Camera con vista 


HUMAN
TOUCH

di Luca Antoccia

Human (2015, di Yann Arthus-Bertrand) è uno dei documentari più potenti degli ultimi anni. Il regista, con la sua troupe, ha intervistato circa trecento uomini e donne di ogni angolo della terra, diversi quindi per lingua ed etnia. Guerra, migrazione, amore, senso della vita, dolore, felicità i temi. Tanti perfetti sconosciuti (eccetto il presidente campesino uruguaiano Pepe Mujica) narrano le loro storie, esprimono le loro emozioni, anche e soprattutto quando cercano di trattenerle, di celarle per pudore, dignità o senso della misura. Volti in inquadrature fisse ma anche straordinari inserti di luoghi della terra della più estrema bellezza, girati in funamboliche riprese aeree in elicottero con speciale uso di Telecamera Hd Cineflex. Un uso poetico delle riprese aeree, utilizzato qui come creatore di un controcanto elegiaco: la bellezza incredibile della natura, e anche degli artefatti umani, utilizzati come balsamo per l’anima. Un film sulla scia ideale del grande filosofo e psicanalista James Hillman perché insieme all’anima delle persone cattura l’anima dei luoghi e sembra suggerirne il legame. E il film è anche visivamente davvero un poema, capace di fondere cose molto diverse: il documentarismo alla Vertov e Flaherty ma ancor più alla Ivens, con un’estetica da fotografia stile “National Geographic”. Il corpo a corpo con gli umani di primo piano in primo piano fa pensare ai Comizi d’amore di Pasolini ibridato con le foto di Steve Mc- Curry. Nessuna voce off, però, interrompe il flusso delle facce e delle parole che dura oltre tre ore nella preziosa versione in dvd sottotitolata in italiano e distribuita da Academy Two in cui ci si immerge in tutte o quasi le lingue del mondo. Quasi cinque ore invece nella versione su YouTube sottotitolata in inglese. Un atlante delle emozioni e dei popoli, il più intimo e insieme il più “en plein air”, il più lancinante e al tempo stesso il più riconciliante. Con la natura e con la natura umana. Un film che sarebbe da proiettare in “loop” nelle sale d’attesa degli aeroporti, degli ospedali, nelle stazioni della metro, in attesa che il senso della vita e dell’altro torni a rifarci umani.

ART E DOSSIER N. 359
ART E DOSSIER N. 359
NOVEMBRE 2018
In questo numero: Laboratorio futuro - Gli scenari di Adelita Husni-Bey; Nuovi spazi per l'arte - In Cina, nelle Fiandre, in Lucchesia; Medioevo inquieto - Maria protettrice: un'iconografia fortunata In mostra: Picasso a Milano; Chagall a Mantova; Ghiglia a Viareggio; l'Oceania a Londra; Brouwer a Oudenaarde; da Tiziano a Van Dyck a Treviso.Direttore: Philippe Daverio