagliati a mano. Qua e là, qualche rametto lasciato intero.
La forma naturale del corallo ricorda le fiamme pur provenendo dalle profondità del mare, rappresentando così perfettamente l’equilibrio tra l’acqua e il fuoco, tra il mare e il vulcano a Napoli. La sua struttura frastagliata ricorda i vasi sanguigni e riporta alla storia della sua nascita mitica raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi: Perseo decapita Medusa e a contatto con l’acqua il sangue della testa della Gorgone genera il corallo.
Farsi ispirare dalla forza degli elementi e ordire complesse trame concettuali tra mito, storia, religione e mondo naturale è una delle pratiche che caratterizzano il lavoro di Fabre, che riesce poi a far confluire tutto in immagini di una limpidezza potente e disarmante.
La purezza della misericordia, La libertà della compassione, La rinascita della vita e La liberazione della passione hanno come base quattro cuori anatomici che sembrano fatti di fibre carnose, rosse e lucide.
Dall’aorta si generano vari simboli ispirati ai dipinti di Azzolino, Santafede, Forlì e Giordano conservati nella cappella: la catena dello schiavo liberato cinge l’organo pulsante in una stretta protezione (o costrizione?), la chiave di san Pietro apre il centro propulsore del corpo umano (o lo serra?), la croce della deposizione è albero della vita su cui si avvinghia l’edera immortale.
La tela di Caravaggio sull’altare maggiore è la sintesi
rocambolesca di tutte e sette le azioni di misericordia in un’unica immagine e nelle sculture di Fabre viene citata a più riprese: la torcia che illumina la sepoltura dei morti in un teatrale contrasto di luce e ombra, le grandi ali pesanti e quasi pericolose degli angeli che danzano in aria, la mascella d’asino con cui Sansone placa la sua sete.Le opere in corallo si protendono verso l’alto perdendo peso, dalla carne e dal sangue pulsante fino alla purezza dei candidi gigli, simbolo della Vergine a cui la chiesa è dedicata, alla fiamma mutevole che arde di passione, alle piume della colomba portatrice di buone nuove che sembra voler uscire dalla nicchia, al rametto di corallo che protegge dal maligno e dalla sterilità.
La collocazione delle quattro sculture in corallo nelle nicchie della cappella fa assumere loro il ruolo di reliquie, in armonia con le voluttuose linee metamorfiche delle decorazioni barocche in pietra.
Fabre ancora una volta costruisce una contro-realtà fatta di forme talmente perfette nella fattura che sembrano nate così, concepite così dalla natura.
Pensiamo ai suoi mosaici di scarabei iridescenti, non sembrano forse la pelle squamata e cangiante di un grande rettile scintillante? Osserviamo queste nuove creazioni in corallo, non ci appaiono come concrezioni formatesi nelle profondità del mare?
Questi rossi ibridi tra natura e simbolo sono un tesoro proveniente dagli abissi dell’immaginazione dell’artista; ci inducono a osservare le cose come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, che si sedimentano nel tempo incastonandosi uno nell’altro.
Del resto nulla in natura è univoco e statico, come la forma dell’acqua o del fuoco tutto si muove, scorre e oscilla, come il pensiero si muove nella nostra mente, come le storie si trasformano e si fondono nel corso del tempo.
Il cuore fisico e spirituale, simbolo di compassione e amore universale, continua a pompare sangue, che rigenerandosi senza sosta rappresenta il ciclo di vita-morte-rinascita e si cristallizza nel “blood coral” delle opere di Fabre.