Grandi mostre. 4 
La Mellon Collection a Padova

PASSIONI
DI COPPIA

Palazzo Zabarella rende omaggio a due raffinati mecenati americani del secolo scorso, Paul Mellon e la moglie Rachel Lambert, detta Bunny, esponendo l’importante nucleo di opere, perlopiù francesi, realizzate tra metà Ottocento e i primi decenni del Novecento, donato dalla coppia al Virigina Museum of Fine Arts di Richmond. Importante ma non unica elargizione, per la famiglia, a favore di un’istituzione pubblica.

Maurizia Tazartes

Entrare in una raccolta d’arte significa scoprire gusto e carattere dei collezionisti. Così, penetrando in quella di Paul Mellon e Rachel Lambert Mellon, detta Bunny, ci si imbatte in una famiglia americana dall’ottimo fiuto e dalla grande generosità, capace di mettere in piedi, con le sue forze economiche, giganti come la National Gallery di Washington.

I trisnonni di Paul erano degli scozzesi dell’Ulster (Irlanda) emigrati negli Stati Uniti all’inizio dell’Ottocento. A fare la fortuna economica della famiglia fu il loro figlio Thomas, ricco proprietario terriero e politico repubblicano che, con Andrew e Richard, due dei figli avuti da Sarah Jane Negley, creò un impero finanziario a Pittsburgh (Pennsylvania). Fondatori della T. Mellon & Sons, una delle più importanti banche tra Ottocento e Novecento (dal 2007 rinominata The Bank of New York Mellon), erano anche uomini politici di spicco. Andrew, eletto nel 1921 segretario al Tesoro degli Stati Uniti e ambasciatore nel Regno Unito, era considerato l’uomo più ricco d’America, dopo John Davison Rockefeller e Henry Ford. Lungimirante filantropo e collezionista d’arte, fu lui a donare allo Stato il West Building, la struttura classica della National Gallery di Washington, aperta il 17 marzo 1941 con i suoi cinquecentoquarantaquattro dipinti di arte antica e cinquanta sculture, primo nucleo del museo. A continuare la sua opera furono i figli Paul e Ailsa Mellon Bruce, che contribuirono alla costruzione dell’East Building dello stesso museo e a riempirlo di opere d’arte. Ailsa, morta nel 1969, vi aveva lasciato la sua raccolta di impressionisti francesi, in parte esposta nel 1989 in una mostra al Museo Correr di Venezia.

«Possedere questi dipinti significava anche provare la gioia subliminale di sapere che un giorno sarebbero stati ammirati e amati da moltissime persone» (Paul Mellon)


Adesso, a distanza di trent’anni, viene presentato a palazzo Zabarella di Padova un importante nucleo di opere, per la maggior parte francesi, donate da Paul Mellon (Pittsburgh, 1907 - Upperville, Virginia, 1999) e dalla moglie Rachel Lambert (Princeton, New Jersey, 1910 - Upperville, 2014) al Virginia Museum of Fine Arts di Richmond. Paul non solo aveva regalato oltre mille opere, sue e del padre, alla National Gallery di Washington, ma aveva fatto molte altre donazioni, tra cui quella a Richmond. «Possedere questi dipinti, oltre al piacere quotidiano che ci regalavano, significava anche provare la gioia subliminale di sapere che un giorno sarebbero stati ammirati e amati da moltissime persone», aveva dichiarato nel 1986. Appassionato di arte inglese, dopo aver studiato a Cambridge, era stato convinto dalla seconda moglie Bunny a interessarsi di arte francese.


Berthe Morisot, Giovane donna che annaffia un arbusto (1876).

Così, a testimoniare le loro tendenze in fatto d’arte ci sono settanta capolavori da metà Ottocento ai primi decenni del Novecento, che spaziano da Géricault a Picasso, dal romanticismo al cubismo, in nove sezioni tematiche (“Cavalli”, “Fiori”, “Vedute di Parigi”, “Persone”, “Acqua”, “Interni”, “La campagna francese”, “La trasformazione dell’ordinario”, “Verso l’impressionismo”).
La mostra, curata da Colleen Yarger, si apre con due dipinti, il Fantino in sella a un cavallo da corsa di Théodore Géricault e la Giovane donna che annaffia un arbusto di Berthe Morisot, che introducono alle principali passioni dei due collezionisti, i cavalli per Paul, il giardinaggio per Bunny.
Il Fantino, dipinto in Inghilterra nel 1821- 1822 circa da Géricault, un altro amante dei cavalli, morto giovane proprio in un incidente equestre, apre a tutta una serie di dipinti e sculture dello stesso tema. Cavalli in corsa o in gara di Delacroix, De Dreux, Degas: «Penso che nessuno ami l’ippica più di me», diceva Paul Mellon.

