Musei da conoscere
Palazzo Grimani a Venezia

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Ricomposta, dopo oltre quattro secoli, la collezione di statue classiche della famiglia Grimani nell’omonima dimora aristocratica del Cinquecento, aperta nel 2008 e dal 2015 parte integrante del Polo museale del Veneto. Cuore della raccolta le opere di arte greca e romana ricollocate nella scenografica Tribuna dove in origine erano conservate.


Daniele Ferrara, Toto Bergamo Rossi

Nel 1981 il Ministero per i beni e le attività culturali acquistò palazzo Grimani a campo Santa Maria Formosa (Venezia). Aperto nel 2008 come museo statale dopo imponenti restauri, dal 2015 è una delle sedi del Polo museale del Veneto. A Venezia il palazzo rappresenta una rarità, sia per la conformazione architettonica che richiama la “domus” romana e i modelli rinascimentali della città papale, sia per le decorazioni di impronta manierista tosco-romana. Il nucleo originario del palazzo fu acquistato da Antonio Grimani, influente e discusso personaggio della vita economica e politica veneziana, eletto doge nel 1521.

Il figlio Domenico, umanista e collezionista, ottenne la porpora cardinalizia nel 1493 e la famiglia vide accrescere il suo potere per il ruolo di mediazione svolto tra la Repubblica di Venezia e il papato; nel 1497 Domenico divenne patriarca di Aquileia. I Grimani erano proprietari in Roma di una residenza e altre fabbriche immerse nel verde sul Quirinale, durante la cui costruzione, sulle rovine di antiche terme, furono rinvenute numerose sculture: per comprendere l’importanza del complesso basti pensare che l’attuale piazza Barberini era precedentemente denominata “piazza Grimana”. I ritrovamenti composero il primo nucleo della collezione di statuaria della famiglia.

Molto facoltoso e dotto, Domenico raccolse una delle più importanti biblioteche del primo Rinascimento, oltre ai celebri dipinti su tavola di Hieronymus Bosch, un Raffaello e altre importanti opere d’arte, pietre intagliate, medaglie e il famosissimo Breviario.

Nel 1523 lasciò alla Repubblica di Venezia i celebri dipinti fiamminghi e una selezione di sculture della sua collezione, mentre le preziose pietre intagliate, le medaglie e i cammei furono lasciati in eredità al nipote Marino, il quale fu nominato cardinale nel 1528.

Giovanni Grimani ereditò dai fratelli (Marco, Marino e Vittore) tutte le collezioni di famiglia. Nato nel 1501, era il figlio minore di Girolamo, figlio del doge Antonio. Nel 1545 fu nominato patriarca di Aquileia, e in quegli anni decise di ampliare il palazzo e dedicare la Tribuna, le stanze che la precedono e altri ambienti della dimora all’esposizione della collezione di antichità. La sala della Tribuna, dove furono esposte le sculture più importanti, era ed è tuttora l’ambiente più singolare dell’intera dimora. Le sue pareti sono scandite da pilastri, elementi architettonici e nicchie entro le quali erano esposte le statue di grandi dimensioni.

Nel 1587 il patriarca Grimani donò parte della celebre raccolta di sculture antiche alla Serenissima. Dopo la sua morte avvenuta nel 1593, i marmi furono trasferiti nell’antisala della Biblioteca marciana, in seguito denominata Statuario della Repubblica.

Lo Statuario, fin dalla sua apertura al pubblico nel 1596, si arricchì di ulteriori donazioni provenienti da alcune collezioni di famiglie patrizie veneziane e, con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, subì le note spoliazioni napoleoniche. Con l’occasione dei restauri al soffitto del vestibolo della Biblioteca marciana effettuati dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e delle attività in corso per il nuovo allestimento del Museo archeologico di 70 Venezia, che hanno reso necessaria la rimozione di tutte le sculture dalla sala, la mostra Domus Grimani 1594-2019 si propone di ricostruire uno dei più significativi episodi della museologia europea, ovvero il Camerino delle antichità del patriarca Grimani.

La celebre collezione, che comprende molti capolavori di arte greca e romana, è stata trasferita nella spettacolare Tribuna di palazzo Grimani, dove era conservata fino al 1594. Questo eccezionale evento permette non solo di poter ammirare per la prima volta dopo quattro secoli i suddetti capolavori nella originaria collocazione voluta dal patriarca Grimani, ma anche di valorizzare una sede museale statale ancora troppo poco nota ai più.Oltre a una selezione della collezione di statuaria antica, sono esposti alcuni arredi, con l’intento di evocare la decorazione di una dimora aristocratica del XVI secolo.




Il percorso espositivo si sviluppa nell’infilata di sale che conducono alla Tribuna, attraverso l’unico originale ingresso della stessa. La Tribuna, infatti, subì nei secoli alcune trasformazioni, come l’apertura di una grande finestra e della seconda porta che immette nella cosiddetta Sala neoclassica, adibita a camera da letto durante la seconda metà del Settecento. Attraverso l’installazione delle due nicchie architettoniche temporanee, ricostruite per l’occasione a imitazione di quelle già esistenti, il visitatore può accedere unicamente dall’antico ingresso, dal quale il patriarca Giovanni soleva aprire la porta del suo Camerino delle antichità agli illustri ospiti. L’esposizione non vuole essere un tentativo di ricostruzione della celebre collezione, ma piuttosto una chiave di accesso al mondo del collezionismo veneziano, e al significato civile che questo poteva assumere nel caso dei Grimani, al servizio della Repubblica anche attraverso la loro raccolta. Com’è noto nessuna delle grandi collezioni del patriziato veneziano è sopravvissuta ai drammatici eventi politici della fine del Settecento che ridussero la Repubblica di Venezia da regina dell’Adriatico a provincia dell’impero. L’inevitabile crisi economica che ne seguì nell’Ottocento provocò la dispersione e la vendita di innumerevoli oggetti d’arte, dipinti, arredi e sculture che adornavano i palazzi veneziani.

Con l’intento di voler rendere accessibile a tutti e di divulgare e promuovere anche quest’aspetto meno conosciuto dell’arte e della cultura veneta, è stato studiato un percorso espositivo che ha tenuto conto del collegamento tra l’opera d’arte e il contesto per la quale era stata ideata.

Anche l’allestimento, volutamente non firmato da un architetto, esprime chiaramente l’intenzione di prediligere l’estetica della casa museo. L’operazione coniuga appieno la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico nazionale e costituisce una testimonianza di virtuosa collaborazione tra pubblico e privato, che vede coinvolto il Polo museale del Veneto e la Fondazione Venetian Heritage, che ha finanziato il progetto espositivo.


Domus Grimani 1594-2019

Venezia, Museo di palazzo Grimani
a cura di Daniele Ferrara e Toto Bergamo Rossi
fino al 30 maggio 2021
orario 10-19, lunedì chiuso
catalogo Marsilio
www.palazzogrimani.org

ART E DOSSIER N. 370
ART E DOSSIER N. 370
NOVEMBRE 2019
In questo numero: Palazzo Grimani La collezione del patriarca. Eros e Bellezza Giù le mani da Susanna. Elogio della curva. Se la grottesca accende la fantasia. In mostra:Bacon a Parigi. Chagall, Picasso, Mondrian ad Amsterdam. Goncarova a Firenze. Rembrandt e Velázquez ad Amsterdam. Gli aztechi a Stoccarda.Direttore: Philippe Daverio.