Tra le gallerie già presenti nelle precedenti edizioni troviamo Agial Art Gallery di Beirut, che rappresenta diversi tra i maestri moderni mediorientali - quali Shafic Abboud (Mhaidseh, Libano, 1926 - Parigi, 2004), Hamed Abdallah (Egitto, 1917-1985), Fateh al-Moudarres (Siria, 1922-1999) - e che per la fiera ha scelto i lavori dell’artista libanese della diaspora Bibi Zogbé (1890-1973).
Emigrata con la famiglia in Argentina quando aveva solo sedici anni, Zogbé dipinse - confermandosi un’artista di successo con mostre per lei organizzate in diversi paesi dell’America Latina - solo fiori, sedotta dalle forme più selvagge e affascinata dalle composizioni più raffinate.
I dipinti intensi, scuri, scurissimi di Nabil Anani (1943) sono installati nello stand di Gallery One, la galleria aperta dal curatore Samar Martha a Ramallah in Palestina nel 2014. Anani è stato il fondatore del Contemporary Palestinian Movement e vanta mostre in diversi paesi occidentali. Dabanga Gallery con sede a Khartum (Sudan) ha operato una scelta condotta sulla sottile linea che divide la modernità e la contemporaneità. L’artista in mostra nel suo stand è Omer Khairy (1939-1999). Sudanese, autore visionario, lavorò affidandosi a una doppia identità, come Omer Khairy e George Edward, il suo alter ego. Prodigo narratore, nella seconda metà del secolo scorso, nel suo paese, parlava di identità e di “double consciousness”, ma scelse sempre il medesimo sfondo per i suoi lavori: la realtà sociale della nazione di origine in un momento particolare, quello della transizione dall’indipendenza dall’Inghilterra (1° gennaio 1956) alla dittatura. Fondata nel 2003 a Houston, dai fratelli Ali e Jawaid Heider, Eye for Art opera esclusivamente nel contesto dei “modern master” pachistani. A Dubai portano una selezione di tele di Jamil Naqsh (1939-2019) il cui approccio artistico iniziò con la miniatura. Nel tempo, le sue scelte stilistiche presero direzioni diverse, si concentrò molto sul volto femminile, sugli uccelli, sui soggetti propri della cultura popolare pachistana, mantenendo sempre la finezza acquisita con la miniatura. La proposta del gallerista nigeriano Ayo Tafeta, proprietario dell’omonima galleria londinese, riguarda il lavoro di Bruce Onobrakpeya (Nigeria, 1932), un autore già presentato in fiera in diverse occasioni. Scultore, figlio di un intagliatore del legno, Onobrakpeya scelse il legno anche di riuso come “medium” per narrare le storie della tradizione africana. Una scelta sicura, quella di Tafeta, sia sotto il profilo artistico sia sotto il profilo del mercato. Onobrakpeya ha ricevuto, infatti, la menzione d’onore alla 44. Biennale di Venezia e le sue opere sono parte della collezione di importanti musei quali il National Museum of African Art dello Smithsonian Institution di Washington e la Tate Modern di Londra. L’artista nigeriano, inoltre, è già molto seguito dai collezionisti internazionali, per via dei numerosi passaggi in asta, nelle vendite di African Art e in quelle dedicate all’arte del XX secolo.