Outsiders


IL SILENZIO
DEL LAGO

di Alfredo Accatino

Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: Rudolf Wacker

ABregenz, sul lago di Costanza, dove in pochi metri si specchiano Germania, Austria e Svizzera, ogni anno si svolge il Bregenzer Festspiel, un festival visionario per il quale si erigono su un palco galleggiante gigantesche scenografie d’opera. Un appuntamento immancabile per gli occhi e per l’anima, iniziato nel dopoguerra, che sarebbe piaciuto da impazzire a Rudolf Wacker, nato nella città austriaca nel 1893. Ma Rudolf, come tanti artisti della sua generazione, non ha potuto vederlo, morto per un attacco di cuore dopo un interrogatorio della Gestapo. Un nome scivolato nel lago, dopo una vita intensa e sfortunata, che ancora oggi in Italia non ha pagine dedicate o citazioni.

Figlio di un architetto, Rudolf vorrebbe fare il pittore, ma non viene ammesso alla Accademia di belle arti, e allo scoppio della prima guerra mondiale è arruolato e inviato sul fronte polacco. Catturato dall’esercito russo, passerà così cinque terribili anni di prigionia nel campo di Tomsk, in Siberia, raccontando la sua esperienza nei “diari”, andati dispersi.

Tornato in libertà si reca a Berlino, dove rimarrà quattro anni, scoprendo l’espressionismo , che lo affascina, ma dal quale decide di affrancarsi.

Nel 1922 sposa Ilse Moebius, che ritrae numerose volte, e torna nella città natale, intraprendendo un suo percorso verso la Nuova oggettività (Neue Sachlichkeit), con uno stile assolutamente riconoscibile che porta le deformazioni visive espressioniste a ricomporsi in una forma “congelata” e “analitica” del tutto personale.
Le sue opere, nature morte e ritratti, non incontrano alcun successo, tanto che si guadagna da vivere come può, facendo il grafico e l’illustratore.

Nel 1926 è tra i promotori dell’associazione di artisti Der Kreis (Il cerchio), stringendo una forte amicizia con il pittore svizzero Adolf Dietrich. Ha un unico figlio, Romedius, e nel 1934 la sua carriera raggiunge l’apice quando partecipa alla 19. Biennale di Venezia.
Il cielo diventa però cupo con l’avvento del Partito nazionalsocialista. Dal 1936 al 1938 lavora come docente di disegno dal vero presso la scuola professionale di Bregenz, ma gli è sempre più difficile esporre. Apertamente contrario alla politica culturale nazista, viene notato dalla polizia segreta durante una manifestazione pacifista. Appaiono sospetti anche il suo soggiorno in Russia e lo stile artistico che lo caratterizza.
Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938, Rudolf entra nel mirino della Gestapo. Nel corso di un rastrellamento ha il primo infarto, causato anche da una condizione fisica minata dagli stenti della prigionia. Convocato per un controinterrogatorio, e nuovamente percosso, ha il secondo attacco di cuore. Morirà poco dopo in casa dei suoi genitori a Bregenz.

Autoritratto (1927).


Due teste (1932), Vienna, Belvedere.

ART E DOSSIER N. 366
ART E DOSSIER N. 366
GIUGNO 2019
In questo numero: Le anime del Novecento: Kounellis: le radici; Lee Miller tra fashion e guerra. In mostra: Burri a Venezia, Haering a Liverpool, Lygia Pape a Milano. Rinascimenti in mostra: Verrocchio a Firenze, Il Mediterraneo a Matera. Il mito dell'odalisca: Orientalismi in mostra a Parigi.Direttore: Philippe Daverio