La Giovane donna che annaffia un arbusto, un dipinto impressionista della Morisot del 1876, che riprende la sorella della pittrice nella sua casa di Parigi, porta invece tra opere floreali di eccezionale bellezza: dai Fiori selvatici di Alfred Sisley del 1875 circa alle Margherite, Arles di Van Gogh del 1888, dal Bouquet di zinnie (1902) di Fantin-Latour al Vaso di fiori (1904 circa) di Redon.
Bunny, affascinata da fiori e piante sin dagli undici anni, grazie a un libro di botanica regalatole dal nonno, era diventata così esperta da progettare e realizzare nel 1961 il roseto della Casa bianca. Il marito Paul la definiva «una paesaggista e giardiniera amatoriale (anche se con abilità di livello professionale)».
A entrambi i coniugi piaceva Parigi, una città battuta per le gare ippiche, la moda, le gallerie d’arte, i musei. Nella collezione non potevano mancare dunque dipinti di questa città come la Veduta di Parigi di Stanislas Victor Edmond Lépine, che rappresenta, prima del 1874, la Senna con lo sfondo di Notre-Dame, o i raggruppamenti di case della vecchia Parigi. A colpirli era stato anche il piccolo, bellissimo, olio di Van Gogh con Il bateau-lavoir sulla Senna ad Asnières del 1887. E poi gli scorci di Bonnard e di Marquet, con la Tour Eiffel, il Louvre e ancora le strade di Utrillo (Strada a Sannois, 1911 circa; La caserma di Montmartre, 1940). Dipinti minuscoli, ma poetici, ricercati per la loro qualità e non per la dimensione, come sosteneva Mellon.

Edgar Degas, Alle corse: prima della partenza (1885-1892 circa).


Vincent van Gogh, Margherite, Arles (1888).

Poi c’erano le persone, cioè i ritratti, uomini e donne, operai e borghesi, giovani e vecchi. I Mellon erano attratti dall’«immediatezza dell’impatto visivo», dal carattere del modello, dall’aria intelligente o da qualche accenno umoristico. Naturalmente la qualità e la bellezza li portava a privilegiare opere di grandi artisti come Courbet, Degas, Cézanne, Monet, Renoir, Toulouse-Lautrec con capolavori come Victor Chocquet (1877 circa) di Cézanne o Il figlio dell’artista, Jean, mentre disegna del 1901, di Renoir.


Opere di grandi artisti come Courbet, Degas, Cézanne, Monet, Renoir, Toulouse-Lautrec


Claude Monet Campo di papaveri, Giverny (1885).

Anche l’acqua esercitava il suo fascino sui Mellon. I motivi? Le traversate dell’Atlantico sulle navi da crociera, le passeggiate in barca a vela (il padre di Bunny era un costruttore di barche). Così entrano nella collezione la Scena di spiaggia a Deauville e l’Ingresso nel porto di Le Havre di Boudin, le Palme da cocco vicino al mare, Saint-Thomas di Pissarro, le spiagge di Manet e Morisot, gli uomini che armeggiano con barche di Caillebotte, e tante altre scene.
Ricca e varia è la sezione che riguarda interni e nature morte, in cui si passa dalle tavole imbandite di Fantin-Latour, Gauguin, Braque alle scene di interno di Bazille, Vuillard, Matisse, Picasso e altri. Un aspetto, questo, che interessava Bunny che si era sempre occupata di arredare le dimore di famiglia con semplicità e raffinatezza, come ricordava Paul: «Bunny ha ricercato con cura confort e informalità; quella leggera usura di un vecchio rivestimento di una sedia è talvolta frutto di una voluta trascuratezza. Ne risulta, credo, che le nostre case appaiono vissute e amate», soprattutto «piene di gioia». D’altronde in quelle case arrivavano personaggi illustri come la regina di Inghilterra Elisabetta II, il principe di Galles, Jacqueline Kennedy.
Ma, a completare il panorama collezionistico, ci sono ancora i quadri sulla campagna francese, un altro aspetto che interessava Paul e Bunny, vissuti sin dalla tenera età in spazi aperti. Le scene campestri di Jongkind, la natura intonsa di Pissarro, i paesaggi coperti di brina di Sisley, i campi di papaveri di Monet, gli stagni di Redon, il fulgido grano di Van Gogh, i giardini di Seurat, rappresentavano quella natura tranquilla sognata e desiderata. «Forse questo spiega la nostra affinità con gli impressionisti. Perché in nessun altro momento della continua sfilata dell’arte, né prima né dopo, i pittori sono riusciti a catturare in modo tanto brillante la poesia della campagna», affermava Paul nel 1967

Van Gogh, Monet, Degas.
The Mellon Collection of French Art from the Virginia Museum of Fine Arts

a cura di Colleen Yarger
Padova, palazzo Zabarella
telefono 049-8753100
fino al 1° marzo orario 9.30-19
catalogo Virginia Museum of Fine Arts
www.palazzozabarella.it

ART E DOSSIER N. 372
ART E DOSSIER N. 372
GENNAIO 2020
In questo numero: VALLOTTON Il lato ombroso dei Nabis; RESTAURI Doppio Angelico a Firenze; IMPRESSIONISTI DISPERSI Il Monet parmigiano, I Cézanne fiorentini; IN MOSTRA: Boltanski a Parigi. Medardo Rosso a Roma. Gauguin a Londra. La Mellon Collection a Padova. Valadier a Roma. Direttore: Philippe Daverio